Roma, 13 ago. (LaPresse) – “La manovra dalla mezzanotte di domani sarà in Gazzetta ufficiale”. Ad annunciarlo oggi in conferenza stampa a Palazzo Chigi è stato lo stesso Giulio Tremonti, padre del provvedimento. Intanto il decreto legge anti-crisi prosegue il suo iter in tempi da record, tra misure note, poco chiare e ancora tante altre da svelare. Ieri il Consiglio dei ministri, durato poco più di un’ora, ma preceduto da una lunga giornata di consultazioni e riunioni fiume, ha varato il decreto legge, ma il suo percorso non è ancora finito. Dopo il tour de force dei ministri, costretti ad interrompere le vacanze per salvare il paese dalle speculazioni dei mercati, adesso la palla passa al Quirinale. La bozza del provvedimento è infatti già all’esame degli uffici del Colle, che questa mattina ha ricevuto gli ultimi documenti approvati dal Consiglio dei ministri, e a breve dovrebbe ricevere l’ok della Ragioneria dello Stato. Il testo definitivo così andrà direttamente sulla scrivania del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per la firma definitiva.
Questo solo il primo step, la manovra salva Italia dovrà affrontare l’esame del Parlamento. Il presidente Renato Schifani sembra che abbia già dettato i tempi, in via del tutto informale, per una breve apparizione del testo a Palazzo Madama che potrebbe licenziarlo già la prima settimana di settembre: il 22 agosto dovrebbe iniziare l’esame in commissioni Affari costituzionali e Bilancio e approdare in aula al Senato lunedì 5 o martedì 6 settembre. Tutto dovrebbe filare liscio, senza, come ha ribadito lo stesso Tremonti, il ricorso al voto di fiducia. Una scelta “saggia” e molto apprezzata dallo stesso Schifani, che a quanto si apprende, sulla manovra e si adopererà in ogni modo perchè questo impegno possa essere mantenuto. La seconda carica dello Stato si augura inoltre “che in questa fase così delicata per il Paese e su decisioni così importanti sia necessario un rapporto di confronto costruttivo tra maggioranza e opposizione e impiegherà il massimo sforzo per favorirlo al massimo”. L’iter a Montecitorio dovrebbe essere altrettanto rapido, anche se il presidente della Camera, Gianfranco Fini, su questo argomento ancora non si è espresso. Non sarà di certo lui a tradire le aspettative di “coesione” invocate da Napolitano.
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