Roma, 2 ago. (LaPresse) – Favorevole, ma con l’invito a riscrivere la maggior parte, se non tutti, degli articoli del Codice antimafia. Questo il parere del Pd, redatto dal capogruppo Donatella Ferranti, depositato in commissione Giustizia della Camera, pronta a votarlo oggi nel primo pomeriggio. Nel testo ci sono cinque considerazioni, in sintesi dei paletti, di cui l’organismo parlamentare guidato da Giulia Bongiorno deve tenere conto. Dopo numerose audizioni, tra cui quella del procuratore nazionale Antimafia, Piero Grasso, l’analisi del testo ha portato la relatrice a definire il provvedimento del governo, voluto fortemente dall’ex Guardasigilli Angelino Alfano, non un codice antimafia ma un “codice delle misure di prevenzione e della documentazione antimafia”. Nel testo del parere infatti si legge che “la nuova struttura normativa ingenera confusione e problematiche interpretative” perché prende le “mosse dai soli articoli del codice penale e da quelli comunque aggravati dalla finalità mafiosa”. In sintesi il codice doveva ampliare il “corpus normativo” e ordinarne la struttura “disorganica e frammentaria” a causa dei continui interventi di “modifica legislativa succedutisi nel tempo”. Nulla di tutto questo perché, scrive Ferranti, il provvedimento mostra “carenze di deleghe e scarsità di norme in materia penale” portando a una ulteriore stratificazione nella legislazione. Il nuovo codice antimafia propone “la creazione di una ulteriore ‘specie’ di nuovi istituti applicabili a particolari delitti” che si aggiungono a quelli già esistenti “applicabili a una più ampia platea di reati”. L’auspicio, come ha dichiarato la stessa Ferranti ieri, è che il testo venga riscritto tendo conti dei rilievi posti nel parere.

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