Roma, 6 ott. (LaPresse) – Piomba inaspettatamente alla Camera a braccetto con il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, con il chiaro intento di serrare le fila della maggioranza sul ddl intercettazioni che inizia il suo percorso nell’aula di Montecitorio proprio oggi, si concede un caffè alla bouvette e, ispirato e ciarliero come non accadeva da tempo, il premier Silvio Berlusconi, si intrattiene a lungo con i giornalisti in Transatlantico. “Stiamo lavorando e non è facile”, è il suo esordio affrontando il tema del dl sviluppo.
“Con Giulio stiamo lavorando in assoluta concordia e non è facile perché non si possono fare le nozze con i fichi secchi”, sottolinea con un palese riferimento alla situazione economica del Paese. Quanto ai suoi rapporti con il titolare del Tesoro, dice: “Sono tutte storie quelle scritte negli ultimi giorni sui giornali che parlano della mia ira e della sua uscita dal partito”. Sulle divergenze con Tremonti, ribadisce: “Stiamo parlando di tutto e in totale armonia, non possiamo di certo avere le stesse idee”.
Affermazione che spinge il ministro dell’Economia alla battuta: “Soprattutto per quanto riguarda i soldi”. Il Cavaliere non si tira indietro su nessun argomento e nel quarto d’ora che dedica ai cronisti tira fuori l’immancabile invettiva nei confronti della magistratura nella quale ci sono “schegge impazzite che puntano all’eversione. Basta vedere quello che hanno fatto a me dalla fine dell’estate a oggi. Mi hanno tolto i testimoni della difesa per non parlare poi di Papa che rimane in galera senza giustificazione”.
Sul nome del successore di Mario Draghi alla guida di palazzo Koch, tema che lo stritola nella morsa fra il Colle, che vorrebbe preservare tradizione e autonomia dell’istituto di via Nazionale, e la sua maggioranza con Bossi che spalleggia apertamente Vittorio Grilli, sponsorizzato da Tremonti, il premier traccheggia: “Abbiamo ancora tempo, entro il primo novembre ci sarà il nome”. L’ipotesi di un nuovo governo, spiega, “fa ridere” mentre “non voglio dare giudizi” in merito all’uscita di Fiat da Confindustria, annunciata da una lettera dell’amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne, alla leader degli industriali, Emma Marcegaglia.
A chi chiede un commento sulle affermazioni dell’ad di Fiat, secondo il quale Confindustria fa troppa politica, il presidente del Consiglio replica: “La testa ce l’avete anche voi”. Ed è solo l’inizio di una giornata, che messo alle spalle un Consiglio dei ministri lampo nel quale doveva essere approvata la relazione generale sulla situazione economica del Paese per l’anno 2010 (non se ne è fatto nulla per via di “piccoli dettagli”, spiegano dal Tesoro), che ha visto il Cavaliere finire al centro di altre polemiche per via del nome nuovo che vorrebbe dare al Pdl. Circondato dai peones pidiellini, in una pausa dei lavori dell’aula, il premier sostiene che il nome più gettonato da un sondaggio interno al partito è ‘Forza Gnocca’ provocando le risate dei presenti.
La variante hard di Forza Italia genera commenti bipartisan che vanno dalla costernazione delle opposizioni alle giustificazioni degli esponenti del Pdl per i quali “è solo una battuta, anche se può sembrare fuori luogo”. Se ne è parlato persino nel vertice di palazzo Grazioli, che ha fatto da chiusura anticipata ad una giornata ricca di colloqui privati per Berlusconi con Bossi, Tremonti e altri esponenti dell’esecutivo sui temi in agenda nelle ultime settimane: dal dl sviluppo (sul quale fanno sapere che il premier “sta lavorando personalmente con i ministri competenti”) che subisce uno slittamento al 20 ottobre, al ddl intercettazioni, la cui discussione in aula oggi ha subito un brusco rallentamento, passando per Bankitalia.
Al termine della riunione infatti il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, lasciando via del Plebiscito mostra ad alcuni giornalisti un bozzetto con il logo del nuovo partito: la vecchia bandiera di Forza Italia con le parole “Viva la Fica, Berlusconi presidente”. Una variante che La Russa, nascosto il foglio, rettifica: “C’è scritto Viva l’Italia”.