Stop menù Senato a ‘prezzo politico’ , si paga costo reale

Roma, 11 ago. (LaPresse) – La ‘casta’ sulla graticola, dopo l’esplosione oggi del caso menù al Parlamento. Aumenti in vista per i senatori al ristorante di Palazzo Madama, dopo che il menù ‘a prezzo politico’ del Senato è circolato sui social network, scatenando l’ira e i commenti sdegnati del popolo del web. Per un pasto completo di antipasto, primo, secondo e dessert, i parlamentari devono tirar fuori dal portafoglio solo una decina di euro o poco più, ma anche meno, se si accontentano di pietanze più semplici. Qualche esempio: scaloppina di vitella al pepe verde 5,23, lamelle di spigola con radicchio e mandorle 3,34, dolci al carrello 1,74. Ma con gli spaghetti alle alici ce la si può cavare soltanto con 1,60 euro, un po’ più del prezzo di un caffé consumato al banco in un bar di periferia. E così, per placare la polemica, in un momento in cui i ‘costi della politica’ sono nel mirino dell’opinione pubblica, alle prese con la crisi economica e gli effetti della manovra sui bilanci delle famiglie, il Senato corre ai ripari. “In merito alle polemiche sui costi dei pasti al ristorante del Senato l’ufficio stampa di palazzo Madama ricorda che in sede di approvazione del bilancio interno è stato approvato un ordine del giorno specifico (G100) che intende porre a carico degli utenti del ristorante del Senato il costo effettivo dei pasti consumati”. E’ quanto scrive Palazzo Madama in una nota, specificando che “il presidente del Senato, Renato Schifani, ha già invitato i senatori questori ad assumere nel più breve tempo possibile tutte le necessarie iniziative e decisioni”.