Martedì il primo ministro Benjamin Netanyahu incontrerà Joe Biden
Gli Houthi lanciano un missile, intercettato dall’Idf, sulla città israeliana di Eilat. Nulla a che vedere con quanto il gruppo yemenita ha promesso a Israele come risposta all’attacco effettuato ieri sul porto di Hodeidah, il cui bilancio è salito, secondo le autorità locali, a 6 morti e oltre 80 feriti. “La risposta sarà enorme” hanno assicurato gli Houthi spiegando che Israele ha “iniziato una guerra aperta” pertanto “nella natura della risposta non rispetteremo nessuna linea rossa”. Un pericolo reale di escalation, attesa anche dalle forze di difesa israeliane che hanno pubblicato un video del raid, che potrebbe interessare nuovamente Tel Aviv dove – hanno ribadito gli Houthi – gli abitanti “non sono più al sicuro”.
Intanto emergono nuovi dettagli sul tragitto del drone Houthi che ha colpito la città lo scorso venerdì. Il velivolo carico di esplosivo avrebbe viaggiato per 16 ore dallo Yemen sopra il Mar Rosso, raggiungendo l’Eritrea, prima di volare verso nord sopra il Sudan e l’Egitto e raggiungere il Mar Mediterraneo. Un percorso anomalo al termine del quale sarebbe stato identificato come bersaglio non identificato dall’aeronautica ma senza essere considerato come una minaccia a causa di un errore umano. Nel frattempo il primo ministro Benjamin Netanyahu si prepara a volare negli Stati Uniti dove martedì incontrerà Joe Biden, che si è appena ritirato dalla corsa alla Casa Bianca. Il primo ministro israeliano, prima di partire verso gli Usa, ha reso noto che Israele tornerà giovedì al tavolo dei negoziati con Hamas, che dovrebbero tenersi a Doha. Secondo alcune fonti diplomatiche straniere però potrebbe trattarsi solamente di una mossa per prendere tempo dato che il vero obiettivo di Netanyahu sarebbe quello di arrivare a novembre in caso di elezione di Donald Trump alle presidenziali americane.
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