Roma, 9 mar. (LaPresse) – La quinta sezione penale della Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza con cui il 29 giugno 2010 la Corte d’appello di Palermo condannò Marcello Dell’Utri a sette anni di reclusione. Il processo al senatore, condannato a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa, è quindi da rifare. “Siamo soddisfatti – ha detto il suo legale, Giuseppe Di Peri – la prescrizione non è tra i nostri obiettivi, che sono ben altri, cioè l’innocenza del senatore”.

La decisione è arrivata dopo alcune ore di camera di consiglio, presieduta da Aldo Grassi e rappresenta l’ultimo tassello di una vicenda processuale partita negli anni ’90 e che ha già portato a due condanne per il politico e stretto collaboratore di Silvio Berlusconi. Secondo i magistrati tra gli anni settanta e il 1992 Dell’Utri avrebbe avuto rapporti con personaggi di spicco di Cosa nostra. Concorso esterno in associazione mafiosa l’accusa che ha portato alla condanna del politico del Pdl a nove anni in primo grado, ridotti a sette in appello. Il primo a collegare il nome di Dell’Utri alla mafia fu il pentito Salvatore Cancemi nel 1994. Da allora sono partite le indagini e tre anni dopo, nel 1997 c’è stato il primo rinvio a giudizio.

L’11 dicembre 2004 il tribunale di Palermo lo ha condannato a 9 anni di reclusione, a due anni di libertà vigilata, oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e il risarcimento dei danni (per un totale di 70mila euro) alle parti civili, il Comune e la Provincia di Palermo. “Vi è la prova – hanno scritto i giudici nella sentenza – che Dell’Utri aveva promesso alla mafia precisi vantaggi in campo politico e, di contro, vi è la prova che la mafia, in esecuzione di quella promessa, si era vieppiù orientata a votare per Forza Italia nella prima competizione elettorale utile e, ancora dopo, si era impegnata a sostenere elettoralmente l’imputato in occasione della sua candidatura al Parlamento Europeo nelle file dello stesso partito, mentre aveva grossi problemi da risolvere con la giustizia perché era in corso il dibattimento di questo processo penale”.

L’appello, invece, è partito nel 2006. Il 16 aprile 2010 il procuratore generale di Palermo Nino Gatto ha chiesto la condanna a 11 anni di carcere per Dell’Utri. La sentenza era attesa per il 25 giugno ma è arrivata il 29 giugno al quinto giorno di camera di consiglio. La Corte d’appello di Palermo, presieduta da Claudio Dall’Acqua, ha deciso di ridurre la pena a sette anni di carcere per i fatti accaduti sino al 1992, mentre lo ha assolto per i reati che sarebbero stati commessi dopo il 1992 perché “il fatto non sussiste”. Da qui la decisione della procura di presentare ricorso contro la decisione della Corte di Appello di escludere i fatti contestati dopo il 1992 e la diminuzione della pena.

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