La situazione a Gaza City resta drammatica. Oltre 450mila palestinesi hanno lasciato la città dall’inizio dell’offensiva israeliana, mentre proseguono gli attacchi via terra e i bombardamenti aerei. I media locali segnalano 10 morti nei raid più recenti, tra cui due bambini uccisi in un rifugio scolastico, e numerosi feriti tra i civili. Intanto, il presidente statunitense Donald Trump ha definito “genocidio al massimo livello” gli attacchi avvenuti il 7 ottobre, denunciando atrocità contro la popolazione civile.
Sono almeno 71 i palestinesi uccisi in raid di Israele nella Striscia di Gaza dall’alba di oggi, 56 dei quali a Gaza City. Lo riporta Al-Jazeera citando fonti ospedaliere.
Trentuno giornalisti e operatori dei media sono stati uccisi negli attacchi mirati di Israele dello scorso 10 settembre in Yemen, che hanno colpito due redazioni giornalistiche nella capitale Sanaa, e si tratta del secondo attacco con più vittime contro la stampa mai registrato dopo il massacro di Maguindanao nelle Filippine del 2009, in cui 32 giornalisti furono uccisi in un’imboscata. È quanto riferisce il Committee to Protect Journalists (Cpj). “Il quotidiano yemenita ‘September 26’ è stato il primo a rendere noti i nomi delle 31 vittime dei diversi attacchi contro la sua redazione e quella del quotidiano ‘Yemen’, entrambe situate nella sede della Direzione per l’orientamento morale del governo. Tutti i morti, tranne uno, lavoravano per le due testate”, scrive Cpj, denunciando quello che definisce il “pattern mortale” di Israele “di attaccare giornalisti e redazioni con la motivazione che pubblicano propaganda ‘terroristica’”. Il Guardian riporta che il 10 settembre Israele ha colpito un complesso giornalistico a Sanaa, capitale dello Yemen, che ospitava tre testate giornalistiche legate agli Houthi.
Nasser Al-Khadri, direttore di 26 September, ha detto a Cpj che le uccisioni sono un “massacro senza precedenti di giornalisti”, con diversi attacchi che hanno colpito la redazione intorno alle 16:45, mentre il personale stava ultimando la pubblicazione del settimanale, che è l’organo ufficiale dell’esercito yemenita. “Si tratta di un attacco brutale e ingiustificato che ha preso di mira persone innocenti il cui unico crimine era quello di lavorare nel campo dei media, armate solo delle loro penne e delle loro parole”, ha dichiarato a Cpj. Fra i morti c’è anche un bambino che aveva accompagnato un giornalista al lavoro, ha detto Al-Khadri, mentre 22 giornalisti sono rimasti feriti.
“Siamo favorevoli alle sanzioni” proposte dall’Ue “ai coloni violenti e ai ministri che sostengono i coloni e usano linguaggi violenti”, e “agli uomini di Hamas”, “il resto” delle sanzioni “lo valuteremo”, “siamo pronti a discutere con gli alleati europei, in particolare con la Germania, le sanzioni economiche e finanziarie perché dobbiamo valutare che non ricadano sulla popolazione civile”. Lo ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani in collegamento al Festival di Open, rispetto alle sanzioni a Israele proposte dalla Commissione Ue.
Negli ultimi attacchi israeliani nella Striscia di Gaza sono state uccise sei persone della stessa famiglia che erano parenti del direttore dell’ospedale Shifa, il dottor Mohamed Abu Selmiya. E’ quanto ha riferito il dottor Rami Mhanna, dell’ospedale Shifa, dove sono stati portati alcuni dei corpi delle vittime. L’attacco ha colpito la casa della famiglia questa mattina. La Mezzaluna Rossa palestinese ha riferito che altre cinque persone sono state uccise in un altro attacco vicino a Shawa Square.
Il ministero degli Affari Esteri portoghese ha affermato che domenica il Portogallo riconoscerà lo Stato palestinese. Lisbona aveva già annunciato l’intenzione di procedere con il riconoscimento ma ora ha fissato una data ufficiale. Il Portogallo è tra le altre nazioni occidentali, tra cui Regno Unito, Canada, Australia, Malta, Belgio e Lussemburgo, che dovrebbero riconoscere lo Stato palestinese nei prossimi giorni.
