Monti incassa fiducia di Montecitorio

Roma, 18 nov. (LaPresse) – L’aula di Montecitorio ha approvato la fiducia al Governo Monti, con 556 voti favorevoli e 61 contrari. Nessun astenuto, erano 617 i deputati presenti in aula. “Abbiamo avuto un appoggio in termine di fiducia molto ampio”, ha commentato il premier Mario Monti, che è entrato così a tutti gli effetti nella pienezza dei suoi poteri. Una circostanza nella quale ha abbondonato la sua nota rigidità per lasciarsi andare a qualche battuta: “A chi si chiedeva se continuare a chiamarmi professore o invece presidente, dico di continuare pure a chiamarmi professore, perché l’altro titolo durerà poco e come diceva una volta il mio eminente predecessore, Giovanni Spadolini, i presidenti passano e i professori restano”, ha detto in aula. E nel corso della conferenza stampa al termine del voto è tornato sulla questione: “Non ho avuto il coraggio di dirlo in aula, ma al Parlamento europeo ci si rivolge con ‘mr’ o ‘mrs’ (in inglese signore e signora)”. Va bene qualsiasi cosa, ha aggiunto, “purchè capisca che si rivolgano a me e ora – ha concluso – quando dicono ‘presidente del consiglio’ ancora non sono sicuro”.

Durante la conferenza stampa ha annunciato che lunedì si terra il primo consiglio dei ministri che entrerà fattivamente nel merito dei provvedimenti da prendere: all’ordine del giorno un decreto su Roma capitale. Poi ha detto che “giovedì a Strasburgo avrà luogo la prima riunione a tre con Sarkozy e Merkel. Ieri abbiamo avuto una lunga conversazione telefonica – ha spiegato – sui problemi dell’eurozona e più in generale sull’Ue. Mi hanno incoraggiato sull’attività di governo. L’incontro avrà luogo in forma di pranzo su invito del presidente francese. Mi è stato chiesto di dare un contributo di idee”, ha sottolineato, tradendo una certa emozione per la richiesta di “quelli che ora dovrò imparare a chiamare colleghi”.

Poi ha voluto rassicurare ancora una volta, come ha già fatto ripetutamente negli ultimi giorni, le forze politiche: “Non siamo un manipolo di tecnici che vogliono dimostrare la loro superiorità, ma al contrario lavoreremo con umiltà”. Monti ha anche manifestato soddisfazione per il clima pacato che si è venuto a creare: “Sarà mia cura coltivare e tenere questo clima di minore conflittualità”, ha detto, aggiungendo che “il governo che è nato ha certamente una missione di gestione, speriamo incisiva ed efficace, di avvio e accelerazione della crescita, ma anche di aiutare le forze politiche a realizzare un disarmo reciproco”. Proprio per questo, ha sottolineato, il lancio delle monetine verso palazzo Grazioli e in generale le manifestazioni di sabato sera, quando si è dimesso il governo Berlusconi, rappresentano “episodi che condanno che mi rattristano e che non donano certo all’azione di questo governo”.

Sulle sue intenzioni al termine dell’esperienza di governo appena iniziata non si è voluto sbilanciare: “Benchè io sia molto giovane non penso al futuro, come lei mi suggerisce di fare”, ha risposto, con un sorriso, a un cronista che gli chiedeva se abbia intenzione di candidarsi alle politiche del 2013. “Quello del mio governo – ha puntualizzato – non è un mandato limitato nel tempo. Non esiste un governo il cui mandato vada al di là della scadenza naturale, fisiologica del termine della legislatura”.