Milano, 27 dic. (LaPresse) – Giorgio Bocca era “un partigiano della parola” che aveva scelto la via del giornalismo perchè conosceva “la dignità e la potenza delle parole” che ci permettono di “mettere ordine nel caos, capire e comunicare”. Così don Roberto Vignolo, sacerdote lodigiano, biblista e amico di famiglia, ha descritto il giornalista giornalista scomparso il giorno di Natale, nel corso del funerale nella chiesa di San Vittore al Corpo, a Milano. Bocca era “un aristotelico con i piedi ben piantati per terra – ha aggiunto il sacerdote nell’omelia – uno che ha difeso la distinzione tra i fatti e le opinioni. Potremmo paragonarlo ad un tiratore di fioretto, anzi di sciabola, un’arma a doppio taglio” che era sempre alla ricerca della verità. “La sua parola era abrasiva – ha aggiunto don Vignolo nell’omelia – e Bocca era sicuramente consapevole di quello che diceva Montaigne, secondo cui non si deve scrivere per blandire l’interlocutore, ma per colpirlo, persino per ferirlo e suscitare in lui una reazione”. E proprio la capacità di analizzare la realtà senza sconti, per il sacerdote, è “l’eredità di Bocca, umanissima e profondamente cristiana”. Anche Umberto Eco ricorda il giornalista scomparso a 91 anni come “un vecchio montanaro che non la mandava a dire a nessuno” e che “era sempre arrabbiato”.
“Continuava a prendersela” anche se aveva già migliaia di articoli e decine di libri all’attivo “quando doveva prendersela con qualcuno – aggiunge Eco – e non era una persona conciliante. E credo che questo ai giovani, che accusano sempre i vecchi di essere troppo concilianti, faccia effetto”. Natalia Aspesi, collega di Bocca per molti annia a ‘Repubblica’, lo ha ricordato in messaggio che ha letto in chiesa al termine della funzione religiosa. “Bocca, negli ultimi tempi della sua malattia, di cui non conosceva la gravità, era stanco di lottare”, ha detto, perchè non credeva più nel giornalismo di oggi, e non gli piaceva la direzione che l’Italia stava prendendo. “Anche io, come Giorgio, nel giornalismo di oggi non mi ritrovo – ha aggiunto Aspesi – e non solo per l’ingresso di molti nuovi mezzi tecnici nel nostro lavoro”. Tuttavia “vorrei dirgli che il giornalismo esiste e che l’Italia va avanti, sennò ci spariamo tutti e vorrei dirgli – ha concluso – che in ogni sito, in ogni giornale, in ogni pubblicazione on line basta un Giorgio bocca per ridare dignità”.
Del lavoro di Bocca, cronista e attento osservatore della realtà, ha parlato anche il procuratore capo di Torino, Giancarlo Caselli. Il magistrato ha raccontato di portare sempre nelle scuole in cui viene invitato a parlare di mafia l’intervista che Bocca fece, il 10 agosto del 1982, al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. “E’ una intervista fondamentale e bellissima – ha detto Caselli – che uso quasi come un testo scolastico”. A dire addio al giornalista c’erano alcune centinaia di persone, tra cui molti giornalisti come il direttore di ‘Repubblica’ Ezio Mauro e quello del ‘Corriere’ Ferruccio De Bortoli, il presidente dell’Ansa e della Fieg Giulio Anselmi, il presidente della Fnsi Roberto Natale, Marco Travaglio, Massimo Fini, Piero Colaprico, Gianni Barbacetto, Gian Antonio Stella, Gianni Mura, Philippe D’Averio, Daria Bignardi e Luca Sofri. Si sono stetti attorno alla moglie Silvia Giacomoni, alla figlia Nicoletta e ai familiari anche il deputato Pd Emanuele Fiano, il vicesindaco di Milano Maria Grazia Guida, l’assesore alla Cultrura Stefano Boeri e il presidente del consiglio comunale Basilio Rizzo. Hanno partecipato al funerale anche l’ex ministro dell’Interno e vicepresidente del Csm Virginio Rognoni e Milli Moratti.
Tra i presenti anche lo stilista Ottavio Missoni con la moglie, il procuratore aggiunto Francesco Greco, il presidente dell’Anci Lombardia Antonio Pizzinato. Erano presenti anche anche alcuni suoi compagni di lotta partigiana, come l’attore milanese Piero Mazzarelli, che ha combattuto al fianco del giornalista 91enne nelle formazioni di Giustizia e Libertà in val d’Ossola e come lui ha ricevuto la medaglia d’oro alla memoria. E proprio cantando ‘Bella Ciao’ gli ex compagni partigiani di Bocca hanno salutato il giornalista 91 enne, mentre il feretro si allontanava dal sagrato della chiesa di San Vittore al Corpo accompagnato da un lungo applauso. Il giornalista verrà cremato e le ceneri saranno portate nel cimitero di La Salle in Val d’Aosta.
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