Lusi in carcere a Rebibbia

Roma, 20 giu. (LaPresse) – L’ex tesoriere della Margherita, Luigi Lusi, si è costituito al carcere di Rebibbia, non attendendo quindi l’esecuzione di arresto da parte della guardia di finanza. Lo confermano i legali del senatore. Verosimilmente, quindi, l’interrogatorio di garanzia si terrà domani mattina da parte del gip Simonetta D’Alessandro. La detenzione nel carcere di Rebibbia è stata chiesta dagli avvocati del senatore “per ragioni umane”. Lo hanno rivelato a LaPresse gli stessi legali dell’ex tesoriere spiegando il motivo per cui nonostante l’ordinanza del gip indicasse Regina Coeli come carcere di destinazione, loro hanno presentato una nuova istanza per il cambio di istituto penitenziario.

L’arresto dell’ex tesoriere della Margherita è stato approvato oggi dall’aula del Senato con 155 sì, 13 no (e non 3 come proclamato dal presidente del Senato Schifani a causa di un errore nel conteggio) e un astenuto. Il Pdl, come annunciato durante la riunione di questo pomeriggio al momento del voto, che è stato palese, ha abbandonato l’emiciclo dicendo: “Sono una persona che sta vivendo un incubo”. “Mi è stato chiesto insistentemente di dimettermi – ha commentato – forse come un modo per evitare la custodia cautelare. Ma io penso che ognuno deve assumersi le sue responsabilità. Io mi sono assunto la mia. Se questa è spavalderia…”. Lusi ha poi dichiarato che non patteggerà e che “andremo in dibattimento”.

Luigi Lusi è il primo senatore nella storia della Repubblica di cui è stato autorizzato l’arresto. Con il sì di oggi dell’aula di Palazzo Madama, l’ex tesoriere della Margherita detiene anche un altro primato: è l’unico parlamentare che ha affrontato il parere dell’assemblea con lo scrutinio palese. I due rami del Parlamento hanno, infatti, sempre esaminato e votato le autorizzazioni a procedere nei confronti di senatori e deputati nel silenzio dell’urna in virtù del ruolo di garante che l’istituzione politica detiene. Il Senato prima di Lusi ha affrontato la richiesta agli arresti domiciliari per Sergio De Gregorio, indagato nell’ambito dell’inchiesta sui fondi pubblici all’Avanti, lo scorso 6 giugno. Prima del senatore del Pdl, è toccato ad Alberto Tedesco, lo stesso giorno che si votò alla Camera per Alfonso Papa, il 20 luglio del 2011. Nei confronti dell’ex assessore alla Sanità della Regione Puglia, coinvolto nell’inchiesta sugli intrecci tra sanità e appalti, pesava una richiesta di arresto in carcere.