Torino, 17 ago. (LaPresse) – Il ministro leghista Roberto Calderoli attacca i calciatori rei, a suo avviso, di non voler pagare il contributo di solidarietà del 5% previsto nella manovra per chi chi guadagna più di 90mila euro lordi e del 10% per chi ne guadagna più di 150 mila euro lordi l’anno.
“Se dovessero continuare a minacciare scioperi o ritorsione proporrò che come ai politici anche ai calciatori venga raddoppiata l’aliquota del contributo di solidarietà”, ha detto il ministro della Semplificazione normativa.
La risposta dell’associazione, per bocca del vicepresidente dell’Aic Leonardo Grosso, non si è fatta attendere. “Quelle di Calderoli sono sciocchezze”, ha detto in un’intervista a Sky. “Si sta facendo tanto rumore per nulla. I calciatori sono lavoratori subordinati come tutti gli altri, pagano le tasse e rispettano le stesse regole – ha spiegato Grosso – Dipende dal tipo di contratto sottoscritto. Se l’accordo è in riferimento al lordo allo la tassa spetta al calciatore se è riferito al netto invece il pagamento spetta alla società. Se invece non è previsto nulla di specifico il pagamento dell’aliquota spetta al calciatore”.
Sempre a Sky è intervenuto sull’argomento anche il vicepresidente del Milan, Adriano Galliani. “Calderoli? Non commento le sue dichiarazioni. Io penso che ognuno debba occuparsi delle cose che è chiamato a gestire. Il calciatore fa il calciatore, il dirigente il dirigente e il ministro fa il ministro”.
“Il contributo di solidarietà non ha nulla a che vedere con la tassazione Irpef. L’Aic sbaglia quando dice il contrario”, ha detto poi Galliani in risposta all’avvocato Grosso dell’Aic. “Il calciatore è un lavoratore dipendente a tempo determinato, con qualche zero in più ovviamente. Non hanno uno status diverso – ha aggiunto il vicepresidente del Milan – e come tale vanno incontro alle norme e ai problemi come tutti i lavoratori italiani”.