Torino, 22 mag. (LaPresse) – E’ stata confermata in appello la condanna a due anni e otto mesi per firme false nei confronti di Michele Giovine, consigliere regionale eletto nella lista Pensionati per Cota alle regionali del 2010. La sentenza è stata pronunciata oggi dal giudice Alberto Oggè del tribunale di Torino, che ha mantenuto la stessa pena della condanna di primo grado pronunciata il 30 giugno 2011. Al padre del principale imputato, Carlo Giovine, il giudice ha invece ridotto la pena a due anni (in primo grado era di due anni e due mesi).
Secondo l’accusa, rappresenta dal pg Vittorio Corsi, che aveva chiesto la conferma della condanna di primo grado e che ha definito “equilibrata” la sentenza odierna, il 25 febbraio 2010 gli imputati non si trovavano a Gurro e Miasino, in provincia di Novara e Verbania, dove erano state apposte le firme depositate per la presentazione della lista. E non sarebbero stati lì neppure i firmatari dei moduli elettorali. Le irregolarità riguardano 17 delle 19 sottoscrizioni della lista Pensionati per Cota. In totale erano 27mila voti che la Lista aveva preso a supporto di Roberto Cota, un numero determinante per la vittoria dell’attuale governatore. “Il presidente Cota – ha affermato l’avvocato Gianpaolo Zancan, legale della lista Insieme per Bresso – spero che capisca che per due volte i giudici del merito hanno detto che sua vittoria si basa su dei falsi. Chiunque ne prenderebbe atto. Se è in buona fede ed è stato ingannato da un partner ne prenda atto. Non farlo significherebbe che erano d’accordo e sarebbe molto grave”. “Occorre arrivare all’annullamento delle elezioni” ha aggiunto l’avvocato Paolo Davico Bonino, legale di Mercede Bresso, ex presidente della Regione Piemonte parte lesa nel processo. Anche secondo la Federazione dei Verdi, parte lesa, rappresentata dall’avvocato Valentina Stefutti, “Cota deve prendere atto che ha vinto con una lista truccata, restituisca la parola agli elettori”. Il tribunale oggi ha confermato per Michele Giovine anche la sospensione per 2 anni dai pubblici uffici e per 5 dai diritti elettorali. Per il padre Carlo la sospensione dai pubblici uffici è stata ridotta a un anno e quattro mesi. Gli imputati dovranno risarcire 3mila euro a ogni parte civile (Bresso, lista Insieme per Bresso, Federazione dei Verdi, lista Pensionati e invalidi per Bresso e Radicali) in aggiunta a quanto stabilito in primo grado.
“Sono molto soddisfatta”, ha commentato Mercedes Bresso, ex presidente della regione Piemonte. “La corte – ha proseguito Bresso – ha accertato che la lista era falsa e che i Giovine hanno commesso le peggio cose per ottenere un vantaggio elettorale. A chi riteneva si trattasse solo di piccole dettagli formali alla stregua di bagatelle, si prenda l’onere di leggere gli atti del processo cosi si renderà conto dello squallido contesto in cui i due condannati hanno operato”. Sulla vicenda, oltre al procedimento penale, è pendente anche quello amministrativo, ancora fermo al Consiglio di Stato dopo la presentazione dei ricorsi, nel maggio del 2010, da parte di Bresso e delle liste che la supportavano. “Hanno vinto con l’inganno – ho sottolineato – con oggi si è confermato che senza i reati commessi dalla lista falsa a sostegno di Cota il risultato sarebbe stato diverso. Mi auguro che la magistratura amministrativa, quella con il potere di imporre gli effetti sulla legislatura, si possa esprimere presto”.
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