Ok Camera a dimezzamento fondi partiti

Ok Camera a dimezzamento fondi partiti

Roma, 24 mag. (LaPresse) – Montecitorio dà il via libera alla legge che modifica le norme sul finanziamento pubblico ai partiti non senza polemiche e dibattiti accesi. Il provvedimento, formato da 8 articoli e ormai conosciuto come testo Bressa-Calderisi (i due relatori della legge), supera il testo presentato dai segretari della maggioranza (Alfano, Bersani e Casini) e di fatto dimezza il contributo per le spese elettorali erogati dallo Stato. Secondo l’articolo 1 infatti “i fondi pubblici sono ridotti a 91 milioni di euro annui (in precedenza erano 182 milioni), il 70 per cento dei quali, pari a 63.700.000 euro, per i rimborsi per le consultazioni elettorali e per l’attività politica. Il restante 30%, pari a 27.300.000, è erogato, a titolo di cofinanziamento: i partiti ricevono cioè 50 centesimi per ogni euro ricevuto a titolo di quote associative ed erogazioni liberali da parte di persone fisiche o enti.

Sul primo articolo della legge hanno votato contro Lega, Idv e Noisud, che hanno chiesto ai colleghi onorevoli un gesto “più coraggioso”, ovvero abolire del tutto i rimborsi elettorali. Ridotta del 50 per cento anche l’ultima tranche di rimborsi che i partiti devono ancora ricevere quest’anno. Forti le polemiche sull’articolo 6 del provvedimento, che stabilisce le misure per garantire la trasparenza e i controlli dei rendiconti dei partiti e dei movimenti politici. Un argomento molto discusso su chi e come dovesse vigilare sul bilancio degli organi politici. Il testo Bressa-Calderisi, approvato poi dall’emiciclo di Montecitorio, prevede che i controlli dei bilanci siano affidati a una Commissione di trasparenza formata da cinque magistrati (uno della Corte di Cassazione, uno del Consiglio di Stato e tre della Corte dei conti). E su questo punto è proprio il presidente della Corte dei conti, Luigi Giampaolino, ad alzare la voce.

In una missiva al presidente della Camera, Gianfranco Fini, Giampaolino rivendica “la competenza a svolgere qualsiasi tipo di controllo” sul finanziamento ai partiti e movimenti politici poiché la Corte è “un organo ausiliario del parlamento e suprema magistratura in materie di contabilità pubblica”. E non è tutto. Giampaolino sottolinea come “soluzioni diverse quale pure quella che è stata prospettata di affidare un simile controllo a un organismo composto da esponenti delle tre supreme magistrature, non potrebbe non apparire sospettabile di incostituzionalità”. A dispetto della lettera della Corte dei Conti, resa nota in aula dal radicale Maurizio Turco, l’emiciclo si è espresso approvando così com’era l’articolo e bocciando tutti gli emendamenti che proponevano di mettere il controllo dei bilanci nelle mani della Corte dei conti e cancellare la Commissione ad hoc.

A presentare le proposte di modifica, oltre al centrista Pierluigi Mantini, anche Antonio Di Pietro per l’Idv, Giorgio Stracquadanio per il Pdl e Salvatore Vassallo per il Pd. L’aula ha poi dato il via libera anche alla norma che vieta gli investimenti dei partiti e dei movimenti politici “in strumenti finanziari diversi dai titoli emessi da Stati membri dell’Unione europea”. Affrontata anche la nota dolente dei tesorieri dei partiti. L’aula della Camera ha infatti approvato la norma che punisce i tesorieri dei partiti e dei movimenti politici inadempienti sulla regolarità dei bilanci. Secondo l’emendamento, proposto dai relatori Gianclaudio Bressa (Pd) e Giuseppe Calderisi (Pdl), in caso di inadempienza “coloro che svolgono le funzioni di tesoriere dei partiti e dei movimenti politici o funzioni analoghe perdono la legittimazione a sottoscrivere i rendiconti relativi agli esercizi dei cinque anni successivi”.

Gli stessi tesorieri, secondo un emendamento prima accantonato e poi riformulato, dovranno pubblicare on line le dichiarazioni dei redditi e patrimoniali. In caso di inottemperanza all’obbligo è prevista la decurtazione dell’1% del contributo pubblico.

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