Il Comune di Genova riconosce lo Stato di Palestina, approvando a maggioranza la mozione presentata da Avs. “Ben coscienti che in Palestina è in corso un genocidio che deve essere fermato al più presto e che questo voto rappresenta una goccia nel mare, esprimiamo la nostra profonda soddisfazione per l’approvazione da parte del Consiglio comunale di Genova della mozione per il riconoscimento dello Stato di Palestina”, afferma Francesca Ghio, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra e prima firmataria del documento sottoscritto da tutta la maggioranza. “Si tratta di una scelta politica chiara, netta – aggiunge – che non lascia spazio ad ambiguità. È un gesto doveroso di giustizia e di pace nei confronti di un popolo martoriato da decenni. Ci auguriamo che questo atto venga rilanciato anche a livello nazionale dal governo guidato da Giorgia Meloni, perché non si può continuare a tacere mentre sotto gli occhi del mondo intero si consuma una tragedia umanitaria senza precedenti”. La mozione approvata – spiega Ghio – prevede, tra le altre cose, la condanna esplicita delle violazioni commesse dallo Stato di Israele, la sospensione di ogni cooperazione istituzionale, militare e scientifica con l’attuale governo israeliano fino al cessate il fuoco e al pieno rispetto dei diritti umani, il riconoscimento dello Stato di Palestina entro i confini del 1967 con Gerusalemme capitale condivisa e l’impegno del Comune di Genova a farsi portavoce di queste richieste presso il Governo e l’Unione Europea. Il testo chiede inoltre la sospensione della vendita e dell’importazione di armamenti, l’introduzione di sanzioni contro chi viola sistematicamente il diritto internazionale e il sostegno a un piano di ricostruzione come quello proposto dalla Lega Araba.
“Quelli sono bambini che stanno soffrendo la fame”. Lo ha detto Donald Trump tornando a parlare della crisi umanitaria a Gaza. “Devono fargli arrivare il cibo”, ha aggiunto il presidente Usa parlando a bordo dell’Air Force One.
“Il cambiamento di posizione del governo britannico in questo momento, a seguito dell’iniziativa francese e delle pressioni politiche interne, costituisce una ricompensa per Hamas e danneggia gli sforzi volti a ottenere un cessate il fuoco a Gaza e un quadro per il rilascio degli ostaggi”. Lo afferma il ministero degli Esteri israeliano, dopo che il premier britannico Keir Starmer ha annunciato che il Regno Unito riconoscerà lo Stato di Palestina a settembre a meno che Israele non rispetti certe condizioni, cioè acconsenta a un cessate il fuoco a Gaza e adotti dei passi verso la pace.
“Il Regno Unito si unisce oggi all’impulso dato dalla Francia per il riconoscimento dello Stato di Palestina. Insieme, con questa decisione fondamentale e con i nostri sforzi congiunti, interrompiamo il ciclo infinito della violenza e riapriamo la prospettiva di pace nella regione”. Lo scrive su X il ministro francese per l’Europa e gli Affari esteri, Jean-Noël Barrot, dopo l’annuncio del premier britannico Keir Starmer, che ha comunicato che il Regno Unito riconoscerà lo Stato di Palestina a settembre a meno che Israele non rispetti certe condizioni, cioè acconsenta a un cessate il fuoco a Gaza e adotti dei passi verso la pace. “Un’idea giusta e chiara, che nulla e nessuno può contrastare”, ha aggiunto Barrot nel suo post.
Il premier britannico, Keir Starmer, ha annunciato che il Regno Unito riconoscerà lo Stato di Palestina a settembre a meno che Israele non rispetti certe condizioni, cioè acconsenta a un cessate il fuoco a Gaza e adotti dei passi verso la pace. La notizia emerge dalla riunione d’emergenza del Gabinetto britannico. Starmer ha riunito i ministri in una rara riunione estiva per discutere della situazione a Gaza e ha detto loro che Londra riconoscerà lo Stato palestinese prima dell’Assemblea generale dell’Onu “a meno che il governo israeliano non adotti misure concrete per porre fine alla terribile situazione a Gaza, raggiunga un cessate il fuoco, chiarisca che non ci sarà alcuna annessione della Cisgiordania e si impegni in un processo di pace a lungo termine che porti a una soluzione a due Stati”.
Il Regno Unito sostiene da tempo l’idea di uno Stato palestinese indipendente che coesista con Israele, ma ha affermato che il riconoscimento dovrebbe avvenire nell’ambito di una soluzione negoziata del conflitto basata sulla coesistenza di due Stati. La pressione per il riconoscimento formale dello Stato palestinese è aumentata da quando il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato che la Francia sarà la prima grande potenza occidentale a riconoscere lo Stato palestinese a settembre.
