Belluno, 18 ago. (LaPresse) – La Lega Nord adesso deve vedersela anche con le proteste dei leghisti. Oltre al sit-in organizzato dal Pd contro i tagli alle Province e alla richiesta di un incontro immediato, pervenuto al leader della Lega Umberto Bossi dai referendari di Belluno, che il Senatur dovrebbe incontrare questo pomeriggio, ci si mettono anche gli stessi elettori. Se Bossi aveva confidato in qualche giorno di riposo nel bellunese, aveva fatto male i conti. I cittadini che chiedono con forza, a dispetto della sentenza della corte di Cassazione, il passaggio dal Veneto al Trentino-Alto Adige voglio parlare sia col ‘capo’ sia con Calderoli e il faccia a faccia si prospetta già ostico.
Il leader del Carroccio è arrivato ieri sera a mezzanotte all’hotel Ferrovia gestito da Gino Mondin, che lo ospita da anni a gennaio e ad agosto, per festeggiare oggi il compleanno dell’amico Giulio Tremonti. E ad attenderlo la prima stangata: cancellato il comizio a Calalzo di Cadore per evitare le proteste annunciate proprio dai suoi elettori. La terra intorno al Carroccio comincia a tremare, si parla infatti “di leghisti incazzati” non solo per i tagli e le misure inserite nella manovra, che colpiscono molte province del nord, ma, riferiscono fonti interne agli enti locali della zona, perché “stanchi di questa alleanza con il Pdl”. Rabbia, delusione, indignazione. Sono questi i sentimenti degli elettori dellla Lega nord e i toni fortemente critici nei confronti dei ministri di riferimento non si erano mai sentiti prima.
A Calalzo di Cadore, tra i leghisti, c’è addirittura chi parla di un partito dallo stato di salute pessimo e di un leader che “non possiamo neanche più esporre come facevano con Breznev”. Da via Bellerio non si riesce più a contenere il malumore e per quanto Bossi si ostini a dire che nel partito non ci sono spaccature, è proprio dalla ‘base’ che arrivano sempre più evidenti le contrarierà nei confronti dei vertici. A dimostrarlo lo stesso appuntamento a Ponte di legno, dove il Senatur è andato via con “ho fatto bene a venire qui”, estrernando la sicurezza di aver rimesso tutto a posto. Ma quest’anno dalle strade sono stati cancellati gli slogan che inneggiavano al ‘capo’ e che erano lungo i tornanti del Tonale da dieci anni.