Roma, 28 giu. (LaPresse) – Il pranzo a tre si è trasformato in una tavolata con tante sedie in più. Non solo Bossi e Tremonti a dialogare con il premier, sulla manovra da oltre 40 miliardi che il titolare del Tesoro porterà in Consiglio dei ministri giovedì, ma l’intero parterre della maggioranza di governo fra ministri, capigruppo e qualche sottosegretario. “Tremonti ha illustrato con dovizia di particolari il contenuto della manovra e si é rafforzato nel convincimento che questa è una maggioranza che sosterrà la manovra”, ha affermato il ministro della Giustizia e segretario politico in pectore del Pdl, Angelino Alfano, al termine del lungo vertice che Marco Reguzzoni, capogruppo della Lega alla Camera, ha definito “una riunione serena e costruttiva” nella quale “non é stata presa nessuna decisione”.
Infatti decisioni vere e proprie nell’incontro conviviale di via del Plebiscito non ne sono state prese. Tutto è stato rimandato ad un esame più dettagliato dei contenuti e del testo della manovra che avverrà questa sera a palazzo Chigi in un inedito preconsiglio al quale stanno prendendo parte i ministri. Il pranzo non era iniziato sotto buoni auspici. “Il governo rischia”, aveva detto Bossi prima di prendervi parte, mentre vari rumors parlavano di un Tremonti pronto a lasciare dopo gli attacchi indirizzati a lui da più parti negli scorsi giorni. Ma sembrerebbe essere andata bene. Il ministro dell’Economia “ha recepito la richiesta di collegialità dell’esame politico” dei provvedimenti, spiega il titolare della Farnesina, Franco Frattini, che aggiunge: “Non ci sarà nessuna riduzione delle tasse, ma una rimodulazione”.
Unanimità di vedute sul probabile taglio, a partire dal prossimo mese, agli stipendi dei ministri. “Quando si parla di tagli – aveva detto Alfano – noi dobbiamo dare il buon esempio e si inizierà da quelli a noi stessi. Non si comincia a tagliare se non dai palazzi della politica”. Si tratta di un vecchio cavallo di battaglia del Carroccio, che ha portato a casa la revisione del patto di stabilità per i comuni virtuosi, come annuncia il Senatùr ritornando a Montecitorio non lasciandosi sfuggire l’occasione di ricordare che “sulla manovra bisogna lavorare ancora. Il governo rischia fin quando non è passata”.
Non tutti i partecipanti però sono stati soddisfatti dell’andamento del pranzo. Benchè il suo dicastero non abbia incassato ulteriori tagli, Giancarlo Galan, ministro ai Beni culturali è stato fra i più duri con Tremonti accusandolo, rivelano fonti presenti al vertice, di non dire con chiarezza i numeri della manovra e le misure. Il sottosegretario Guido Crosetto intervenendo alla trasmissione radiofonica ‘Un giorno da pecora’ non si è rimangiato le accuse mosse al titolare del Tesoro. Anzi, ha ricarato la dose definendolo “un brasato” e “un bollito”. Chi credeva che bastasse aggiungere qualche posto in più al tavolo apparecchiato per tre per far digerire a tutti la manovra e far tornare il sereno nella maggioranza, forse si sbagliava.