Fini, D’Alema e Casini contro Berlusconi, la maggioranza risponde

Torino, 31 lug. (LaPresse) – Gianfranco Fini, Massimo D’Alema e Pier Ferdinando Casini vanno all’attacco e tramite tre interviste demoliscono il lavoro del premier Silvio Berlusconi e del Governo. Per Massimo D’Alema il premier rappresenta un pericolo per l’Italia di fronte alla crisi. ‘Tutti dovrebbero capire – dice l’esponente del Pd in un’ intervista all’Unita – che Berlusconi porta alla rovina, non soltanto l’economia italiana, ma anche il sistema democratico”. Zapatero, invece, per D’Alema “mostra senso di responsabilità di fronte al destino del suo Paese, capendo che un governo senza consenso non può affrontare la crisi”. “Berlusconi – afferma D’Alema – invece, non ha il minimo senso dello Stato e si occupa solo degli interessi suoi”. Il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini, dalle pagine del Corriere della sera, dice che verso l’Italia “c’è sfiducia per l’assenza di misure serie e di segnali politici adeguati”. “Perché – fa notare Casini – la Spagna, pur avendo un’economia più fragile della nostra, sta reagendo meglio? Non sarà perché a un certo punto si è accorta che doveva prendere provvedimenti economici seri e ha indetto elezioni anticipate”. “Il presidente del Consiglio – dichiara Casini – dovrebbe prendere coscienza della caduta verticale di consenso del governo e scegliere una delle due opzioni possibili: andare dritto alle elezioni oppure dare il via libera a un esecutivo di unità nazionale composto dal centrodestra insieme alle forze responsabili dell’opposizione”. Per il presidente della Camera Gianfranco Fini, intervistato da Il Messaggero, “Tutti avvertono la necessità di superare l’attuale governo perché inadeguato, anche se all’interno del Pdl nessuno ha la forza di fare il passo necessario”. “In tantissimi – prosegue Fini – sono coscienti che quando Berlusconi sostiene che il governo è più forte di prima si tratta di una propaganda alla quale non crede più nemmeno lui. Tuttavia tra l’avere coscienza e l’agire con iniziative conseguenti, c’è di mezzo il classico mare”.

Ma a queste tre interviste non si è fatta attendere la risposta degli esponenti della maggioranza e del Governo. La prima a rispondere è stata Anna Maria Bernini, neo ministro per le Politiche comunitarie e portavoce nazionale vicario del Pdl: “Una analisi politica, per essere corretta, non può prescindere dalla realtà né tentare di calzarla forzosamente su conclusioni preconfezionate. Parlare di pericolo per il Paese (allarme ciclicamente lanciato dal presidente D’Alema), di un governo a galleggiamento irresponsabile (come non senza interesse di parte adombra il presidente Fini), invocare un armistizio per un governo di unità nazionale (come ancora una volta propone il presidente Casini) significa dipingere consapevolmente uno scenario diverso e dissociato dalla realtà di un Paese che ha bisogno di stabilità, non di polemica priva di proposte alternative”. “Il governo Berlusconi – continua la Bernini – ha saputo porre in essere misure concrete, tangibili e consultabili sulla carta delle Gazzette Ufficiali, per stabilizzare i conti pubblici ed avviare azioni strutturali per lo sviluppo; contrastare la criminalità comune ed organizzata usando i proventi criminali per il bene della collettività; ridurre l’evasione fiscale; affrontare le emergenze su diversi palcoscenici internazionali promuovendo e valorizzando l’immagine del Paese in Europa e nel mondo; mettere l’Italia al sicuro rispetto al rischio default cui oggi non è immune neppure una superpotenza come l’America. E l’elenco potrebbe continuare a lungo”. “Attraverso la manovra finanziaria del semestre europeo – continua la Bernini – varata anche con l’apporto responsabile delle opposizioni, si sono creati i presupposti affinché la nave Italia prenda il largo verso il mare aperto del rilancio. Perché mai il premier Berlusconi ed il suo Governo dovrebbero fare un passo indietro – non dovuto – quando hanno fatto fare passi avanti al Paese? Mancano ancora due anni alla scadenza naturale del mandato a governare e a crescere che gli italiani ci hanno accordato nel 2008”. “Auspichiamo – conclude la Bernini – che le opposizioni depongano finalmente le armi della demagogia e della propaganda, che non può offuscare la realtà dei numeri della maggioranza, e finalmente imbocchino la via delle riforme condivise e della coesione nell’interesse del Paese”.Ha voluto rispondere alle interviste dei tre anche il ministro alle Politiche agricole Saverio Romano: “In politica spesso la forma è anche sostanza. Così come gli avvenimenti: hanno valenze differenti a seconda della sequenza e della tempistica con la quale si presentano. Ad esempio: trovare questa mattina 3 interviste a 3 big nazionali sui 3 quotidiani diversi che vanno però tutte a parare ad un unico concetto – mandare a casa Berlusconi – significa che il complotto antecedente il 14 dicembre di una lista di ministri sostenuta da una maggioranza indicata dal golpe di palazzo prescindendo dalla scelta dagli italiani, cova ancora nelle menti di qualcuno. Questo governo ha bene operato. Pertanto è necessario operare affinché giunga a termine naturale di mandato ponendo in essere quelle riforme di cui il Paese ha bisogno”. Chiude il cerchio Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera: “Le tre interviste di Casini Fini e D’Alema hanno un unico punto in comune: quello della contrapposizione pregiudiziale e frontale all’attuale governo, ma poi divergono nettamente nella soluzione politica per cui finiscono con l’elidersi. L’elemento di debolezza di tutte e tre queste prese di posizione deriva dal fatto che il 14 dicembre 2010 è stato fatto un tentativo di ribaltone che allora è fallito e che nessuno ha oggi la forza politica di riproporre”.