Manovra, Tremonti la difende: Né condono, né squilibri

Roma, 2 set. (LaPresse) – Nessun condono nella manovra bis. Parla chiaro il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, nel suo intervento alla commissione Bilancio del Senato. Nel decreto manovra, che martedì approderà nell’aula di palazzo Madama, secondo quanto riportato nel resoconto della seduta, il superministro ha escluso il ricorso al condono “poiché si tratterebbe di un intervento una tantum che genera introiti di cassa, ma che non modifica l’assetto della finanza pubblica”.

Tremonti spiega che “sussiste l’esigenza di evitare interventi singoli di rimpatrio di capitali che forniscano un gettito solamente una tantum”. Il titolare del Tesoro chiarisce che per quanto concerne i rapporti tra Italia e Svizzera per risolvere le controversie fiscali pendenti fa presente che “la posizione italiana è da sempre quella di rispettare il quadro normativo dell’Unione europea e di procedere in armonia con quanto previsto dagli altri partner europei”. “Peraltro – ha proseguito il ministro – lo schema di accordo in corso di negoziazione a livello bilaterale tra la Confederazione elvetica e, rispettivamente l’Inghilterra e la Germania, è coerente con le posizioni nazionali”.

Difende la bontà degli interventi e soprattutto della loro portata “bilanciata” tant’è che, nel suo intervento alla Bilancio, sostiene come “non possano essere condivisi i rilievi formulati nei confronti della manovra circa un eccessivo squilibrio della componente fiscale rispetto alla decurtazione della spesa”. “La proporzione inizialmente prevista viene infatti mantenuta e confermata, ove si consideri che il contributo di solidarietà viene sostituito da misure prettamente fiscali, quantunque nella loro gestione vengano inclusi i governi locali” spiega ancora Tremonti.

Quanto al ricorso alla spending review per una corretta definizione delle necessità di spesa pubblica, il titolare del Tesoro ritiene che “sia una via da approfondire e percorrere”. E’ previsto che le somme che i Comuni recupereranno grazie alla loro attiva partecipazione all’attività di accertamento tributario, e di conseguenza alla lotta all’evasione fiscale, saranno escluse dal patto di stabilità e possono rappresentare quindi una fonte di liquidi disponibili per le spese delle amministrazioni locali che consenta loro di non violare i parametri del patto.

“La prevista soppressione della disposizione del decreto-legge istitutiva del contributo di solidarietà” prevede l’attiva partecipazione dei comuni “all’attività di accertamento tributario, affiancandosi in tal modo all’operato, che continua ad essere svolto a livello centrale, dell’Agenzia delle entrate e della Guardia di Finanza. È prevista altresì quale incentivo la destinazione della totalità delle somme recuperate al bilancio dei comuni, rimanendo tali introiti al di fuori del calcolo del patto di stabilità interno per gli enti locali”.