“La mia esperienza non è molto diversa da quelle di altre persone torturate o uccise. Direi che sono fortunato per essere ancora vivo. Ma la domanda che ancora ci poniamo è perché Almasri sia stato rilasciato. Come può un criminale come lui, che negozia con i trafficanti di esseri umani, che induce alla tortura le persone sotto la sua prigionia, essere rilasciato? È puro disprezzo per la dignità e i diritti umani”. Questa la testimonianza di Mahamt Daoud, cittadino sudanese che ha denunciato le violenze subite all’interno della prigione Ain Zara di Tripoli, una di quelle che ricadono sotto la direzione di Almasri. Daoud ha parlato all’esterno della Camera dei Deputati, in occasione di una conferenza stampa organizzata dalle opposizioni per dare voce a delle testimonianze dirette delle violenze perpetrate nelle carceri libiche. “La mia esperienza personale inizia nella prigione di Ain Zara, un famigerato carcere situato in un’area totalmente sotto il controllo militare del governo”, racconta Daoud.
“Io sono stato torturato, specialmente attraverso il metodo del pestaggio. Sono anche stato legato con le mani dietro la schiena. Stessa cosa per i piedi”, è il racconto diretto dell’ex prigioniero. “Che effetto mi ha fatto sapere che l’Italia ha liberato Almasri? In realtà mi sento davvero ferito, perché non mi aspettavo che l’Italia potesse rilasciarlo. È un chiaro messaggio che così si invia alle persone innocenti: rilasciamo quell’uomo che continuerà a torturarle“. Alla luce di questo, Daoud dice di “non sentirsi al sicuro, dato che ho ancora fratelli e sorelle bloccati in quei luoghi”. E conclude: “È una situazione disumana e un comportamento disumano. Per questo dovrebbe essere fermato in modo tale da far emergere l’umanità al di sopra di qualsiasi altra cosa, a prescindere dal colore e da qualsiasi altra situazione”, conclude.
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