Mohammad Reza Sabouri, ambasciatore dell’Iran in Italia, ha parlato ai microfoni di LaPresse delle sanzioni Onu sul nucleare contro Teheran reintrodotte dopo che i Paesi del gruppo E3 (Francia, Germania e Regno Unito) hanno riattivato il meccanismo di ‘snapback’.
“L’esperienza del passato ha dimostrato che il programma nucleare pacifico dell’Iran non può essere distrutto con bombardamenti, né fermato con sanzioni, né deviato verso attività illegali. Tuttavia, vi assicuro che l’Iran ha sempre cercato e continuerà a cercare di risolvere le divergenze attraverso il dialogo e la diplomazia. Tutti gli indizi però mostrano che i tre Paesi europei, sotto la pressione degli Stati Uniti, non hanno la volontà né la capacità di agire in modo costruttivo“, ha spiegato il diplomatico iraniano che poi ha aggiunto: “Il recente tentativo dei tre Paesi europei di reintrodurre le risoluzioni precedentemente revocate non ha alcuna giustificazione giuridica, logica o morale. Ritengo che, considerando il cambiamento fondamentale intervenuto nella situazione del programma nucleare della Repubblica islamica dell’Iran, la presunta preoccupazione per le attività nucleari iraniane sia infondata, e che la reintroduzione delle risoluzioni contro l’Iran abbia perso ogni legittimità. Di conseguenza, data la mancanza di consenso e i difetti legali e politici, il ripristino delle vecchie risoluzioni del Consiglio di Sicurezza è nullo e privo di effetti, e non può imporre nuovi obblighi giuridici, né all’Iran né agli altri membri delle Nazioni Unite”, sottolinea Sabouri.
“D’altra parte – continua – con la conclusione della risoluzione 2231, i diritti previsti da tale risoluzione ù tra cui il diritto dell’Iran di proseguire e sviluppare l’arricchimento nucleare, di cooperare scientificamente e tecnicamente con altri Paesi nel campo nucleare, e di continuare la ricerca e lo sviluppo ù restano pienamente validi. La Repubblica islamica dell’Iran non riconosce più le restrizioni contenute nelle vecchie risoluzioni annullate. L’Iran rimane dunque impegnato nella diplomazia, ma agirà esclusivamente in base ai propri interessi e criteri”.
La situazione in Medio Oriente
Sulla situazione in Medio Oriente, l’ambasciatore iraniano rimarca che “per poter analizzare gli sviluppi bisogna guardare alla storia della regione dopo la Seconda guerra mondiale. Questo regime ha imposto molte guerre alla regione e ha attaccato tutti i Paesi vicini alla Palestina occupata. L’evento del 7 ottobre ha fornito un nuovo pretesto a questo regime non solo per diffondere instabilità e guerra, ma anche per cercare di realizzare il suo obiettivo di eliminare la Palestina e di attuare una pulizia etnica attraverso il genocidio del popolo di Gaza. La resistenza del popolo di Gaza, tuttavia, ha costretto il regime ad accettare un cessate il fuoco dopo il massacro di circa 80.000 palestinesi innocenti. Mi ha riempito d’orgoglio vedere persone libere in Europa, soprattutto in Italia, scendere nelle strade e nelle piazze per gridare contro l’oppressione e il genocidio. Ciò dimostra che la coscienza umana non può essere ingannata da menzogne e disinformazione”.
Dopo quanto avvenuto il 7 ottobre, ricorda il diplomatico di Teheran, “abbiamo dichiarato che l’unica via per il ritorno alla stabilità e alla sicurezza nella regione è il cessate il fuoco. Abbiamo sostenuto qualsiasi piano che potesse garantire i diritti dei palestinesi e fermare la macchina di morte israeliana. Tuttavia, la mia principale preoccupazione riguarda la durata del cessate il fuoco: l’esperienza e la storia mostrano che questo regime ha una lunga tradizione di violazioni e di mancato rispetto degli impegni. Chi ha a cuore la pace deve vigilare con attenzione sull’attuazione del cessate il fuoco, perché questo regime ha una consuetudine radicata nel tradimento e nella ripetizione di atti criminali”.
“Dopo Accordi di Abramo solo massacri e instabilità”
Gli Accordi di Abramo, siglati nel 2020 “con grande clamore mediatico, sono stati presentati come un nuovo processo regionale con la partecipazione di alcuni Paesi arabi. All’epoca si sostenne che la ‘normalizzazione’ avrebbe consolidato nuove dinamiche regionali. Allora, chi interpretava questi accordi come un tentativo di falsificare la realtà e minare la sicurezza e la stabilità della regione, veniva criticato. Oggi, cinque anni dopo, è chiaro a tutti quale fosse il vero obiettivo: dopo gli Accordi di Abramo la regione è sprofondata in crisi diffuse e in massacri di migliaia di innocenti. Il regime israeliano ha scatenato un’offensiva di due anni contro la Striscia di Gaza e ha attaccato più di sette Paesi della regione, arrivando perfino a violare la sovranità del Qatar, uno dei principali alleati occidentali e Paese mediatore. È dunque evidente che per loro la ‘normalizzazione’ significava normalizzare aggressione, massacri e instabilità”, afferma Sabouri.
“La Repubblica islamica dell’Iran – ha proseguito – è invece sempre stata promotrice di pace e stabilità nella regione e nel mondo. In questo spirito, ha avanzato numerose proposte globali e regionali ù dal ‘Dialogo tra le civiltà’ del 2001 al piano di pace di Hormuz (HOPE). Oggi è chiaro a tutti quali siano state le conseguenze degli Accordi di Abramo. Nonostante ciò, il presidente degli Stati Uniti cerca ancora di farvi aderire altri Paesi, ma io credo che l’unica soluzione per la regione sia un sistema di sicurezza collettiva, il ritiro delle forze straniere e la fine di ogni ingerenza negli affari interni degli altri Stati, un’iniziativa che l’Iran ha sempre sostenuto e promosso”.
Il rapporto con l’Italia
L’ambasciatore iraniano si sofferma poi sui rapporti con Roma. “Nessuno può dire di essere soddisfatto del livello attuale delle relazioni tra due Paesi di così antica e grande civiltà. Sebbene Iran e Italia, nonostante le numerose limitazioni strutturali e non, cerchino di migliorare le relazioni per avvicinarle al livello desiderato, restano ancora distanze significative”, rimarca Sabouri, “tuttavia, la storia dei due Paesi dimostra che le vicissitudini non hanno mai rappresentato un ostacolo permanente ai rapporti bilaterali. In questa direzione, l’Iran ha messo e continuerà a mettere in campo tutte le risorse e gli strumenti disponibili, in particolare in ambito economico, per sviluppare la cooperazione. I diplomatici sono per natura ottimisti, poiché è l’ottimismo a costruire il futuro. Sono certo che, grazie alla volontà condivisa tra i due popoli culla di civiltà quali l’Iran e l’Italia, assisteremo presto a un rafforzamento delle relazioni in tutti i settori“.