Il secondo anniversario dell’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 nel sud di Israele che scatenò la guerra cade mentre sono in corso i negoziati indiretti fra Hamas e Israele a Sharm el-Sheikh, in Egitto. Mentre commemorazioni si tenevano nei kibbutz attaccati due anni fa e Tel Aviv si preparava ad accogliere nella ‘piazza degli ostaggi’ una manifestazione serale organizzata dai familiari delle vittime, nella località sul Mar Rosso al tavolo dei negoziati si discutevano i dettagli del piano di Donald Trump, che è stato accettato da Benjamin Netanyahu e in parte anche da Hamas. La delegazione Usa, guidata dall’inviato Steve Witkoff e di cui fa parte il genero di Trump, Jared Kushner, dovrebbe unirsi ai colloqui mercoledì.
Trump ottimista: “Possibilità di pace in Medioriente”
Trump, parlando dallo Studio Ovale della Casa Bianca dove ha ricevuto il premier canadese Mark Carney, è parso ottimista: gli Usa “faranno tutto il possibile” per “garantire che tutti aderiscano all’accordo”, ha detto, aggiungendo che i negoziati in corso sono “seri” e “c’è una possibilità di pace in Medioriente, anche oltre la situazione a Gaza”. Netanyahu, dal canto suo, in occasione dell’anniversario ha dichiarato che “siamo vicini alla fine della guerra“. “Ciò che è iniziato a Gaza finirà a Gaza, con il rilascio dei nostri ostaggi e la fine del governo di Hamas”, ha affermato in un’intervista al podcast dell’opinionista statunitense Ben Shapiro, definendo il 7 ottobre “l’evento più orribile che il popolo ebraico abbia conosciuto dall’Olocausto”.
Nodi e richieste nei negoziati fra Israele e Hamas
Secondo fonti c’è l’accordo sulla maggior parte dei termini della prima fase del piano, che include rilascio degli ostaggi e cessate il fuoco. Ma alcuni nodi sono emersi: una fonte egiziana ha riferito che Hamas ha chiesto garanzie che Israele non tornerà in guerra dopo il rilascio dei restanti 48 ostaggi ancora nella Striscia, 20 dei quali si ritiene siano ancora vivi. Non solo: sempre secondo indiscrezioni, Hamas avrebbe accettato di consegnare le armi a un’autorità egiziano-palestinese e anche di consentire a tutti i suoi leader di lasciare Gaza con garanzie, ma rifiuterebbe la presenza dell’ex primo ministro britannico Tony Blair in un futuro governo della Striscia, per quanto comunque accetti che possa svolgere un ruolo di supervisione a distanza.
Hamas ribadisce richieste di cessate il fuoco e ritiro israeliano
Punti questi che erano contenuti nella proposta iniziale di Trump. Se da fonti è filtrata questa disponibilità di Hamas al disarmo, il gruppo palestinese non lo ha esplicitato in una sua dichiarazione ufficiale, che è stata diffusa dal portavoce Fawzi Barhoum. Il gruppo ha ribadito alcune delle richieste centrali – un “cessate il fuoco totale e permanente” e il “ritiro totale” delle forze israeliane da Gaza – il che suggerisce che i punti che reputa fondamentali non sono cambiati da quando ha accettato alcuni elementi del piano di Trump la scorsa settimana.
L’attacco del 7 ottobre 2023 e l’inizio della guerra a Gaza
Il 7 ottobre di due anni fa migliaia di militanti guidati da Hamas entrarono nel sud di Israele dopo un bombardamento a sorpresa con razzi: assaltarono basi militari, comunità agricole e un festival musicale all’aperto, il Nova, uccidendo in totale circa 1.200 persone, perlopiù civili, e prendendo in ostaggio 251 persone. La maggior parte è stata poi rilasciata in seguito a cessate il fuoco o altri accordi, mentre 48 ostaggi restano ancora nella Striscia. Israele scatenò allora la guerra a Gaza, che ha causato oltre 67mila morti e migliaia di feriti e dispersi.
Commemorazioni e manifestazioni in Israele e nel mondo
Questa giornata che due anni fa cambiò il corso della storia del Medio Oriente Israele l’ha ricordata con diverse commemorazioni. Non ufficiali a causa della festività ebraica di Sukkot che coincide con l’anniversario. Sul sito del Nova migliaia di persone si sono recate sul posto: molti si sono riuniti prima dell’alba riproducendo lo stesso brano musicale che suonava due anni fa, fermandosi per un momento di silenzio alle 6:29 del mattino, l’ora esatta in cui iniziò l’attacco. E i familiari delle vittime hanno organizzato anche una cerimonia per la serata in ‘piazza degli ostaggi’ a Tel Aviv, mentre la cerimonia ufficiale del governo è in programma per la prossima settimana.
Proteste globali contro la guerra a Gaza
In diverse parti del mondo manifestazioni si sono tenute in questa giornata anche per condannare la guerra a Gaza che seguì a quel massacro: in Indonesia circa mille persone hanno marciato fino all’ambasciata Usa a Giacarta, in Giappone cortei si sono tenuti per chiedere un cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi, mentre la Turchia ha scelto di illuminare la Torre di Galata di Istanbul con la bandiera palestinese.

