La situazione è drammatica, ai residenti mancano cibo e acqua. Le strade sono piene di fango e macchine accatastate

L’inondazione è stata “terribile”, “non si può descrivere a parole”, “grazie a Dio siamo vivi ma abbiamo perso tutto”. Yasmine, 30 anni, è intenta a togliere mucchi di fango e macerie dalla macelleria halal della sua famiglia. Vive a Benetusser, uno dei comuni dell’area metropolitana di Valencia, quella che chiamano la ‘zona cero‘, la più colpita dalla Dana che si è abbattuta sulla Spagna provocando la morte di oltre 150 persone. Racconta di avere ancora paura. “Martedì sera stavamo lavorando normalmente quando all’improvviso è entrata un’ondata d’acqua nel negozio, stavamo per morire”, dice.

 

La situazione a Benetusser è drammatica. Ai residenti manca tutto, cibo, acqua. “Non abbiamo mangiato per due giorni”, racconta Yasmine, “la nostra casa è inaccessibile e io e la mia famiglia ogni notte dormiamo da un vicino diverso”. Le strade dell’area metropolitana di Valencia sono piene di fango, macchine accatastate e distrutte, mobili, giochi per bambini, appartamenti completamente allagati, negozi devastati. La zona è rimasta isolata e si può accedere solo a piedi. Dalla mattina gruppi di volontari, soprattutto giovani, armati di scope, pale e secchi, che vengono da Valencia centro, attraversano il ponte sul fiume Turia per portare aiuto ai residenti dell’area alluvionata. Alcuni portano taniche d’acqua e borse cariche di cibo. “Non smette di arrivare gente ad aiutare“, racconta Laura, una ragazza che lavora in una scuola dell’area che è andata distrutta. Alcuni ragazzi del quartiere Benimaclet di Valencia hanno allestito un punto dove raccogliere cibo acqua e viveri di base da portare alle famiglie colpite dall’alluvione. Una donna di 50 anni, Maike, racconta che quando martedì sera le è arrivata l’allerta della protezione civile regionale sul telefono lei si trovava in macchina e stava per essere trascinata via da acqua e fango.

Un allarme arrivato “troppo tardi” dice, raccontando che si è salvata solo grazie alla generosità e al coraggio di altre persone che l’hanno fatta uscire di forza dalla macchina e l’hanno messa in salvo mentre lei era in uno stato di shock. “Abbiamo fatto una catena umana, e siamo riusciti a metterci a riparo”, racconta. La sua clinica veterinaria è andata distrutta. Alejandro, 40 anni, racconta che martedì sera si trovava in strada con il padre. Gli avevano detto che il fiume si stava ingrossando e sono usciti a vedere cosa stesse succedendo. Per fortuna sono riusciti a mettersi in salvo. Lui la casa la ha ancora, perché abita al terzo piano. “L’acqua è arrivata a due metri di altezza nel palazzo“, dice.

Il dolore è grande, molte persone hanno perso i propri cari. Un uomo racconta di aver appena estratto da un garage i corpi di suoi due amici. Alcuni si lamentano degli aiuti che non arrivano e in molti si domandano cosa ne sarà di loro dopo aver perso gli affetti, le case, i propri negozi. Una speranza la accendono i tanti giovani impegnati ad aiutare. “È incredibile”, commenta un gruppo di uomini. Quando il sole tramonta l’area metropolitana di Valencia viene risucchiata nell’oscurità. Decine di volontari cominciano ad abbandonare l’area facendosi strada a fatica tra una coltre di fango. Tornano a casa a riposare per poi ritornare il giorno dopo a dare una mano, per far uscire il Paese da una delle peggiori catastrofi naturali della sua storia.

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