Sanae Takaichi, presidente del Partito Liberal Democratico al governo del Giappone, diventerà la prima donna premier nella storia del Paese nipponico. Lo riportano i media locali. In un contesto di instabilità politica dovuta alla crescente frammentazione del sistema multipartitico, la sua nomina è stata sostenuta da una coalizione tra il suo partito e i nuovi alleati del Japan Innovation Party: è stata eletta con un voto alla Camera bassa del parlamento giapponese, in cui Takaichi ha ottenuto 237 voti, prevalendo sul candidato dell’opposizione e ex premier Yoshihiko Noda, che ne ha ricevuti 149, su un totale di 465 seggi. La sua elezione sarà ufficializzata nelle prossime ore dopo un incontro tra Takaichi e l’imperatore Hirohito.
Chi è Sanae Takaichi
Sanae Takaichi, 64 anni, è una politica ultraconservatrice giapponese considerata una delle figure più intransigenti del Partito Liberal Democratico (LDP). Da sempre vicina all’ex premier Shinzo Abe, del quale è stata una protetta e sostenitrice leale, Takaichi incarna la corrente più nazionalista e tradizionalista del partito. Nel corso della sua carriera ha ricoperto vari incarichi ministeriali e si è distinta per le sue posizioni rigide su temi sociali e identitari: sostiene la successione imperiale riservata agli uomini, si oppone al matrimonio tra persone dello stesso sesso e al riconoscimento dei cognomi separati per le coppie sposate. Fautrice di un rafforzamento delle Forze di autodifesa e di una revisione della Costituzione pacifista giapponese, Takaichi è spesso accusata di revisionismo storico per la sua interpretazione del passato bellico del Giappone e per le visite, o offerte simboliche, al Santuario Yasukuni, dove si celebrano i caduti in guerra del Paese ma tra le persone ricordate ci sono anche i principali responsabili dei crimini di guerra commessi dal Giappone durante la Seconda guerra mondiale. Nonostante sia la prima donna a ricoprire la carica di primo ministro, non ha mostrato un impegno particolare nella promozione dell’uguaglianza di genere o della diversità, preferendo concentrarsi su sicurezza, economia e politica estera.