Rifiuti, Assoambiente: “Preoccupano export e la quota in discarica”

Rifiuti, Assoambiente: “Preoccupano export e la quota in discarica”
DISCARICA

Il presidente Chicco Testa commenta gli ultimi dati Ispra: “Il settore si conferma un importante produttore di energia, in crescita”

“Preoccupano l’aumento dell’export di rifiuti, il mancato aumento del tasso di incenerimento, il mancato raggiungimento dell’obiettivo relativo al tasso di riciclo effettivo, l’ancora elevato valore della circolazione infraregionale, l’alto tasso di conferimento in discarica“. Questo il pensiero del presidente di Assoambiente Chicco Testa in base a un’analisi condotta dall’Associazione delle imprese di igiene urbana, riciclo, recupero, economia circolare e smaltimento di rifiuti sugli ultimi dati dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) sulla gestione dei rifiuti urbani nel nostro Paese.
Va meglio, secondo Testa, invece sulla diminuzione della produzione di rifiuti, l’aumento della raccolta differenziata, e la discesa dei costi per i cittadini. Pur a fronte di una crescita della raccolta – spiega – “l’Italia non ha superato ancora l’obiettivo del 50% di riciclo effettivo previsto dalla direttiva Europea al 2020 fermandosi al 49,2%. La qualità dei materiali raccolti in forma differenziata quindi è peggiorata nel tempo, forse un po’ di stanchezza da parte dei cittadini cui le politiche ambientali stanno chiedendo continue modifiche di comportamento e per l’effetto del diffondersi del porta a porta. Sono quindi aumentati gli scarti del riciclo, passati da 4,6 milioni di tonnellate a 4,8″.
 
Inoltre – prosegue Assoambiente – “la gestione dei rifiuti organici presenta dati contrastanti: la quantità di raccolta differenziata di biowaste di origine urbana si è ridotta nel 2022, passando da 6,8 a 6,5 milioni di tonnellate; sono aumentati il numero di impianti (arrivato a 358 unità), la capacità di trattamento (che passa da 11,2 milioni di tonnellate a circa 12) e il quantitativo complessivo di frazione organica trattata (passata da 8,3 a 8,4 milioni di tonnellate). È aumentata sia la produzione di biogas (da 324 a 331 milioni di metri cubi), sia quella di biometano (153 milioni di metri cubi, con un aumento di 30 milioni di metri cubi), cui vanno aggiunti circa 85 milioni di metri cubi provenienti dai digestori anaerobici”.

Il settore rifiuti importante produttore di energia

I dati mettono in evidenza “una leggera riduzione del recupero energetico, 100mila tonnellate in meno. Il sistema degli impianti waste to energy italiano genera 4,5 Megawattora elettrici (in aumento sul 2021), cui si affiancano 2,3 Megawattora termici (in riduzione sul 2021). A questi valori vanno aggiunti circa 0,4 milioni di Megawattora elettrici e 0,2 termici, provenienti dai digestori anaerobici. Il settore rifiuti si conferma un importante produttore di energia, in crescita, fondamentale nella transizione energetica e con un ampio margine di miglioramento”. 
 
L’uso della discarica come sistema di smaltimento è diminuito – rileva Assoambiente – ma di poco, passando da 5,6 milioni tonnellate a 5,2 (dal 19% al 17,8%). L’uso della discarica “si è dimezzato dal 2013 al 2022, ma è ancora lontano dall’obiettivo di un quantitativo massimo per i rifiuti urbani del 10% al 2035, specie in alcune regioni (Sicilia, Toscana, Marche, Abruzzo, Umbria, Basilicata) con tassi superiori al 30%. Preoccupa il dato di aumento dell’uso della discarica di alcune regioni rispetto al 2021: Piemonte, Lazio, Abruzzo”.
 
La riduzione nell’uso di inceneritori e discariche “ha alimentato però l’aumento dell’export fuori Italia (+30%, da 550mila a 830mila tonnellate). Abbiamo mandato all’estero l’equivalente dei rifiuti gestiti da due impianti di incenerimento medio grandi. Ancora consistente è anche il flusso di export infraregionale, tra cui i rifiuti avviati a discarica in impianti fuori dalla regione di origine che sono stati pari a 492mila tonnellate”.
I costi del sistema registrano “una diminuzione rispetto al 2021, quando erano pari a 194,5 euro a testa, passando a 192 euro all’anno, con un minimo di 141 in Molise ed un massimo di 271 in Liguria”.
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