Napoli, 18 feb. (LaPresse) – Il parlamentare del Pd Alfonso Papa non ha subito “pressioni” finalizzate a fargli rendere dichiarazioni che accusassero l’ex premier Silvio Berlusconi. Così la procura di Napoli, in una nota firmata dal procuratore della Repubblica di Napoli facente funzioni Alessandro Pennasilico, ribatte in merito alle accuse di Papa sul modo in cui è stata condotta dai pm partenopei l’inchiesta giudiziaria in cui l’ex magistrato è coinvolto. Accuse mosse da Papa nelle dichiarazioni rese dal deputato il 15 febbraio scorso rese in giunta per le Autorizzazioni a procedere alla Camera dei deputati. “Il resoconto parlamentare contenente dichiarazioni dell’on. Papa che descrivono asserite condotte di rilievo penale poste in essere dai pubblici ministeri – annuncia la procura nella nota – verrà trasmesso alla competente autorità giudiziaria”. Lo scopo di questa iniziativa è “fornire una corretta informazione all’opinione pubblica e per doverosa tutela di quest’Ufficio e dei magistrati che vi operano”.

“S’impongono – si legge nella nota – alcune puntualizzazioni circa le dichiarazioni dell’on. Papa, pur premettendosi che egli, non solo in quanto Deputato della Repubblica, ma soprattutto quale cittadino sottoposto a procedimento penale, ha, ovviamente, pieno diritto non solo di proclamare la sua estraneità ai fatti che gli vengono addebitati, ma anche di rivolgere ogni critica, anche le più dura, alle modalità di conduzione delle indagini e del procedimento penale che lo riguarda e alla valutazione data dall’autorità giudiziaria degli elementi di prova raccolti a suo carico”. Le dichiarazioni dell’onorevole Papa alla giunta per le autorizzazioni a procedere della camera dei deputati risalgono allo scorso 15 febbraio in occasione di una sua audizione nell’ambito della procedura relativa alla richiesta di autorizzazione all’acquisizione di tabulati telefonici relativi a utenze in suo uso.

Per la procura di Napoli, che ha ribattuto in modo puntuale, con 11 precisazioni, alle dichiarazioni del parlamentare del Pdl, “l’esercizio di tale diritto di critica va però, ovviamente, esercitato nel rispetto della verità dei fatti e senza sconfinare nella denigrazione”. Papa, in base a quanto risulta dal resoconto dei lavori della giunta per le autorizzazioni a procedere ha detto “di essere stato sollecitato dagli inquirenti a rendere dichiarazioni indizianti sull’onorevole Berlusconi”. Su questo punto per la procura di Napoli “è sufficiente osservare che dagli atti processuali e dagli stessi registri della casa circondariale di Napoli-Poggioreale, risulta che i magistrati titolari dell’indagine hanno incontrato una sola volta l’on. Papa nel luglio del 2011. Ciò è avvenuto in occasione dell’interrogatorio di garanzia reso dall’on. Papa al giudice per le indagini preliminari. L’interrogatorio è stato fonoregistrato, condotto dal giudice e non dai pubblici ministeri, e, ovviamente, in esso non si rinviene traccia alcuna di pressioni sull’indagato affinché renda dichiarazioni indizianti sull’allora capo del governo”.

Sulla circostanza che Papa, come affermato dal deputato nell’audizione, è “stato interrogato con fonoregistrazione senza l’assistenza del difensore”, i pm ribattono che questo “non corrisponde a verità” e che Papa “è stato interrogato, si ripete, una sola volta ed in presenza non di uno ma di due difensori”. Alla dichiarazione di Papa di essere stato ampiamente “liberato” dalla pronuncia della Corte di Cassazione quasi a dimostrazione della totale inconsistenza delle accuse, il procuratore Pennasilico replica che “la circostanza non è veritiera”. Il procuratore di Napoli precisa, inoltre, che la Corte di cassazione in sede di ricorso avverso i provvedimenti del tribunale di Napoli (dunque non del pubblico ministero) che avevano confermato o applicato le misure cautelari all’on. Papa, come spesso avviene, “ha semplicemente confermato le misure con riferimento ad alcuni capi di accusa e ne ha annullati altri, peraltro con rinvio. Ha tuttavia affermato che l’applicazione della misura carceraria nei confronti del Papa, era ampiamente giustificata e motivata in considerazione della sua pericolosità e del pericolo di inquinamento delle prove”.

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