Mirabello (Ferrara), 11 set. (LaPresse) – Il tanto atteso intervento del presidente della Camera Gianfranco Fini ha chiuso la festa di Fli a Mirabello. Il leader di Futuro e libertà inizia con un ricordo dell’attentato dell’11 settembre 2001: “Gli americani reagirono e trovarono un’identità nazionale. Un popolo non affronta e non vince i momenti difficili se non è una nazione. E’ essenziale avere il senso di una prospettiva comune. Questa è la lezione che ogni popolo deve tenere presente”. Poi un riferimento alla situazione italiana: “L’Italia si trova in un momento di difficoltà, occorre partire da un sentimento di appartenenza a una comunità di destino. Anche l’Italia deve ripartire dallo sforzo incessante di mettere in evidenza ciò che può unire e non ciò che divide”. Come da pronostico, Fini attacca il governo: “Le istituzioni devono essere a servizio della società, non servono per risolvere gli interessi di una parte politica o di una sola persona, ed è evidente che mi riferisco al presidente del Consiglio”. “C’è delusione fra gli elettori del Pdl e non ha radici solo nell’aumento delle tasse, ma ha un motivo più profondo. Non si possono mettere alla berlina certi valori se si crede in determinati ideali. Non si può considerare il denaro l’unico metro per valutare il successo di una persona”. Gianfranco Fini passa poi ad analizzare la situazione del suo partito e le strategie per il futuro: “È stata dura, ma oggi che Fli comincia ad esserci sul territorio nessuno si ricreda e venga assalito da dubbi: è necessario andare avanti con maggiore determinazione rispetto a quella che abbiamo avuto fin qui. C’è davvero un’Italia che crede in se stessa, che attende che alcune bandiere vengano rialzate e che si dia un’interpretazione diversa della politica. Un’Italia largamente maggioritaria che ha profonda nostalgia di un’epoca in cui la politica era interpretata da uomini che non si servivano di istituzioni ma cercavano di servirle”. “Fli – ha aggiunto Fini – è un movimento più che un partito. La forza di Fli non è legata alla sua organizzazione ma alla capacità di essere un movimento di idee e di spiazzare l’avversario. Alla capacità di porre temi scomodi che nessuno ha il coraggio di porre. Non si tratta solo di costruire un’alternativa credibile al berlusconismo che sta giungendo al termine. Ora che è fallita la rivoluzione liberare e democratica di Berlusconi, non si può tornare indietro”. “Bisogna rafforzare il Terzo polo – ha invitato il presidente della Camera -che deve essere un’unione di forze motivate dalla volontà di andare all’attacco. Il Terzo polo non può limitarsi ad essere un’alleanza. O ha la capacità di candidarsi a guida del paese o rischia di non far breccia nel cuore degli italiani. Siamo moderati? Sì, ma moderato non significa rinunciatario e timido. Il Terzo polo deve essere il punto di riferimento dell’Italia laboriosa, pulita e onesta e che non vuole una politica di muro contro muro ma di valori”. Fini auspica una rinascita dell’Italia “più pulita e decorosa, più in sintonia con il comune sentire popolare. Dobbiamo combattere l’illegalità diffusa. Denunciare il dolore di fronte all’indecenza delle vicende che riempiono i giornali. Non è tempo di moralismi pelosi ma proprio perchè non abbiamo ipocrisie pensiamo che pulizia significhi impegnarsi perchè queste storie squallide non siano il nostro biglietto da visita. L’Italia deve tornare ad essere conosciuta nel mondo per le bellezza delle sue città, per il senso del dovere e la professionalità degli imprenditori. Per l’eroismo dei militari impegnati in ogni angolo del mondo”. Il leader di Futuro e libertà si sbilancia poi sulla legge porcellum e spiega che se l’unico modo per eliminarla è il referendum abrogativo, allora non avranno alcun timore di firmarlo. Poi, un riferimento alla situazione economica mondiale e alla manovra: “Bisogna iniziare a dire la verità in termini economici e finanziari. Non si può imputare a Berlusconi la colpa della crisi mondiale, ma di certo il governo non ha fatto qualcosa per arginarla e combatterla. Quando fummo messi alla porta un anno fa uno dei capi d’imputazione era l’accusa di sabotaggio perchè avevamo detto che la situazione nel Paese non era da mulino bianco. Chiesi la convocazione degli stati generali dell’economia per discutere della situazione e per evitare che l’Italia cadesse nel baratro. Ma la risposta fu: ‘Nessun pericolo, ghe pensi mi, state tranquilli’. Fu una sottovalutazione colpevole che ha dato seguito ad approssimazione e disperazione”. La manovra è, secondo il presidente della Camera Gianfranco Fini, “un doppio tradimento: non si tocca che potrebbe dare di più e si fa pagare chi ha meno”. Intervenendo alla festa di Fli a Mirabello Fini ha detto: “Non è questa la destra che abbiamo sempre sognato. Non era questa Alleanza nazionale e non doveva essere questo il Pdl”. Fini ha proseguito riportando le parole di un collega a livello europeo che gli avrebbe detto: “Mi sembra che in Italia il problema non sia la ricetta da mettere nel menu, il problema è il cuoco”. “L’Italia non ha bisogno di un governo che pensi a resistere, resistere, resistere, magari per continuare la sua battaglia contro la magistratura. Ha bisogno di un governo che governi. L’Italia ha bisogno di nuovo premier. Il Pdl deve accorgersi che non si può continuare a difendere ad oltranza l’indifendibile. Sapeste quanti ci danno ragione in privato, e sono gli stessi che hanno anche paura a salutarci nel timore che lo sappia il presidente del Consiglio”. Così Gianfranco Fini ha concluso il suo discorso a Mirabello spiegando: “Dopo l’approvazione della manovra il governo tornerà a pensare alla legge sulle intercettazioni. È vero che è disgustoso leggere certe intercettazioni sui giornali, è disgustosa la fuga di notizie, ma è ancora più disgustoso dar vita a certi atteggiamenti”. “Il Pdl – ha proseguito Fini – ha il diritto di continuare a governare e se Berlusconi facesse un passo indietro, non entreremmo al governo, ma ci assumeremmo l’onere di condividere alcune scelte. Non ci facciamo illusioni, l’Italia continuerà a vivere momenti travagliati. Auspichiamo che la manovra riesca a tacitare il malessere finanziario ma senza una svolta politica quando gli italiani andranno a votare, quello che Berlusconi ha considerato inammissibile, cioè lasciare palazzo Chigi, lo decideranno gli italiani che gli consegneranno lo sfratto. Facciamoci trovare pronti a quell’appuntamento”.

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