Vendola: La partita è riaperta e il cambiamento è in atto

Roma, 18 giu. (LaPresse) – “Volevamo riaprire la partita e ci stiamo riuscendo”. La sinistra sta uscendo dalla sua condizione di “subalternità e di tendenza al minoritarismo”, adesso si tratta di “rifondare il centrosinistra” e di dare un carattere forte all’alleanza. Di fronte ai delegati dell’Assemblea nazionale di Sel, Nichi Vendola fa un bilancio di quasi un anno di vita del movimento nato ad ottobre a Firenze e offre la sua ricetta per la ricostruzione del centrosinistra a partire dalle alleanze: “Bossi e Tremonti sono due protagonisti fondamentali del centrodestra. E’ sbagliato inseguirli”. Il leader di Sel si rivolge al segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, sottolineando che “Bossi è l’interprete della destra regressiva, della destra razzista e non si può immaginare un’interlocuzione con lui. La stessa cosa vale per Tremonti, le cui politiche hanno impoverito il Paese”. E la replica di Bersani è arrivata puntuale dalla Conferenza nazionale del lavoro a Genova. “Ma Vendola non capisce che la nostra è una sfida alla Lega?” ha detto il segretario del Pd, respingendo al mittente l’accusa di voler aprire un dialogo con Bossi nel dopo Berlusconi.

“Ora – ha ribadito Vendola – è il momento di allargarsi e di dialogare, ma non certo con Bossi o Tremonti, piuttosto bisogna farlo con il popolo dei referendum”. Il cambiamento è in atto, secondo Vendola, e la sinistra ha ricominciato a camminare, ma non può gestirlo da sola questo cambiamento: “Credo che le competenze utili per costruire il cambiamento non siano depositate solo all’interno dei partiti dove pure ce ne sono di straordinarie. Costruzione collettiva di un programma di alternativa”. Un programma che per il leader di Sel “deve essere carne e sangue” perché “quello che è accaduto fra il primo e il secondo turno delle amministrative è la cresta dell’onda che è divenuta lo tsunami del referendum”. “Il Pd – prosegue – non esce indebolito dalle primarie per le amministrative, ne esce rafforzato”.

Invita gli esponenti del Partito democratico a “non avere paura della gente, della nostra gente” perché “c’è un unico grande popolo del centrosinistra e questo popolo è ancora più grande e unito se facciamo confluire nella costruzione del programma di alternativa le competenze che sono scese in campo contro il berlusconismo. Da quel tunnel si esce solo se cerchi il punto di luce e il punto di luce non sta nel palazzo, ma fuori, dove c’è la grande domanda di cambiamento della gente. E’ lì che c’è il punto di luce”.

Mette in campo le proposte di Sel in tema di lavoro e precarietà e ribadisce che la sinistra sbaglia a mettersi sullo stesso terreno della destra per affrontare le grandi questioni del presente. Serve un nuovo welfare che guardi “con più attenzione alla domanda di reddito e di reddito di cittadinanza e deve saper affrontare la sfida ambientalista” e ancora l’abolizione la legge Biagi, che a suo avviso “non è estremista chiedere che venga cancellata”. “La precarietà – aggiunge Vendola – non viene portata dalla cicogna, non appare come epifenomeno della natura, ma è il prodotto di certe politiche liberiste”.

Il leader di Sel fa anche un riferimento all’inchiesta sulla P4 e chiede alla politica di interrogarsi sulla “natura del potere”. La questione morale, dice, “lambisce anche la sinistra. Riemerge quel doppio Stato, illegale, che convive, mimetizzandosi, con lo Stato legale. Ed è una questione che non riguarda la destra, ma tutti i poteri. In questi rapporti malati c’è qualcosa che ci chiede di interrogarci sulla natura profonda del potere. Se vogliamo vincere per governare non possiamo arrivare in modo ‘naif’ di fronte a una ristrutturazione dei poteri reali. Dobbiamo essere puri come colombe e furbi come serpenti e non aggirare la questione morale. Su questo abbiamo il dovere di interrogarci: è un problema serio che inevitabilmente lambisce anche il centrosinistra”.