Roma, 8 lug. (LaPresse) – Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha lasciato la casa di Roma che gli aveva messo a disposizione il deputato Marco Mario Milanese, suo consigliere, dopo gli ultimi sviluppi sull’inchiesta sulla P4. “La mia unica abitazione è a Pavia”, ha spiegato Tremonti. “Non ho mai avuto casa a Roma. Per le tre sere a settimana che normalmente, da più di 15 anni, trascorro a Roma, ho sempre avuto soluzioni temporanee, prevalentemente in albergo e come ministro in caserma. Poi ho accettato l’offerta fattami dall’onorevole Milanese, per l’utilizzo temporaneo di parte dell’immobile nella sua piena disponibilità e utilizzo”.
Ieri la procura di Napoli, su richiesta del pm Vincenzo Piscitelli, ha trasmesso alla Camera dei deputati la richiesta per l’autorizzazione all’arresto di Milanese. L’ex consigliere di Tremonti è destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per corruzione e rivelazione di segreto d’ufficio. Oltre che per corruzione e rivelazione del segreto di ufficio, il gip di Napoli ha chiesto l’arresto di Milanese anche per associazione per delinquere. Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Fausto Zuccarelli e condotte dal pm Piscitielli, sono partite dal procedimento a carico di Paolo Viscione e altre persone, che avevano già portato all’emissione e conseguente esecuzione nel dicembre 2010 di numerose ordinanze applicative di misure cautelari in relazione alle attività delle società assicurativa ElG e del suo broker Nowosad, indagini condotte dalla guardia di finanza, nucleo di polizia valutaria e dall’Isvap.
Durante le attività di intercettazione telefonica disposte nel corso di queste indagini erano state captate conversazioni, in cui si faceva riferimento a pagamenti non dovuti e costosi regali in favore del deputato Marco Mario Milanese. Ulteriori approfondimenti, secondo l’accusa, hanno consentito di accertare che effettivamente vi erano stati diversi episodi, in cui lo stesso Milanese aveva ricevuto da Viscione e dalle sue società cospicui versamenti di danaro ed altri regali come orologi di pregio, gioielli, auto di lusso (Ferrari e Bentley), viaggi e soggiorni turistici all’estero.
E’ stato proprio Viscione a dichiarare che questi regali costituivano il “corrispettivo della rivelazione di notizie riservate e successivi interventi volti a rallentare le indagini condotte in più occasioni dalla guardia di finanza sulle società del dichiarante”. Milanese, infatti, spiega il procuratore aggiunto, aveva fatto a lungo parte delle fiamme gialle assumendo poi funzioni di sempre maggiore responsabilità presso il ministero dell’Economia dove è rimasto come consigliere politico del ministro fino al 28 giugno 2011.
Il pm Vincenzo Piscitelli della sezione Criminalità economica della Procura di Napoli è titolare del primo fascicolo sulla cosiddetta inchiesta P4 che poi è confluito nelle indagini del colleghi Francesco Curcio e Henry John Woodcock. Milanese ha lasciato l’incarico a fine giugno spiegando le sue ragioni in un comunicato che faceva riferimento al caso del generale Adinolfi, indagato nella P4. “Le ultime vicende – aveva scritto – che vedono coinvolti altissimi ufficiali della guardia di finanza in un’indagine della procura della Repubblica di Napoli mi vedono interessato quale persona informata sui fatti. Ritengo opportuno rassegnare le dimissioni da consigliere politico del ministro dell’Economia e delle Finanze al fine di salvaguardare l’importante ufficio dalle polemiche sollevate da una doverosa testimonianza”.

