Milano, 15 set. (LaPresse) – Il giudice di Milano Stefania Donadeo ha respinto la richiesta di archiviazione per il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, formulata il 16 dicembre 2010 dalla procura per il premier, e ha deciso che anche Silvio Berlusconi deve essere processato, come il fratello Paolo, editore de ‘Il Giornale’, per la fuga di notizie che portò alla pubblicazione il 31 dicembre 2005 sulle pagine del quotidiano milanese dell’intercettazione nella quale l’allora leader Ds Piero Fassino chiedeva al numero uno di Unipol Giovanni Consorte, impegnato nella scalata a Bnl: “Allora, abbiamo una banca?”. Il gip ha inoltre disposto che la procura di Milano iscriva nel registro degli indagati anche il direttore di ‘Libero’, Maurizio Belpietro, che all’epoca della fuga di notizie sull’intercettazione era direttore de ‘Il Giornale’, il quotidiano che pubblicò il testo. Il premier e il giornalista dovranno rispondere dell’accusa di concorso in rivelazione di segreto d’ufficio. Accolta invece la richiesta di archiviazione del pm Maurizio Romanelli per il reato di materiale ricezione del supporto file audio della telefonata tra Piero Fassino e il numero uno di Unipol Giovanni Consorte. Per il gip, da quanto si legge nel provvedimento depositato oggi, “non può addebitarsi il delitto di ricettazione posto che esso si configura in ipotesi di illecita circolazione di un bene materiale e non di una informazione”.
Il pm Maurizio Romanelli sta valutando, insieme al procuratore capo Edmondo Bruti Liberati, i motivi che hanno spinto il giudice a bocciare la richiesta di archiviazione e a sollecitarre invece una imputazione coatta. Da un punto di vista tecnico la procura ha dieci giorni di tempo per inviare ad un nuovo giudice la richiesta di rinvio a giudizio per il premier Silvio Berlusconi. Già domani, però, questa richiesta potrebbe essere innoltrata all’ufficio gip-gup.
Il gip di Milano Stefania Donadeo afferma che sono diverse “dichiarazioni dei chiamanti in correità” a incastrare Silvio Berlusconi. “Le principali fonti di prova – scrive nell’ordinanza emessa oggi – relative all’incolpazione in ordine al reato” di concorso in rivelazione del segreto d’ufficio “per il quale Silvio Berlusconi è iscritto nel registro degli indagati, sono le dichiarazioni rese nel corso dei diversi interrogatori dinanzi al pm dagli allora coindagati, oggi coimputati, Fabrizio Favata, Roberto Raffaelli, Eugenio Petessi nonchè le dichiarazioni rese dalla persona informata dei fatti Guido De Ambrosis. Tali dichiarazioni dei chiamanti in correità in quanto convergenti nei tratti essenziali – prosegue – consentono la ricostruzione di una concatenazione logica di vari sillogismi che impongono la necessità dell’esercizio dell’azione penale anche per Silvio Berlusconi in ordine al reato di rivelazione di notizia coperta da segreto d’ufficio”. Il file dell’intercettazione tra Piero Fassino e Giovanni Consorte ai tempi della scalata alla Bnl fu un “regalo” ricevuto da Silvio Berlusconi, “unico interessato alla pubblicazione della notizia riguardante un avversario politico stante l’approssimarsi delle elezioni politiche”, scrive ancora il gip secondo il quale “tale notizia avrebbe leso, così come è stato, l’immagine di Piero Fassino”. “La pubblicazione della notizia proprio dopo e solo dopo l’ascolto da parte di Silvio Berlusconi, come volevano tutti” ossia gli imprenditori Fabrizio Favata e Roberto Raffaelli “e i ringraziamenti seguiti da parte di Silvio Berlusconi, costituiscono dati di fatto storicamente provati che logicamente interpretati rendono necessario l’esercizio dell’azione penale anche nei confronti” del presidente del Consiglio. Secondo il gip “non si può e non si deve escludere che Raffaelli (proprietario della società che aveva eseguito le intercettazioni ndr) oltre a far ascoltare le conversazioni abbia anche consegnato la chiavetta al presidente, il quale l’avrebbe ricevuta ringraziando”. Questo per il gip “ancor più evidenzierebbe il suo favore per la pubblicazione”.
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