Ok Legge stabilità, caos a Montecitorio

Roma, 12 nov. (LaPResse) – Nel corso di una seduta molto animata, interrotta da fischi, cori e grida, la Camera ha approvato la legge di stabilità con 380 voti favorevoli, 26 contrari e due astenuti. L’ok di Montecitorio al testo, già approvato dal Senato, rappresenta il via libera definitivo al provvedimento. I deputati, in una atmosfera segnata da quella che, chi in chiave positiva e chi in chiave negativa, tutti hanno vissuto come la fine dell’era Berlusconi, si sono scambiati reciproche accuse sulle responsabilità della crisi. “Alcune istituzioni – ha detto il capogruppo del Pd, Dario Franceschini – sono state maltrattate e insultate da chi ne ha guidato una parte in questi anni. Ma proprio le istituzioni, e in particolare il Parlamento, hanno dimostrato di essere più forti di qualsiasi abuso e qualsiasi potere”. Alla fine dell’intervento di Franceschini, dagli scranni del centrodestra sono partiti cori e urla. Intonando ‘Berlusconi, Berlusconi’ i deputati del Pdl hanno interrotto per qualche decina di secondi la discussione in aula.

Subito dopo è intervenuto il capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto: “Il governo – ha detto, interrotto più volte da cori ‘Silvio, Silvio’ – non ha sottovalutato la situazione e c’è la controprova nelle vostre critiche. Voi avete criticato questo governo per aver fatto manovre restrittive e poi dite che ha sottovalutato la situazione. O una cosa o l’altra, entrambe si annullano”. Al termine del suo intervento è scattata una standing ovation dei deputati Pdl. “Al presidente Berlusconi che si è dimesso anche se non era costretto a farlo – è stata la conclusione di Cicchitto – dimostrando coscienza nazionale e facendosi carico della situazione esprimiamo tutta la nostra solidarietà per gli attacchi incivili di cui è stato fatto oggetto”.

Dopo i capigruppo, è stata la volta degli interventi a titolo personale. Prima ha preso la parola il leader dei Responsabili, Domenico Scilipoti. “Molte volte si parla di ragionare – ha esordito – ma ragionare è solo una parola astratta che non porta a niente”. Questa volta a gridare, interrompendolo, sono stati i deputati dell’opposizione. “Il 14 dicembre – ha aggiunto, riferendosi all’operazione con cui ha offerto alla maggioranza un appoggio grazie al quale il governo ha potuto restare in carica nonostante la defezione dei finiani – ho fatto una scelta di cui non mi pento. Oggi – ha aggiunto – si sta facendo un colpo di Stato, da domani saremo commissariati da un personaggio che tutti sanno in questo Parlamento rappresenta le lobby delle banche, e vuole garantire un gruppo di mercenari e delinquenti”.

Dopo Scilipoti è intervenuto Roberto Antonione, rappresentante della nuova componente ‘Liberali per l’Italia’ del gruppo Misto alla Camera e leader degli ‘scontenti’ del Pdl. “Il presidente del Consiglio – ha detto – ha ripetutamente offeso alcuni membri di questa Camera con epiteti indegni”. Più volte interrotto dalle urla degli ex compagni di partito che intonavano in coro ‘traditore’, ha aggiunto: “Ho sempre votato tutti i provvedimenti del Governo, anche quelli che trovavo francamente imbarazzanti, per disciplina di partito e spirito di servizio. Le accuse di tradimento – ha proseguito Antonione – hanno voluto nascondere le responsabilità che andavano cercate altrove. Berlusconi si è circondato di persone che lo adulavano e non gli dicevano le cose come stanno”. Il premier, ha affermato, dovrebbe “scusarsi pubblicamente per queste ingiurie. Nè io nè i miei colleghi – ha concluso – accettiamo lezioni di morale da chicchessia”.