Di Pietro attacca Pd e straccia foto di Vasto. Vendola: Non è rottura

Roma, 9 giu. (LaPresse) – Era iniziata con un botta e risposta sulle primarie, è proseguita con le accuse di “ambiguità” e “inciuci” sul ddl anticorruzione ed è rimasta in sospeso anche se qualcuno (Nichi Vendola) è pronto a giurare che quella tra Antonio Di Pietro e Pier Luigi Bersani non sia stata una rottura vera e propria. La foto di Vasto che il leader dell’Idv negli scorsi giorni aveva definito “sempre più sbiadita da un lato”, non è stata completamente stracciata. Pronti-via e all’arrivo all’Hotel Parco dei Principi, dove entrambi sono invitati ad un convegno organizzato dalla Fiom, Di Pietro attacca: “Le primarie senza programma sono come una bottiglia vuota senza liquido dentro”, e ancora, “Bersani deve spiegare anche agli elettori del Pd cosa intende fare, che programma portare, se è quello di sinistra e dei riformisti, dove i cittadini sono tutti uguali, o è quello del Pdl dove c’è una logica di spartizione di poltrone (Agcom e varie) dove si mette la fiducia al ddl anticorruzione, si cancella l’articolo 18”, salvo aggiungere che “la foto di Vasto c’è più che mai, intesa come una proposta rivolta ai cittadini italiani con un progetto di governo” che supplisca a quello che il governo Monti non è stato in grado di fare, ovvero risolvere “i problemi creati dal governo Berlusconi” compito per cui “c’è bisogno di un governo politico che dia risposte ai cittadini”. Bersani al suo arrivo al convegno non fa mancare la replica. “Ci vuole rispetto reciproco. È chiaro che prima di fare le primarie bisogna fare una carta di intenti e un programma”.

Che la temperatura si sarebbe alzata lo si poteva intuire e Di Pietro quando è stato il suo turno ha gonfiato la rete: “La Fiom ci pone un problema chiaro, i lavoratori vogliono sapere per quali politiche del lavoro votano. Se per esempio per chi in Parlamento fa le spartizioni sull’Agcom o vota la fiducia per l’articolo 18”, affonda. “Credo che questo sia un comportamento ipocrita – aggiunge – e io dico basta alle ipocrisie”. La platea applaude e Bersani, seduto in prima fila al fianco di Nichi Vendola, scuote la testa. “Noi – prosegue Di Pietro – crediamo che le politiche di Monti siano da contrastare ed è quello che abbiamo fatto fin dall’inizio con serietà. Non si possono mandare i propri rappresentanti agli scioperi e poi votare i provvedimenti del governo”. Per il leader dell’Idv è intollerabile “l’ambiguità” del Pd, sulla riforma del mercato del lavoro e nel corso del suo lungo affondo usa le stesse parole dell’ex premier Romano Prodi definendo quelle effettuate dal Pd come “scelte suicide”. Prima di concludere Di Pietro ha ricordato che la settimana prossima alla Camera si voterà sul ddl anticorruzione e annunciando la presentazione di alcuni emendamenti al testo sul quale il governo pare intenzionato ad apporre la fiducia, aggiunge: “su queste cose ci misureremo e vedremo chi voterà a favore e chi contro”.

Bersani incassa e nel suo intervento dal palco non replica. Si becca la sua dose di fischi, ma alla fine scende dal palco, accolto con un abbraccio dal padrone di casa, quel Maurizio Landini che nel suo intervento non è stato affatto tenero con chi appoggia il governo Monti, dopo aver raccolto anche parecchi applausi bocciando il piano di Finmeccanica, e appoggiando convintamente una legge sulla rappresentanza sindacale. Ma lasciando il convegno torna sulle parole di Di Pietro. “Dire che c’è un inciucio sul ddl anticorruzione – spiega Bersani – è diffamatorio. Gli chiedo di riflettere. Con Di Pietro un problema c’è e non è nelle mie mani perché io non ho mai detto una parola men che rispettosa sull’Idv e Di Pietro, e non mi sentirete mai dirla”. “Detto questo – conclude – io rappresento il Pd che è un partito che va rispettato da chiunque, sia chiaro. Non accettiamo parole diffamatorie”. Quasi in contemporanea, seppur non citando direttamente l’intervento di Di Pietro, il leader di Sel, Nichi Vendola nel suo intervento dal palco spiega che “invece di sventolare ciascuno la sua bandierina dobbiamo mettere al centro la ricerca unitaria. L’emergenza della situazione è tale per cui dobbiamo dire di no alla propaganda di partito, serve una ricerca comune e la necessità di mettere in campo una alternativa”.

Al termine del convegno lo stesso Vendola prova a darne un’interpretazione: “Penso che la ‘rottura’ non sia una vera e propria rottura. Di Pietro e Bersani hanno forse un po’ estremizzato le loro posizioni oggi come negli ultimi tempi. Di Pietro nei toni, Bersani invece ha estremizzato nella sua oscillazione. Tonino non è venuto qui per rompere. Certo ha fatto un intervento sopra le righe, ma non diffamatorio”. Secondo Vendola si è trattato di “un posizionamento” di entrambi “dal cui ripartire nel dialogo”. “Per la prima volta dopo tanto tempo – sottolinea Vendola – ci siamo tutti guardati in faccia e ci siamo raccontati ognuno le proprie ragioni”. Per il leader di Sel tuttavia, “anche l’asprezza delle differenze, è bene dircela, direttamente. Dopodiché da quel momento, bisogna partire per provare a trovare il punto di unità. L’unita del centrosinistra non è un obiettivo della politica è una necessità della società”. In ogni caso, conclude Vendola, “abbassare i toni e concentrarci di più sui problemi reali del Paese deve essere una buona ricetta per tutti noi”.