Roma, 18 ott. (LaPresse) – “La mia intenzione è proporre al Parlamento nuove misure legislative per consentire alle forze dell’ordine di intervenire con azioni di prevenzione”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, nel corso della sua informativa al Senato sugli incidenti di sabato alla manifestazione degli Indignati a Roma. Nel corso del suo intervento davanti all’assemblea di palazzo Madama, il titolare del Viminale ha spiegato che le forze dell’ordine non erano affatto impreparate a gestire l’ordine pubblico sabato, anzi “c’è stata comunicazione tra la digos delle varie città”, ma “le norme di legge attuali non consentono azioni preventive di polizia di chi è solo sospettato di voler prendere parte a iniziative violente”.
Nuove misure che il ministro dell’Interno indica nel “fermo di polizia, l’arresto obbligatorio per bloccare chi in prossimità delle manifestazioni è trovato in possesso di kit di guerriglia urbana”. E ancora: “L’estensione dell’arresto in flagranza differita anche per le pubbliche manifestazioni come accade per quelle sportive. Un provvedimento di polizia preventivo per impedire la partecipazione alle manifestazioni per chi ha precedenti sul modello del Daspo. Un reato associativo specifico per chi esercita la violenza in manifestazioni con aggravanti speciali”.
Maroni propone poi “maggiori tutele giuridico-legali per gli operatori polizia sempre più oggetto di attacchi violenti e indiscriminati” in modo da dare “loro maggiore serenità” e “l’obbligo di presentare idonee garanzie patrimoniali per garantire gli eventuali danni da parte degli organizzatori delle manifestazioni”. Le misure che Maroni propone di adottare dopo “una consultazione preventiva di tutte le forze politiche” prima di presentarle in Consiglio dei ministri, intendono prevenire quello che il titolare del Viminale indica come “una nuova forma di terrorismo, che potremmo definire terrorismo urbano”. “Sabato pomeriggio la cieca violenza di tremila delinquenti incappucciati ha oscurato la protesta di migliaia di persone che volevano solo manifestare pacificamente”, aveva esordito Maroni, dribblando così ogni polemica sul messaggio politico del corteo in sè.
“La nuova emergenza di ordine pubblico che si è manifestata a Roma ha la sua principale fonte nell’area anarchica”, ha spiegato Maroni sviscerando nel suo intervento le informazioni su chi erano i violenti che hanno messo a ferro e fuoco una parte della capitale provocando danni per 5 milioni di euro. Nell’area romana frequentano centri sociali e gruppi come “Acrobax, i Ras e gli ultras romanisti del gruppo dei Fedayn”. Fra di essi vi erano “i disoccupati organizzati napoletani” e tra i dodici arrestati, nove sono “residenti tra Roma e provincia, di cui uno solo noto alla digos; poi c’è uno studente di Bologna che frequenta il gruppo Caos; un romeno residente a Varese e un ragazzo varesino di 22 anni”.
“Secondo i servizi – ha aggiunto ancora Maroni – esponenti anarchici-insurrezionalisti e ultras di Roma e Lazio si sarebbero radunati in piazza del Popolo per scontrarsi con le forze di polizia”. La volontà, ha detto Maroni, era quella di una nuova Genova, con in più l’assalto alle sedi del Parlamento, ma “è solo grazie alle forze dell’ordine che si é impedito che ci scappasse il morto”. Maroni ha paventato l’inizio di “un nuovo autunno caldo” puntando l’indice anche sulla manifestazione di domenica in Val di Susa contro la Tav. “Chiedo agli abitanti della Valle di dissociarsi dalle violenze”, ha aggiunto il ministro, allarmato da dichiarazioni “gravissime” da parte di alcuni organizzatori della mobilitazione.