Milano, 17 apr. (LaPresse) – Ancora una giornata di passione per la Lega ma al Pirellone Formigoni, che secondo le accuse potrebbe essere coinvolto nelle inchieste che hanno scosso la sanità lombarda, resiste e prepara la difesa. Questa mattina il presidente del Consiglio regionale, Davide Boni, ha deciso di fare un passo indietro anche se Umberto Bossi e i due triumviri Roberto Maroni e Roberto Calderoli in un vertice in via Bellerio gli hanno “rinnovato la fiducia, com’è accaduto un mese fa davanti al consiglio federale del Carroccio”. La scelta, definita da Boni come “sofferta” è stata “personale” e ha tenuto conto del fatto che i tempi della giustizia spesso non coincidono con quelli mediatici. “Per me da 5 settimane fa a oggi non è cambiato molto” sul piano giudiziario. Per non danneggiare ulteriormente la Lega, troppo sotto i riflettori, ha spiegato Boni, non restava che seguire da vicino l’esempio di Bossi, che vedendo la sua famiglia sotto la lente dei magistrati, ha lasciato l’incarico di segretario della Lega, per diventare presidente federale. A spingere Boni a fare un passo indietro e a tornare a fare semplicemente il consigliere regionale, ci sono state anche valutazioni di opportunità politica. Intanto il gruppo del Carroccio al Senato si è riunito e ha deciso all’unanimità l’espulsione della vicepresidente di palazzo Madama, Rosi Mauro. La decisione è di fatto una ratifica dell’espulsione dal partito stabilita dal consiglio federale giovedì scorso. Mauro adesso passerà al gruppo Misto, ma non ha intenzione di lasciare l’incarico di vicepresidente. Gruppo Misto anche per Lorenzo Bodega che ha deciso di uscire dal Carroccio proprio dopo le polemiche per l’espulsione della sua collega.
Intanto il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, continua a ribadire la sua sicurezza e la volontà di andare avanti, nonostante le inchieste che hanno travolto i suoi fedelissimi. “La maggioranza è compatta – ha precisato Formigoni – non ha perso pezzi e continuerà a lavorare da qui al 2015. Il patto tra i due partiti di maggioranza e il presidente Formigoni è fino a tutto il 2015. Il mio desiderio è continuare a governare la Regione”. Il presidente si difende anche dalle accuse di essere andato in vacanza a spese dell’imprenditore Pierangelo Daccò, in carcere perché accusato di essere coinvolto nel crac del San Raffaele e nell’inchiesta sulla Fondazione Maugeri. “Anche Gesù ha sbagliato a scegliersi uno dei collaboratori, non pensiamo di essere impeccabili – ha detto il governatore – può essere che ciascuno di noi abbia nelle sue infinite conoscenze una persona che non è perfettamente limpida ma questo lo stabilirà la magistratura”. Nessun dubbio, invece su suo “no” alle richieste di dimissioni. “Non ci sono prove di comportamenti illegali, pertanto perché dovrei dimettermi? Sono un presidente limpido come acqua di fonte”. Formigoni ha anche spiegato che sono altri sui colleghi, come Errani, Vendola che “ha ricevuto due pesanti avvisi garanzia”, De Magistris, il nuovo “masaniello”, i governatori di Sicilia e Basilicata ad aver “ricevuto un avviso garanzia, io no”. “Una informativa della magistratura è a tutela dell’indagato, non è una condanna. Ritengo che un politico non debba dimettersi se riceve un avviso, ma almeno arrivare a una condanna di primo grado”. Quelle riportate dai quotidiani, sarebbero solo illazioni. “Io da cinquant’anni faccio vacanze di gruppo e divido le spese con gli altri partecipanti – ha concludo il presidente della Regione – grazie a Dio ho la possibilità di pagare integralmente le mie vacanze. Me le sono sempre pagate integralmente e ho la possibilità, semmai, di dare una mano agli amici meno abbienti. Ricevere regalo da un amico o fare un regalo a un amico fortunatamente non è ancora un reato”.
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