La situazione fotografata da Legambiente e Comitato glaciologico italiano in merito al 2023
Il 2023 è stato un anno di record climatici negativi per l’alta quota con caldo record, zero termico sulle Alpi a quota 5.328 m e 144 eventi meteorologici estremi registrati nelle regioni dell’arco alpino da inizio anno. E’ il quadro dipinto da Legambiente in occasione della presentazione del IV rapporto “Carovana dei ghiacciai 2023”, in occasione della Giornata della Montagna.
I ghiacciai in ritirata considerati ‘osservati speciali’ sono l’Adamello, il più grande dell’arco alpino, il Belvedere, gruppo del Monte Rosa, e quelli svizzeri e austriaci. Con il progressivo ritiro dei giganti bianchi, in aumento i laghi glaciali: 170 quelli nuovi in Valle D’Aosta. Sono inoltre raddoppiati nel 2023 (rispetto al periodo di riferimento) gli eventi di instabilità in quota. Nel 2023, dice il report, in realtà non sono stati riportati fenomeni significativi direttamente riconducibili a instabilità glaciale sulle Alpi italiane. In ogni caso se si osserva l’insieme dei fenomeni d’instabilità in alta quota l’estate 2023 si colloca, a pari merito con il 2016, al secondo posto per numero di eventi d’instabilità censiti (oltre 30), pari a circa il doppio della media annua di casi documentati nel periodo 2000-2021. Come già avvenuto per l’estate 2022, rispetto al periodo 2000-2021 si sono invertite le proporzioni dei fenomeni documentati: le colate detritiche sono state la tipologia di fenomeno più ricorrente (oltre il 60% dei casi, erano il 20% nel periodo 2000-2021), mentre le frane (rappresentate soprattutto da crolli) compongono il restante 40%.
Montagna e ghiacciai alpini sono, dunque, sempre più sotto scacco della crisi climatica, in un anno, il 2023, segnato da record negativi per l’alta quota. Tra i vari fattori, pesa, oltre ai già citati, anche l’aumento degli eventi meteorologici estremi in tutte le regioni dell’arco alpino (Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia). Fra questi ultimi, ben 144 sono quelli registrati dall’Osservatorio Città Clima di Legambiente nei primi dieci mesi del 2023 (contro gli 8 del 2010 e i 97 del 2022). Un bilancio che, dal 2010 al 2022, sale a ben 632 eventi estremi (escluse le mareggiate) con 3 regioni – Lombardia, Piemonte e Veneto – tra le più colpite. Tra le province più in sofferenza: quella di Milano, Genova, Torino, Varese, Cuneo, e Trento.
“Le Alpi e il Mediterraneo – dichiarano Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente e Vanda Bonardo Responsabile nazionali Alpi Legambiente – sono aree particolarmente sensibili al riscaldamento climatico, qui più che altrove si registra un’accentuata accelerazione degli effetti della crisi climatica che avanza. Il monitoraggio costante dei ghiacciai alpini, che stiamo portando avanti da quattro anni con la nostra campagna Carovana dei ghiacciai, oltre che permetterci di documentare e raccontare la riduzione delle masse glaciali ci consente anche di valutarne gli effetti sul territorio montano e di portare in primo piano il tema della convivenza con la crisi climatica. L’adattamento è un processo di adeguamento, non una risposta una tantum a un’emergenza. Il concetto di rischio totale, per troppo tempo rimasto confinato tra le conoscenze degli esperti, deve diventare un riferimento quotidiano e consueto per coloro che ci governano. Per questo chiediamo al Governo Meloni un serio impegno da parte dell’Italia nella lotta alla crisi climatica con politiche climatiche più ambiziose, politiche di adattamento e azioni concrete non più rimandabili incluso il sostegno per una piena attuazione della Carta di Budoia e la nascita di un’alleanza europea per i ghiacciai”.
“Questo patrimonio di conoscenze scientifiche, – dichiara Marco Giardino, vicepresidente del Comitato Glaciologico Italiano – attraverso la Carovana dei Ghiacciai è stato condiviso con amministratori, tecnici,
cittadini e turisti dei territori montani italiani, rivelandosi un insostituibile strumento non solo per affrontare adeguatamente le attuali criticità, ma anche per ripensare il presente dei territori alpini alla luce di chi verrà dopo di noi. In questo modo, il Comitato Glaciologico Italiano offre il suo contributo alle istituzioni per progettare azioni mirate di adattamento e rafforzare politiche di mitigazione al riscaldamento climatico”.
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