Il 7 gennaio del 2015 i fratelli Kouachi decimarono la redazione del settimanale satirico, noto per le vignette su Maometto, uccidendo 12 persone

Già 10 anni dall’attentato a Charlie Hebdo. Erano circa le 11.30 del 7 gennaio del 2015 quando i fratelli Kouachi, due cittadini francesi di origine algerina, armati di fucili d’assalto, fecero irruzione nella sede del settimanale satirico Charlie Hebdo, noto per le vignette su Maometto, e uccisero 12 persone, portando nel cuore dell’Europa tecniche del terrore viste fino a quel momento perlopiù in Medioriente e in contesti percepiti come lontani.

Una redazione veniva decimata nel centro di Parigi in un attacco rivendicato dalla branca yemenita di Al-Qaeda (Aqap). Solo pochi mesi prima l’Isis aveva dichiarato un suo califfato a cavallo fra Siria e Iraq. Otto delle 12 vittime dell’attacco a Charlie Hebdo erano membri della redazione. Fra loro il vignettista Charb, che era direttore del giornale, nonché Cabu, Tignous, Honoré e Wolinski, matite di punta della testata. Dopo la scia di sangue lasciata in redazione, durante la fuga del commando, il poliziotto Ahmed Merabet fu freddato sul marciapiedi. “Era musulmano ed è stato ucciso da due terroristi, da due falsi musulmani. L’Islam è una religione di pace e di amore”, disse il fratello del poliziotto ucciso. Le immagini della sua ‘esecuzione’, riprese in un video amatoriale, diventarono fra i simboli di quella giornata.

A 10 anni di distanza, il settimanale pubblica un numero speciale che esce proprio nel giorno dell’anniversario, il 7 gennaio, in anticipo rispetto all’abituale giorno d’uscita del giornale, il mercoledì. ‘Increvable’, cioè ‘Indistruttibile‘. È questo il titolo che il settimanale francese Charlie Hebdo ha scelto per il suo numero speciale. Nella copertina su fondo giallo acceso, di cui riferisce FranceInfo che l’ha visionata in anticipo, si vede un uomo che ride leggendo la copia speciale di Charlie Hebdo. “La satira ha una virtù che ci ha aiutato a superare questi anni tragici: l’ottimismo. Se si ha voglia di ridere, si ha voglia di vivere. La risata, l’ironia e la caricatura sono espressioni di ottimismo. Qualunque cosa accada, drammatica o felice, la voglia di ridere non sparirà mai“, ha scritto nel suo editoriale Riss, il direttore del settimanale.

L’attacco a Charlie Hebdo diede il via a tre giorni che tennero i francesi con il fiato sospeso. La caccia all’uomo per rintracciare i fratelli Kouachi si concluse solo il 9 gennaio, con la loro uccisione in un raid delle forze speciali francesi, dopo che i due si erano barricati in una tipografia a Dammartin en Goele. La loro storia si intrecciò però intanto con quella di un altro attentatore, Amedy Coulibaly, che aveva giurato fedeltà all’Isis. Il giovane l’8 gennaio uccise una poliziotta a Montrouge, vicino Parigi, e poi il 9 gennaio si barricò nel supermercato Hypercacher di Porte de Vincennes a Parigi, prendendo degli ostaggi: per rilasciarli chiese la liberazione dei fratelli Kouachi. Il bilancio della crisi degli ostaggi al supermercato fu di 4 morti e anche Coulibaly fu ucciso in un raid degli agenti.

Fu una data spartiacque per la Francia e per l’Europa quel 7 gennaio 2015. A quei tre giorni seguì una mobilitazione contro il terrorismo, a difesa delle libertà in generale e della libertà di stampa in particolare, che si tradusse nel motto e hashtag ‘Je suis Charlie‘ e nella marea umana di circa 2 milioni di persone che si riversò in piazza con le matite in alto l’11 gennaio per una marcia repubblicana, la manifestazione più grande mai registrata in Francia secondo quanto scrisse Le Monde. Con la partecipazione di decine di capi di Stato e di governo in prima fila a fianco dell’allora presidente François Hollande.

Al tempo stesso, l’attacco a Charlie Hebdo inaugurò la triste ‘stagione’ degli attentati terroristici in Europa: pochi mesi dopo, a novembre del 2015, fu la volta dell’assalto al Bataclan, al quale seguirono nei mesi successivi gli attacchi all’aeoroporto e alla metro di Bruxelles, quello lungo la Promenade des Anglais a Nizza e una lunga serie di altri sanguinosi attacchi. Un’anticipazione del numero speciale di Charlie Hebdo per il decimo anniversario era già stata fornita dal caporedattore, Gérard Biard, a Ouest-France: “Sarà un numero doppio, di 32 pagine, con una tiratura di 300mila copie, in vendita per 15 giorni” anziché una settimana.

L’attesa per la nuova copertina era grande: a gennaio del 2015, poco dopo l’attacco, la prima pagina ‘Tutto è perdonato’, realizzata dai sopravvissuti, fu venduta in oltre 8 milioni di esemplari in Francia e all’estero, un dato eccezionale per un giornale che fino ad allora aveva avuto una tiratura di 60mila copie. 

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