È di 113 palestinesi uccisi e 637 feriti il bilancio degli attacchi israeliani di ieri nella Striscia di Gaza. È quanto riferisce il ministero della Sanità di Gaza.
“L’ultima allerta dell’The Integrated Food Security Phase Classification (Ipc): Gaza è sull’orlo della carestia. I fatti sono chiari e innegabili. I palestinesi a Gaza stanno vivendo una catastrofe umanitaria di proporzioni epiche. Questo non è un avvertimento. È una realtà che si sta consumando davanti ai nostri occhi”. Lo afferma il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. “Il rivolo di aiuti deve diventare un oceano. Cibo, acqua, medicine e carburante devono arrivare a ondate e senza ostacoli. Questo incubo deve finire”, ha aggiunto. “Per porre fine a questo scenario catastrofico occorrerà l’impegno di tutte le parti, ora. Abbiamo bisogno di un cessate il fuoco umanitario immediato e permanente, del rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi e di un accesso umanitario completo e senza restrizioni in tutta Gaza. Questa è una prova della nostra comune umanità, una prova che non possiamo permetterci di fallire”, ha concluso.
È salito a 81 il bilancio dei palestinesi uccisi dalle forze israeliane a Gaza dall’alba. Lo riferisce Al-Jazeera citando fonti mediche, aggiungendo che il bilancio include almeno 32 persone che erano in cerca di aiuti.
Il Regno Unito sta valutando attivamente l’ipotesi di riconoscere lo Stato palestinese, in seguito alla pressione dell’opinione pubblica sulla fame a Gaza. Lo riferisce il New York Times (NYT), citando due funzionari del governo britannico.
“Affinché Hamas non sia più efficace, le Idf devono avere la capacità, come in Cisgiordania, di operare in sicurezza in ogni luogo. Dobbiamo essere noi stessi responsabili della sicurezza a Gaza”. Lo ha detto il ministro della Difesa di Israele Israel Katz, durante una visita al centro di reclutamento di Tel Hashomer, dove ha incontrato le nuove reclute del corpo di artiglieria e della difesa aerea dell’esercito israeliano (Idf). Lo riporta il Times of Israel. “Abbiamo bisogno che le Idf siano presenti a Gaza e nei dintorni per proteggere le comunità che potrebbero essere nuovamente attaccate, per proteggere i nostri soldati e per impedire il contrabbando di armi e il riarmo”, ha aggiunto.
Secondo quanto affermato dall’esercito israeliano (Idf), nelle ultime ore aerei provenienti dagli Emirati Arabi Uniti, dalla Giordania e, per la prima volta, dall’Egitto, hanno lanciato 52 pacchi di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza settentrionale e meridionale. L’Idf afferma che i lanci aerei sono stati effettuati “in conformità con le direttive del livello politico e come parte della cooperazione tra Israele, Emirati Arabi Uniti, Giordania ed Egitto”. Lo riporta il Times of Israel. I lanci aerei fanno parte di una “serie di azioni volte a migliorare la risposta umanitaria nella Striscia di Gaza”, ha aggiunto l’esercito. Secondo i militari, ogni pacco trasporta circa una tonnellata di aiuti. “L’Idf continuerà a lavorare per migliorare la risposta umanitaria nella Striscia di Gaza, insieme alla comunità internazionale, confutando al contempo le false accuse di deliberata carestia a Gaza”, ha sottolineato l’Idf.
Il Ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani conferma al Governo di Israele la richiesta di riaprire immediatamente i valichi di Gaza per l’ingresso di aiuti umanitari. Ieri sera alla riunione del tavolo tecnico sull’iniziativa Food for Gaza hanno presso parte tutti gli attori abitualmente coinvolti: tutti hanno confermato l’assoluta urgenza di consentire l’ingresso nella Striscia di Gaza di generi alimentari e sanitari nel più breve tempo possibile. Tajani ripete che “dall’Italia arriva la richiesta di riaprire immediatamente i valichi di Gaza per l’ingresso di aiuti umanitari”. Lo si legge in una nota della Farnesina.
Due aerei da trasporto tedeschi sono in volo verso la Giordania per supportare un ponte aereo per la popolazione sofferente della Striscia di Gaza. Il cancelliere Friedrich Merz lo ha annunciato in una conferenza stampa congiunta con il re di Giordania Abdullah II a Berlino. I due aerei A400M saranno equipaggiati e riforniti in Giordania “in modo da poter effettuare le relative missioni al più tardi a partire da questo fine settimana, forse anche da domani”, ha affermato Merz. Lo riporta Tagesschau. Merz ha sottolineato il significato simbolico della missione: “Questo lavoro potrebbe dare solo un piccolo contributo umanitario, ma trasmette un messaggio importante”, ha affermato il Cancelliere, “siamo qui, siamo nella regione. Stiamo aiutando”.
