Israele e Hamas hanno raggiunto a Sharm el-Sheikh, in Egitto, un accordo sulla prima fase del piano per Gaza proposto dal presidente Usa Donald Trump. Non c’è un documento pubblico ma, dalle dichiarazioni delle parti, è possibile ricostruire che i punti approvati sono: l’inizio di un cessate il fuoco, il ritiro parziale dell’esercito israeliano (Idf) da Gaza, il rilascio di tutti e 48 gli ostaggi ancora nella Striscia (20 dei quali si ritiene siano ancora vivi) in cambio della liberazione di 1950 prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri dello Stato ebraico e l’aumento nell’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia.
Restano aperte invece diverse altre questioni, prime fra tutte l’ipotesi di un disarmo di Hamas, un ritiro totale di Israele dai territori palestinesi e il futuro governo di Gaza. Oltre al fatto che, secondo fonti del gruppo islamista, sulla lista dei prigionieri da rilasciare si starebbe ancora lavorando. Di seguito gli elementi a disposizione su tempi e modalità di come verranno applicati i punti previsti dalla prima fase dell’accordo.
Cessate il fuoco entro 24 ore dalla ratifica di Israele
Il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza dovrebbe entrare in vigore “entro 24 ore” dal vertice del governo israeliano di giovedì sera, che si è riunito per ratificare l’intesa. Inizialmente si era diffusa la notizia che le armi avrebbero taciuto subito dopo la riunione, ma a chiarire la tempistica è stata poi una portavoce del governo israeliano, Shosh Bedrosian.

Ritiro parziale dell’Idf da Gaza
Successivamente al cessate il fuoco, l’Idf si ridispiegherà su una linea definita ‘Yellow Line’ che, secondo la portavoce del governo di Benjamin Netanyahu, porterà l’esercito a controllare e mantenere il controllo di circa il 53% della Striscia di Gaza. Quanti soldati si ritireranno e quanti resteranno non è stato reso noto. Un alto funzionario di Hamas, Osama Hamdan, parlando alla tv panaraba Al-Araby, ha riferito che le truppe andranno via dalle zone densamente popolate di Gaza, “in particolare Gaza City, Khan Younis, Rafah e Gaza nord”, e che è atteso che il ritiro inizi venerdì.
Rilascio di tutti gli ostaggi lunedì o martedì
Hamas ha accettato di liberare tutti i 48 ostaggi che si trovano ancora nella Striscia dopo il loro rapimento nell’attacco del 7 ottobre del 2023. Si ritiene che il rilascio potrebbe avvenire intorno a lunedì. Secondo la portavoce del governo Netanyahu, “dopo il periodo di 24 ore” post ratifica dell’accordo in cui comincerà il cessate il fuoco “inizierà una finestra di tempo di 72 ore” in cui Hamas deve consegnare gli ostaggi, “il che ci porterà a lunedì”.
Trump ha poi affermato che gli ostaggi saranno liberati “lunedì o martedì”. Per quelli ancora in vita l’operazione si ritiene sia più facile; per quanto riguarda invece i 28 deceduti nel corso dei negoziati, stando a informazioni del Wall Street Journal, il gruppo palestinese avrebbe fatto sapere di aver bisogno di almeno 10 giorni per localizzare i corpi. Hamas, inoltre, secondo il Times of Israel, ha acconsentito a non tenere cerimonie quando consegnerà gli ostaggi a Israele. Il movimento islamista aveva a lungo insistito sul fatto che non avrebbe rilasciato gli ultimi prigionieri a meno che non ci fosse stato un ritiro totale dell’Idf da Gaza.

Rilascio dei prigionieri palestinesi ma non Barghouthi
Saranno 1950 i prigionieri palestinesi che verranno rilasciati in base all’accordo: secondo quanto riferito da Hamdan di Hamas, saranno scarcerati 250 prigionieri che stanno scontando lunghe pene detentive, oltre ai 1.700 palestinesi fatti prigionieri durante la guerra a Gaza. Secondo Israele, però, fra i rilasciati non c’è una personalità di cui da tempo viene chiesta la liberazione, Marwan Barghouthi. “Posso dirvi che, al momento, non farà parte di questo rilascio”, ha detto la portavoce del governo israeliano.
Noto come ‘il Mandela palestinese’, è la figura politica più popolare ed è ampiamente considerato come un potenziale successore del presidente Mahmoud Abbas, attuale leader dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) riconosciuta a livello internazionale. Barghouti sta scontando cinque ergastoli con l’accusa di avere pianificato attacchi in cui sono morti cinque israeliani durante la seconda Intifada.

Aiuti umanitari a Gaza
È previsto che centinaia di camion di aiuti inizino a muoversi verso la Striscia e che il loro numero aumenterà con il passare del tempo. Il responsabile Onu per gli aiuti umanitari, Tom Fletcher, ha riferito che 170mila tonnellate di aiuti sono pronte per essere inviate a Gaza non appena ci sarà il via libera. Hamas ha fatto sapere che saranno aperti cinque valichi di frontiera per consentirne l’afflusso.

Fasi successive
Una volta esauriti tutti questi punti, inizieranno i negoziati per le fasi successive, che riguardano l’amministrazione transitoria che secondo il piano Trump governerà la Striscia, il dispiegamento di una Forza internazionale di stabilizzazione (ISF), la ricostruzione, un programma di riforma dell’Autorità nazionale palestinese e un ipotetico percorso verso uno Stato palestinese.

