Roma, 30 lug. (LaPresse) – Il giornalismo italiano ha perso una illustre firma. E’ morto improvvisamente oggi il giornalista e scrittore Giuseppe D’Avanzo all’età di 58 anni. Nato a Napoli, laurea in filosofia, ha lavorato per anni a La Repubblica, a cui era approdato dopo l’esperienza al Corriere della Sera, e di cui era una delle firme di primo piano. Con il collega Carlo Bonini, è stato autore di importanti scoop investigativi, che in alcuni casi hanno fatto discutere.
D’Avanzo si è occupato di alcune delle principali inchieste giornalistiche degli ultimi anni, dal Nigergate (sulla falsa notizia nel discorso sullo Stato dell’Unione di George W. Bush relativa al tentativo di Saddam Hussein di acquistare uranio del Niger, che il giornalista ricondusse a un dossier istruito a Roma in ambienti vicini alla diplomazia africane ed al Sismi), al rapimento di Abu Omar. Inchiesta di giornalismo, quest’ultima, che aprì la strada alla scoperta del rapporto tra il cosiddetto ‘tiger team’, una squadra di informatici di Telecom-Italia, e Sismi, che avrebbe avuto il fine di depistare precedenti indagini e mettere sotto controllo personaggi pubblici italiani.
D’Avanzo curò su Repubblica anche il caso delle dieci domande rivolte al premier Berlusconi, scaturite dalle rivelazioni della redazione di Napoli di Repubblica sulla partecipazione del premier alla festa di compleanno di Casoria della giovane Noemi Letizia. Il giornalista scomparso si occupò anche della vicenda delle ‘escort di Tarantini’ che riguarda sempre il presidente del Consiglio. Con Attilio Bolzoni D’Avanzo si è occupato anche di mafia e ha pubblicato ‘Il Capo dei Capi. Vita e carriera criminale di Totò Riina’ (Rizzoli, 2007), da cui è stata tratta un’omonima miniserie tv andata in onda su Canale 5.