“Preoccupata degli atti di antisemitismo che ci sono stati in Italia? “Certo, mi dispiace tantissimo e aborro qualsiasi atto di discriminazione nei confronti di chicchessia, che siano ebrei, musulmani, cristiani. Però questo è un problema da leggere nel contesto dell’impunità di cui gode Israele. Io sono stata la prima a dire che non bisogna incolpare i gruppi ebrei per quello che fa lo Stato di Israele, anche quando si fanno difensori in modo incomprensibile di quello che fa lo stato di Israele le responsabilità sono dello Stato. Però chiaramente dinanzi a quest’impunità feroce di cui lo Stato di Israele gode, anche a causa del nostro governo, purtroppo si trovano messe in pericolo delle persone che non c’entrano niente, mi dispiace“. Così Francesca Albanese, Relatrice Speciale Onu sui Territori palestinesi occupati, nel corso di una conferenza stampa alla Camera.
“Se sono stata ricevuta dalla presidente Meloni? “No, no. Però in altri Paesi – sono stata in Spagna, in Slovenia, Sud Africa, Colombia, Brasile – vengo ricevuta dalle più alte cariche dello Stato, peraltro con abbracci e congratulazioni”. Così Francesca Albanese, Relatrice Speciale Onu sui Territori palestinesi occupati, nel corso di una conferenza stampa alla Camera. Giorgia Meloni dice no al riconoscimento dello Stato di Palestina? Allora vuol dire che dice sì a uno Stato unico”, ha aggiunto la giurista
“Stiamo lavorando insieme per cercare di sistemare le cose” a Gaza. Lo ha detto il presidente Usa, Donald Trump, rispondendo alla domanda di un giornalista dell’emittente britannica Sky News che gli ha chiesto, durante l’inaugurazione del suo nuovo campo da golf in Scozia, cosa direbbe al premier israeliano Benjamin Netanyahu. La dichiarazione è arrivata dopo che il presidente degli Stati Uniti ha annunciato che avrebbe giocato una partita veloce sul suo nuovo campo prima di tornare a Washington.”Giocheremo molto velocemente, poi tornerò a Washington e spegneremo gli incendi in tutto il mondo”, ha dichiarato. Poi ha aggiunto: “Sapete, abbiamo fermato la guerra, ma abbiamo ancora circa 5 guerre in corso. Quindi questo è molto più importante che giocare a golf. Per quanto mi piaccia, è molto più importante”.
“La pressione internazionale su Israele in questi giorni critici di negoziati per un cessate il fuoco e un accordo sul rilascio degli ostaggi ha già spinto Hamas a irrigidire le sue posizioni“. Lo ha detto il ministro degli Esteri israeliano Gideon Saar in conferenza stampa con le testate straniere. “Stiamo assistendo a una campagna distorta di pressione internazionale contro Israele negli ultimi giorni, e questa campagna alimenta l’antisemitismo”, ha aggiunto Saar, “il secondo obiettivo di questa campagna distorta è imporre uno stato terrorista palestinese a Israele. Israele non sarà la Cecoslovacchia del XXI secolo. Non sacrificheremo la nostra stessa esistenza per compiacere gli altri Paesi”. Lo riporta Ynet.
Almeno 62 palestinesi sono stati uccisi dalle forze israeliane (Idf) a Gaza dall’alba di oggi. Tra loro ci sono almeno 19 persone che erano alla ricerca di aiuti, secondo quanto riferito ad Al Jazeera da fonti negli ospedali di Gaza.
La principale autorità internazionale in materia di crisi alimentari, l’Integrated Food Security Phase Classification (Ipc), afferma che “il peggiore scenario di carestia si sta attualmente verificando nella Striscia di Gaza” e prevede “morte diffusa” senza un intervento immediato. L’Ipc ha lanciato l’allerta in un “avviso” o aggiornamento che non è una dichiarazione formale di carestia. Tuttavia, afferma che i recenti sviluppi, tra cui il rigido blocco imposto da Israele, hanno “drasticamente peggiorato” la situazione. Una dichiarazione formale di carestia, cosa rara, richiede dati che l’impossibilità di accedere a Gaza e di muoversi all’interno del territorio ha in gran parte impedito di raccogliere. L’Ipc ha dichiarato lo stato di carestia solo poche volte: in Somalia nel 2011, nel Sud Sudan nel 2017 e nel 2020 e in alcune zone della regione occidentale del Darfur, in Sudan, lo scorso anno.
