Bologna, 16 giu. (LaPresse) – L’Italia ce la fa da sola a uscire dalla crisi. A dirlo è il premier Mario Monti, intervistato a Bologna, nel corso dell’evento ‘La Repubblica delle idee’, organizzato dal quotidiano romano questo pomeriggio. Monti, in mattinata, in un impegno precedente nel suo sabato denso di incontri, fra Lombardia ed Emilia, all’inaugurazione del Vodafone Village di Milano, aveva sottolineato come, con le iniziative prese dal governo da novembre ad oggi “ci siamo spostati dall’orlo del precipizio, anche grazie ai sacrifici degli italiani, solo che il cratere si è allargato e ci sta rincorrendo. Siamo di nuovo in una crisi- aveva detto il premier a Milano – però, adesso, siamo riusciti a mettere mano ad un po’ di crescita” grazie alle iniziative varate ieri con il decreto Sviluppo”. Con le elezioni domani in Grecia e il Consiglio europeo la prossima settimana si deciderà molto per l’Europa e anche per l’Italia nei prossimi giorni. Un’Italia che Monti, da Bologna, ha tenuto a sottolineare che non ha accettato tutele esterne da parte di istituzioni internazionali. “Abbiamo vissuto spesso nell’apprensione- ha affermato Monti- però ce la faremo, ce la stiamo facendo da soli. Non da soli contro un asserito ragioniere dotato di grandi poteri e che parla lingue dall’accento duro, ma nel solco di una parziale cessione della sovranità. Ma non sotto il tallone di una Troika”. “Quando ho iniziato non è stato facile decidere se puntavamo a farcela da soli oppure no. Mi veniva autorevolmente consigliato di non rischiare troppo, di accettare la protezione e l’aiuto del fondo monetario e del fondo salva Stati”, ha detto il presidente del Consiglio Mario Monti. “Chi mai – chiede il premier – avrebbe attribuito al nuovo governo la responsabilità di abbassare il capo? Ci siamo assunti grossissimi rischi dicendo di no”. Messaggio chiaro di Monti anche alla Germania: “La Merkel dice che l’Italia ce la fa, ma ce la fa non perché lo dice la Merkel”, ha detto il premier. Sull’uscita dalla crisi per l’Italia, Monti rassicura, ma allo stesso tempo avverte: “E’ difficile pensare che le cose si possano risolvere in sette mesi. Ci vuole ancora un po’ di tempo. Credo, però, ci siano spiragli di uscita dalla crisi in tempi ragionevoli”.
Il capo del governo tecnico Mario Monti,da Bologna nell’ intervista a 360 gradi durante la festa del quotidiano ‘Repubblica’, ha parlato di sviluppo, chiarendo la posizione di Berlino, avvertita come troppo severa da parte del mondo politico, anche da chi sostiene l’esecutivo del professore, e da da gran parte dell’ opinione pubblica. “Vorrei correggere la percezione che la cancelliera Merkel non sia sensibile alle esigenze dello sviluppo economico- ha tenuto a precisare il presidente del Consiglio -Intanto in casa loro in questo momento i tedeschi lo realizzano. La Merkel è molto pronta a riconoscere che l’Europa deve andare verso lo sviluppo economico. Io faccio quel che posso per spiegarle che se un Paese ha un alto debito pubblico ed è a favore di politiche europee per la crescita, non necessariamente aspira ai soldi della Germania”.
Ce la facciamo da soli, sembra il messaggio che Monti tiene a trasmettere, segnando la differenza con altri Paesi, a cui spesso l’Italia viene accomunata, in particolare per questioni di spread, come la Spagna o la Grecia. “Non chiediamo i soldi di nessuno – ha aggiunto Monti – ma chiediamo che il sistema di muri antincendio per bloccare il contagio sia più dotato finanziariamente”. “La Germania è stata invitata a mettere più fondi in questo senso, ma lo ha fatto anche l’Italia per la Grecia, l’Irlanda, il Portogallo e le banche spagnole”, ha sottolineato Monti. Per il premier “la crescita non si fa con i soldi del bilancio pubblico”. “Quando insisto sugli investimenti pubblici come principio virtuoso di una osservazione strutturale della qualità della spesa pubblica e non come elusione della disciplina di bilancio – ha aggiunto Monti – penso che per quella montagna di debito, che è una specie di corsetto sulle politiche che un governo più fare, fa differenza se i soldi sono stati spesi per pagare stipendi pubblici in eccesso rispetto alle tasse o infrastrutture e reti”. “La crescita – evidenzia il presidente del Consiglio – è un fenomeno che richiede molto molto tempo, non voglio dare illusioni, nè togliere speranze”.
