Roma, 24 gen. (LaPresse) – “Se a 28 anni non sei ancora laureato sei uno sfigato”. Con queste parole oggi Michel Martone, viceministro del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, ha liquidato il 23% dei laureati negli atenei italiani. Non esattamente una minoranza di ‘perditempo’, ma praticamente uno studente su 4 di coloro che arriva alla laurea, come evidenzia questo dato, tratto dall’ultima indagine AlmaLaurea sul profilo dei laureati italiani, che ha coinvolto 192mila laureati usciti dall’università nel 2010. Gli ‘sfigati’, come li ha definiti oggi il viceministro del Welfare sono quindi quasi un quarto del totale. Parole, quelle di Martone, che arrivano proprio in un momento in cui si parla anche dell’eliminazione del valore legale della laurea. E che non sono piaciute al segretario dell’associazione studentesca ‘Sapienza in movimento’, Saverio Cortese, che ha replicato: “E’ stata una frase infelice che non tiene conto della situazione di difficoltà in cui vivono migliaia di studenti, costretti a sacrifici immensi per mantenersi gli studi, oltre il vitto fuori sede e tante altre problematiche”. E intanto sui social network è subito scoppiata la polemica sulle parole del vice del ministro, che ha cercato di mettere una pezza alla sua infelice uscita: “Non mi riferivo in alcun modo – ha cercato di spiegare Martone, che è anche docente universitario – a quelli che lavorano o studiano, ma a tutti quei giovani che non si formano e non lavorano e che, prima o poi, dovranno affrontare un mercato del lavoro difficile”.
“Forse non ho avuto la sobrietà necessaria”, ha ammesso il viceministro, precisando il senso della sua frase pronunciata in occasione di un convegno. “La situazione – ha aggiunto Martone – è già così difficile e l’unico modo per affrontarla è rimboccarsi le mani: prima ci si laurea, prima si entra nel mercato del lavoro”. “Sto – ha detto ancora – con tutti i giovani che, facendo sacrifici, cercano di laurearsi il prima possibile e si impegnano per dare il proprio contributo nell’interesse del Paese”. Le polemiche suscitate da questa generalizzazione, che ha urtato la sensibilità di molti, ha costretto Martone a chiarire ulteriormente: “Non pensavo di suscitare tali reazioni – ha dovuto precisare – ma, visto il dibattito, ci tengo a chiarire che, con la mia dichiarazione di oggi, non mi riferivo a tutti quei ragazzi che per necessità, per problemi di famiglia o di salute o perché devono lavorare per pagarsi gli studi, sono costretti a laurearsi fuori corso. Mi rivolgo piuttosto a tutti quegli studenti che, pur vivendo a casa con i genitori e non avendo avuto particolari problemi, si laureano comodamente dopo i 28 anni”.
“Dieci anni per una laurea quinquennale sono troppi. Soprattutto per un Paese come il nostro nel quale il terzo debito pubblico del mondo si sta mangiando il futuro di intere generazioni – ha spiegato Martone, chiamato a giustificare l’uso del termine ‘sfigato’ – ce lo dicono tutte le statistiche: ci laureiamo troppo tardi e iniziamo a cercare lavoro troppo tardi. Mentre, se vogliamo avere il futuro che ci meritiamo e contribuire al rilancio del nostro Paese, è ora che anche i giovani cambino il passo prendendo esempio da tutti quegli studenti che con sacrificio si impegnano ogni giorno per laurearsi il prima possibile, magari con il massimo dei voti. Per il resto, prometto in futuro di essere più sobrio ma sempre sincero”. Il popolo del web ha reagito dividendosi sulla frase di Martone. Il suo profilo Facebook è stato subito preso d’assedio, ma tra le tante critiche c’è anche chi si dice d’accordo. “Basta università-parcheggio” e “il fancazzismo dei giovani è una piaga sociale” si legge tra i post pubblicati sul social network, dove il vice del ministro Elsa Fornero conta 3.574 amici. Tra i contrari c’è chi lo ha accusato di “reincarnare tutta quella classe che ha portato l’Italia allo sbando” e di “sparare a zero su una generazione già castigata dal sistema”.
L’infelice giudizio di Martone ha ‘scomodato’ anche la titolare del dicastero del Lavoro Elsa Fornero, che dopo, la dichiarazione del suo viceministro, è intervenuta così: “Vengo già accusata di fare mobbing nei confronti del vice ministro Martone con cui ho buoni rapporti di collaborazione, se anche lo sgridassi per il linguaggio che usa, di cui non sono a conoscenza, chissà come verrei considerata”. Così Fornero, ha risposto con una battuta all’invito del senatore Pd, Francesco Sanna, che le ha suggerito di “sgridare” il suo vice. A Martone, forse, si può consigliare di prendere in considerazione le analisi di Almalaurea. “Prima della riforma del “3+2″ – fa sapere l’istituto di ricerca – l’età media alla laurea era di 28 anni (laureati 2001)”. “Fra gli oltre 110mila laureati triennali del 2010 – prosegue Almalaurea – l’età alla laurea è pari in media a 25,9 anni. Al netto però dell’immatricolazione ritardata, cioè senza considerare quelli che si immatricolano con più di 19 anni, l’età alla laurea si contrae fino a 23,9 anni. I laureati specialistici biennali si laureano invece ad un’età media di 27,5 anni. Anche nel caso degli specialistici l’età alla laurea risulta fortemente condizionata dalla presenza rilevante di laureati che hanno fatto il proprio ingresso all’università in età superiore a quella tradizionale. Al netto dell’immatricolazione ritardata l’età alla laurea si contrae fino a 25,1 anni”. “Infine -sottolinea Almalaurea – una quota significativa di laureati consegue il titolo da lavoratore-studente: sono il 10% dei laureati usciti nel 2010 coinvolti nell’indagine AlmaLaurea e si laureano in media a 30,5 anni”.