La rabbia degli avvocati di Alfonso Papa: Ci impediscono di lavorare

Roma, 5 ott. (LaPresse) – Nelle condizioni di salute in cui è Alfonso Papa”la funzione della difesa è impossibile che venga espletata”. Questa la motivazione principale che portato i legali, Giuseppe D’Alise e Carlo Di Casola, a rinunciare alla difesa del deputato del Pdl, recluso nel carcere di Poggioreale a Napoli con l’accusa di essere coinvolto nello scandalo della P4. In una intervista a ‘L’Occidente’ Di Casola spiega che per quanto riguarda la correttezza dei rapporti tra difesa e organo giudicante “se c’è una richiesta sullo stato di salute di un detenuto che viene segnalata dalla difesa, dovrebbe essere dovere e interesse dell’autorità giudiziaria quella di verificare quali siano le condizioni del detenuto in questione. Se questo non viene fatto, la difesa non sa quale sia la sua funzione e quindi è bene rinunciare”.

Di fatto lo scorso 3 ottobre il gip Luigi Giordano ha respinto la richiesta di scarcerazione avanzata dagli avvocati di Papa costringendo i difensori a rigettare l’incarico. Per l’avvocato dell’ex magistrato lo stato di salute precario di Papa e la condizione di detenzione “comportano un’estrema difficoltà da parte nostra nell’andare, nel perdere le giornate, nell’occupare le ore a far le file e via discorrendo. Tra l’altro le sue condizioni psico-fisiche gli impediscono di aiutarci nella difficile opera di allestire una difesa tecnica e quindi evidentemente anche questo incide sulla nostra possibilità di difenderlo correttamente”. E il caso di Alfonso Papa risulta essere unico nel suo genere. “Gli unici due precedenti – spiega Di Casola – riguardavano fatti di sangue e i due rappresentanti credo che si dicano latitanti”.

Papa infatti ricordano i suoi legali non si è reso latitante, si è costituito davanti all’autorità giudiziaria, quindi pericolo di fuga non ce n’è, pericolo di inquinamento delle prove la stessa autorità giudiziaria di Napoli, dopo tanto lavoro fatto dalla difesa, ha effettivamente confermato che non c’è. Per questo D’Alise e Di Casola sono ricorsi in Cassazione (la prima udienza è fissata a novembre, ndr) per concedere al deputato del Pdl gli arresti demiciliari. Le dimissioni dei due avvocati non significa però che Papa in questo momento non sia legalmente difeso: “La rinuncia alla difesa, che è prevista dal Codice, prevede che l’onorevole Papa ci rifletta su e nomini dei difensori che possano assicurargli la difesa. Finché questo non avverrà noi non verremo meno al nostro dovere di difenderlo. Ma abbiamo segnalato che le condizioni per farlo, non soltanto formalmente, non possono che sortire risultati negativi”.