Monti ha un obiettivo e a breve scadenza e a Bologna l’ha indicato chiaramente: vuole portare sul piatto la riforma del lavoro approvata al prossimo Consiglio europeo, in programma fra pochi giorni. “Io devo arrivare al Consiglio europeo del 28 e 29 giugno con la legge della riforma del mercato del lavoro, se no l’Italia perde punti”, ha detto da Bologna il premier. “Da più di un organismo internazionale – ha spiegato Monti – mi sono sentito dire che abbiamo fatto bene, ma che non abbiamo fatto la riforma del lavoro. Non è ancora stata approvata dal Parlamento, è vero”.
E alle parole di Monti sulla riforma firmata dal ministro del Lavoro Fornero da approvare entro giugno, secondo il premier, la Cgil ha replicato così. “La riforma del mercato del lavoro “aumenterà il conflitto sociale e l’incertezza delle persone”, afferma in una nota il sindacato, sottolineando che “una riforma che non dà le risposte necessarie al lavoro non sarebbe un punto di forza rispetto alla comunità internazionale”. “Al contrario- afferma il segretario confederale, responsabile del mercato del lavoro, Serena Sorrentino – l’effetto della mancata riduzione delle disparità, della dualità e delle diseguaglianze nel mercato del lavoro va nel segno di un maggiore conflitto sociale e di un’incertezza della condizione delle persone che non è ciò di cui hanno bisogno i lavoratori, le imprese e gli investitori”. “Ci saremmo aspettati – prosegue – dal presidente del Consiglio un appello alle camere a fare una ‘buona legge’ e non di approvare, a prescindere, un provvedimento che ha sempre meno consensi”.
Passando ai temi che riguardano fisco e austerity per gli italiani alle prese con la crisi, per Monti “non possiamo promettere ai cittadini molte riduzioni delle tasse a breve”. E sul’annoso problema degli esodati che tante polemiche e critiche al governo ha suscitato, fra tanti balletti di cifre, il premier fa sapere dal palco di Bologna: “Non prendo un impegno davanti a voi, ma dentro lo sento, come anche il ministro Fornero. Un impegno ad avere al più presto una ricognizione per quanto possibile realistica del fenomeno e a prendere provvedimenti conseguenti tenendo conto che non tutti e non subito si trovano in questa situazione”. Poi il professore ammette: Questa è una delle cose che ha messo più in difficoltà il governo e che ha creato sconcerto nell’opinione pubblica. E questo mi dispiace”.
Su un’altra spinosa questione per l’esecutivo tecnico Monti ha rimarcato: “Un disegno di legge viene presentato perché diventi legge”. “Credo di interpretare il mio ruolo – ha concluso il premier, rispondendo alla domanda sul perché l’approvazione è legata alla responsabilità civile dei magistrati – prendendo atto che in parlamento ci sono forze che hanno fatto parte di un bipolarismo molto radicato e non credo che torto e ragione siano separabili come una mela in due. Il mio compito è cercare di capire entro quali margini debbano cooperare per il bene del Paese”.
Monti alla fine della sua lunga giornata bolognese, in cui si sono anche registrati tafferugli fra manifestanti, che protestavano contro l’arrivo del premier in città, e le forze dell’ordine, sempre al teatro Arena del Sole, dove si era svolto nel pomeriggio l’evento organizzato da ‘Repubblica’, ha incontrato il presidente della Regione Emilia Romagna Vasco Errani, nominato dal governo commissario straordinario per la ricostruzione, per fare il punto sugli aiuti alle popolazioni colpite dal terremoto. Al vertice, seguito al dibattito condotto da Eugenio Scalfari e Ezio Mauro, hanno partecipato anche la presidente della Provincia di Bologna, Beatrice Draghetti, e il sindaco di Bologna, Virginio Merola.