A seguito dei ripetuti contatti telefonici avuti dal ministro degli Esteri Antonio Tajani con il suo omologo israeliano, Gideon Sa’ar, si è tenuta una riunione del Tavolo tecnico su Food for Gaza, l’iniziativa umanitaria italiana grazie alla quale sono finora stati destinati alla popolazione civile nella Striscia oltre 110 tonnellate di aiuti alimentari, sanitari e beni di prima necessità. Alla riunione hanno partecipato alcuni fra i principali attori coinvolti nel programma promosso dall’Italia dal marzo 2024, insieme ai rappresentanti delle sedi diplomatiche italiane nella regione. L’Italia continua a lavorare, in stretto raccordo con le Nazioni Unite, la Croce Rossa Internazionale, le autorità dei Paesi della regione e quelle del Sistema Italia, per rafforzare ulteriormente l’iniziativa Food for Gaza, facendo fronte all’emergenza umanitaria e garantendo un’ordinata e corretta distribuzione degli aiuti nella Striscia.
Fonti negli ospedali di Gaza hanno riferito ad Al Jazeera che almeno 34 palestinesi sono stati uccisi dall’alba negli attacchi lanciati dall’esercito di Israele (Idf) in tutta la Striscia di Gaza. Almeno 30 persone sono morte nel bombardamento di alcune abitazioni a nord di Nuseirat, nella zona centrale di Gaza. Secondo il ministero della Salute palestinese, gestito da Hamas, dall’inizio della guerra a Gaza, nell’ottobre 2023, almeno 59.921 persone sono state uccise nella Striscia e 145.233 sono rimaste ferite.
Un importante leader della comunità palestinese è stato ucciso da un colono israeliano in Cisgiordania in una zona documentata dal film ‘No Other Land’, vincitore di un Oscar. Il regista Basel Adra ha confermato che il suo amico, Awdah Hathaleen, è morto ieri sera davanti a un centro comunitario di Umm al-Khair. Un testimone, Motasim Hathaleen, ha raccontato che la vittima è deceduta durante uno scontro tra il cittadino israeliano Yinon Levi e dei giovani palestinesi che cercavano di impedire a un bulldozer di danneggiare terreni e proprietà palestinesi. L’Idf, invece, ha dichiarato che un civile dello Stato ebraico armato ha aperto il fuoco contro un gruppo di palestinesi dopo che questi avevano lanciato pietre. Secondo quanto riportato da Associated Press, Awdah Hathaleen era un importante attivista non violento della zona e un insegnante, che inviava regolarmente messaggi sulle incursioni dei coloni a Masafer Yatta, un insieme di 19 villaggi della Cisgiordania meridionale. Levi, invece, era già stato sanzionato da diversi Paesi come Regno Unito, Canada e in precedenza dagli Stati Uniti (sotto l’amministrazione Biden, prima che Trump revocasse le sanzioni).
Gli Stati Uniti attaccano le Nazioni Unite e la conferenza che si tiene questa settimana al Palazzo di Vetro sulla soluzione dei due Stati per la Palestina, definendo l’evento “una conferenza improduttiva e inopportuna” e “una trovata pubblicitaria che giunge nel bel mezzo di delicati sforzi diplomatici per porre fine al conflitto”. Secondo la portavoce del dipartimento di Stato, Tammy Bruce, “lungi dal promuovere la pace, la conferenza prolungherà la guerra, incoraggerà Hamas e ne premierà l’ostruzionismo, minando gli sforzi concreti per raggiungere la pace”. Gli Stati Uniti, afferma la portavoce, “non parteciperanno a questo insulto, ma continueranno a guidare gli sforzi concreti per porre fine ai combattimenti e raggiungere una pace permanente. Il nostro obiettivo rimane la diplomazia seria: non conferenze orchestrate per creare un’apparenza di rilevanza”. Quanto all’annuncio del presidente Macron sul riconoscimento di uno Stato palestinese, il dipartimento di Stato sottolinea che “è stato accolto con favore da Hamas” e “ciò riflette una serie di gesti controproducenti che non fanno altro che incoraggiare Hamas, incoraggiare la sua ostruzione al cessate il fuoco e indebolire notevolmente i nostri sforzi diplomatici per porre fine alle sofferenze a Gaza, liberare gli ostaggi e guidare l’intero Medio Oriente verso un futuro più luminoso e prospero”.
Il Primo Ministro dell’Autorità Nazionale Palestinese, Muhammad Mustafa, chiede il rilascio di tutti gli ostaggi e che Hamas ponga fine al controllo di Gaza e trasferisca le sue armi all’Autorità Nazionale Palestinese, durante un discorso a una conferenza delle Nazioni Unite volta a promuovere una soluzione a due Stati. Lo riporta il Times of Israel. “Tutti i Paesi hanno la responsabilità di agire ora per porre fine alla guerra contro il nostro popolo a Gaza e in tutta la Palestina, per garantire il rilascio di tutti gli ostaggi e i prigionieri e per assicurare il ritiro delle forze di occupazione israeliane”, ha affermato.