Milano, 29 ago. (LaPresse) – E’ scontro tra il centrodestra e il centrosinistra sul caso di Filippo Penati, l’ex sindaco di Sesto San Giovanni ed ex presidente della provincia di Milano, accusato di corruzione. I fatti dei quali è accusato sono già caduti in prescrizione, ma il danno di immagine per il partito è evidente. Perciò il Pd ha convocato la propria Commissione nazionale di garanzia “a tutela della onorabilità del partito”. Il presidente della Commissione Luigi Berlinguer ha invitato Penati “ad ottemperare al dovere, previsto dallo stesso codice etico del Pd, di informare tempestivamente la Commissione provinciale di garanzia di Milano sui fatti che, allo stato delle indagini, lo hanno investito”. La commissione si riunirà il 5 settembre. E se sabato il segretario del Pd Pier Luigi Bersani aveva detto che la eventuale decisione di Penati di rinunciare alla prescrizione doveva essere una “scelta personale”, ieri il suo vice, Enrico Letta, è stato categorico: “Non c’è dubbio – ha detto – che Penati deve rinunciare alla prescrizione”.
All’attacco è andato il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri, secondo il quale “il sistema di potere dei Ds-Pd emerge con chiarezza dalle vicende di Sesto San Giovanni. Appare come la continuazione delle tradizionali vicende che hanno visto il principale partito della sinistra al centro di un sistema finanziario ricco di risorse e povero di trasparenza, per non dire altro”. La risposta più dura è arrivata a stretto giro dall’ex sindaco di Roma Walter Veltroni, che ha annunciato una querela per diffamazione. “Si tratta – ha detto Veltroni – di affermazioni ancora più gravi visto che provengono da una persona che ricopre importanti incarichi istituzionali”. Gasparri dal canto suo, appreso della querela, ha diffuso una nota scrivendo: “Veltroni mi querela? Lo sfido a un pubblico confronto. E’ in grado di affermare che il suo partito non incassò tangenti nella vicenda Enimont?”.
In difesa del Pd è sceso anche Nico Stumpo, responsabile organizzativo del partito: “Il Pd – ha detto – ha sempre preteso dai propri iscritti, dirigenti e amministratori massima serietà e chiarezza e per questo abbiamo apprezzato l’autosospensione di Penati da tutti gli incarichi e dal partito stesso”. Penati, infatti, venerdì si è autosospeso dal partito e ha annunciato l’uscita dal gruppo consiliare regionale.
Ora il centrodestra tenta di sfruttare la questione di Penati per attaccare la giunta guidata dal sindaco di Milano Giuliano Pisapia, accusando quest’ultimo di aver scelto i propri assessori proprio su indicazione dell’ex presidente della Provincia. Accuse che hanno costretto Pisapia a difendersi: “La formazione della giunta di Milano – ha detto – è stata chiara, trasparente, fondata su principi di competenza, entusiasmo e novità politica. Sei donne e sei uomini, con due assessori trentenni scelti nell’ottica di parità di genere e del rinnovamento del governo della città. Voglio ribadire quindi – ha proseguito – in modo chiaro ed inequivocabile, anche per porre fine a qualsiasi strumentalizzazione, che nel formare la mia giunta ho preso le decisioni in totale autonomia e che in particolare non ho mai avuto incontri, colloqui, suggerimenti, e tanto meno pressioni dirette o indirette, da parte di Filippo Penati, come da nessun altro”.