Bruxelles (Belgio), 30 gen. (LaPresse) – Il Consiglio europeo ha trovato l’accordo sul fiscal compact, un accordo che rafforza la disciplina dei singoli Paesi su deficit e debito. “Abbiamo concordato e appoggiato il fiscal compact”, ha annunciato il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, spiegando che “i 17 leader dell’euro lo firmeranno al prossimo incontro di marzo, insieme ai leader della zona fuori dall’euro che vorranno unirsi. Venticinque Stati membri lo firmeranno, vale a dire tutti tranne Regno Unito e Repubblica ceca”.

“Siamo molto soddisfatti dalle conclusioni raggiunte” dal vertice europeo, ha commentato il premier Mario Monti, nel corso di una conferenza stampa al termine dell’incontro a Bruxelles. “Il nostro è un governo europeo fin nella spina dorsale e nel cervello” e “scusate se malgrado l’ora ho un certo entusiasmo – ha aggiunto, con un sorriso – ma siamo molto contenti di come questa operazione è andata a finire”.

Nel vertice Ue di oggi, ha spiegato Monti, c’è stato il “pieno riconoscimento di tutti gli impegni che l’Italia ha sottoscritto e non ci sono ulteriori appesantimenti o aggravi”. Anzi, ha aggiunto, “da parte di Barroso ci sono stati diversi riconoscimenti all’Italia, compreso quello per la riprogrammazione dei fondi strutturali, di cui si è occupato il ministro Barca, per cui oggi Barroso ci ha citati”. Non solo, ma “il contributo che ha dato l’Italia al documento approvato oggi è stato decisivo, c’è una forte impronta italiana nel documento”.

Nonostante il buon esito del vertice, ha puntualizzato Monti, “i rischi recessivi li corre tutta l’Europa e l’Italia non è esente. L’aver fatto un forte pacchetto di consolidamento dei conti pubblici italiani quando il nostro Governo era ancora in fasce non avrà conseguenza di aggravare la recessione ma semmai di attenuarla. L’andamento non brillante dell’economia reale italiana sta avvenendo in un contesto di gradualmente ritrovata percezione di stabilità finanziaria”.

“Il tassello che manca – ha continuato – è la diminuzione dei tassi d’interesse conseguente alla ritrovata fiducia degli osservatori sul cammino di risanamento dell’Italia. Non siamo confortati sul fatto che i tassi di interesse scenderanno, ma abbiamo posto le premesse. Le misure strutturali prese, come la riforma delle pensioni e le liberalizzazioni, sono viste come un vero sblocco per lo sviluppo e vanno nel senso della crescita”.

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