Roma, 29 dic. (LaPresse) – Dal decreto ‘salva-Italia’ alle misure ‘cresci-Italia’. Il presidente del consiglio, Mario Monti, sottolinea il cambio di passo del governo nel fronteggiare la crisi durante la conferenza stampa di fine anno, respingendo tuttavia la distinzione in due fasi dell’azione dell’esecutivo. “Non c’è mai stata agli occhi del governo – dice il premier – una fase uno separata dalla fase due”, perchè le tre parole chiave, crescita, equità e consolidamento dei conti pubblici, ispireranno anche le nuove misure a cui il governo inizierà a lavorare da gennaio: liberalizzazioni e riforma del mercato del lavoro.

Dopo aver messo in sicurezza i conti pubblici con la manovra ed escluso un’ulteriore misura correttiva, per Monti ora è il tempo di “liberare energie” attraverso provvedimenti che non utilizzeranno denaro pubblico e che mireranno, oltre che a “una finalità di crescita”, anche all’equità. Un segnale per ridare “stabilità, dignità e autorevolezza” al Paese e per riconquistare la fiducia dei mercati dato che, nonostante l’andamento positivo dell’asta del Tesoro per il collocamento dei titoli di Stato, “le turbolenze finanziarie non sono finite”. Il professore ci tiene però a sottolineare in più passaggi che lo spread tra Btp e Bund decennali, ritornato oltre 500 punti base negli ultimi giorni, non deve essere “divinizzato” quando scende o “demonizzato” quando sale, perchè l’aumento del differenziale di rendimento tra i titoli italiani e tedeschi a dieci anni è sì “sgradevole”, ma è dovuto “alla delusione dei mercati per i risultati del consiglio europeo, non per i mancati e limitati interventi della Banca centrale europea a sostegno dei titoli di Stato italiani” o tantomeno per lo stato dei fondamentali dell’economia italiana.

“Possiamo essere un pochino più sollevati – rassicura il premier – perchè c’è una tendenza dello spread a decrescere malgrado gli acquisti (da parte della Bce di titoli di Stato italiani ndr) siano quasi cessati”. La soluzione, per Monti, è una risposta “comune, solidale e convinta” dell’Unione europea, quella stessa Ue che deve convincersi “che le idee che si sono fatti fino ad oggi dell’Italia sono sbagliate” e che deve dotarsi di un fondo salva Stati più consistente, per non far sì che i Paesi con uno stock di debito pubblico alto si ritrovino in difficoltà. Un’Europa dove l’Italia può, secondo Monti, vantare una posizione migliore della Spagna e un distacco dal pericolo Grecia.

Monti non scende in dettaglio nelle misure che saranno varate il prossimo anno, ma ne tratteggia la filosofia di base e lo scadenzario, con i primi provvedimenti che arriveranno entro il 23 gennaio. La riforma del mercato del lavoro, ritenuta “delicata, impegnativa ed essenziale” e che sarà concertata con le parti sociali, avrà come “traguardo” la riunione dell’Eurogruppo di febbraio. “Saranno avanzate – spiega il premier – proposte per l’ammodernamento degli ammortizzatori sociali perchè le tutele ci siano e alcuni istituti del mercato lavoro vengano riformati per favorire il lavoro non precario per i giovani”. “Non intendiamo considerare il lavoro – prosegue – come i prodotti e i servizi, né applicare le logiche di concorrenza che ci sono per questi. Servono soluzioni più moderne per rendere l’impiego del lavoro più incoraggiato”.

Il premier ritorna anche sulla necessità della manovra varata dal Parlamento negli scorsi giorni, senza la quale “sarebbe scoppiata un’esplosione recessiva” e respinge le accuse di un incremento del peso fiscale su case e cittadini: “Il nostro sforzo – dice – è stato quello di rendere più omogenea la preoccupazione effettiva, evitando che ci siano molti per niente preoccupati, pur con redditi consistenti, e altri ipergravati dalla pressione fiscale. Ora la pressione fiscale è più omogenea”.

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