L’Egitto avrebbe avvertito Israele che è pronto ad aumentare le sue truppe lungo il confine con Gaza se ci sarà un’ondata di massa di palestinesi che migreranno dalla Striscia. Entro 72 ore da un tale evento, Il Cairo raddoppierebbe il numero di truppe al confine, portando armi pesanti ed elicotteri nel Sinai. E’ quanto riporta il quotidiano libanese Al Akhbar che cita fonti informate. La notizia è stata rilanciata anche dal media israeliano Times of Israel che spiega che, secondo il trattato di pace tra Egitto e Israele, lo Stato ebraico deve approvare il trasferimento di armi pesanti e l’aumento delle truppe nella penisola. Una fonte militare egiziana ha detto al giornale libanese che l’aumento delle forze militari nel Sinai dissuaderebbe Israele dal costringere gli abitanti di Gaza ad attraversare il confine.
L’emittente qatariota Al Jazeera ha riferito che dall’alba almeno 44 persone hanno perso la vita nella Striscia di Gaza per gli attacchi sferrati da Israele. Di queste, 38 sono state uccise a Gaza City, secondo i reporter dell’emittente presenti sul posto.
Medici Senza Frontiere (MSF) parteciperà il 22 settembre alle manifestazioni e mobilitazioni indette per Gaza, dove l’organizzazione lavora in decine di ospedali e cliniche in tutta la Striscia, con oltre 1.000 operatori e operatrici umanitarie.“Con la società civile, di cui MSF fa parte, vogliamo lanciare un segnale forte: inazione, silenzio e supporto diretto alle autorità israeliane rendono i governi di tutto il mondo, Italia compresa, complici di questo genocidio” dichiara la dr.ssa Monica Minardi, presidente di MSF. “Siamo tutti chiamati ad agire. A noi la cura e la testimonianza di ciò che vediamo e sentiamo dai nostri pazienti, mentre chi ci governa dovrebbe utilizzare ogni strumento politico, diplomatico ed economico a loro disposizione per fermare queste atrocità”.
I media palestinesi riferiscono di “pesanti bombardamenti israeliani e un anello di fuoco in diverse aree di Gaza City”. I media israeliani confermano che le Forze di Difesa israeliane (IDF) stanno effettuando attacchi su più zone della città, con numerose esplosioni. Secondo Al Jazeera, otto persone sono morte in un raid su una casa vicino alla Banca della Palestina, nel quartiere Tal al-Hawa. Due bambini sono stati uccisi in un attacco a una scuola trasformata in rifugio. L’ospedale al-Shifa segnala diversi feriti tra i civili colpiti dai bombardamenti.
“Qualcuno ha forse commesso un genocidio il 7 ottobre? Quello è stato genocidio al massimo livello. È stato omicidio, genocidio, chiamatelo come volete. Ma dei piccoli bambini sono stati tagliati a metà. A persone sono state mozzate le braccia, tagliate le teste. Anche quello, immagino, è genocidio”. Così il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha risposto a chi gli chiedeva del rapporto dell’Onu diffuso questa settimana, secondo cui Israele starebbe commettendo un genocidio a Gaza.
Secondo l’agenzia di protezione civile di Gaza, 450mila palestinesi sono fuggiti da Gaza City da quando Israele ha iniziato l’offensiva per conquistare il più grande centro urbano del territorio, che conta circa un milione di abitanti. “Il numero di cittadini sfollati da Gaza verso sud ha raggiunto le 450.000 persone dall’inizio dell’operazione militare su Gaza City ad agosto”, ha affermato Mohamed al-Mughayir, un funzionario della forza di soccorso, citato da Al Jazeera. L’esercito israeliano, che ha invitato i residenti a evacuare mentre prosegue il suo attacco via terra, afferma di aver stimato che “circa 480mila” persone siano fuggite dalla città.

