Con l’alleanza di sinistra del Nuovo fronte popolare che ottiene 182 seggi, 168 per Ensemble, la coalizione macroniana, e 143 per il Rassemblement National alleato con i repubblicani di Eric Ciotti, nessuno raggiunge la maggioranza assoluta di 289 seggi sui 577 che compongono l’Assemblea nazionale. La domanda che imperversa sia Oltralpe che nelle principali cancellerie europee è: la Francia sarà governabile? Il primo ministro Gabriel Attal, come annunciato, ha presentato le sue dimissioni al presidente Emmanuel Macron, che gli ha chiesto di restare premier “per il momento” per “garantire la stabilità del Paese”. Di seguito alcuni possibili scenari, elaborati da BFMTV.
Il Nuovo Fronte popolare sarà la forza più numerosa all’Assemblea nazionale. Macron ha “il dovere di invitare il Nuovo Fronte popolare a governare”, ha sentenziato il leader de La France Insoumise (LFI) Jean-Luc Mélenchon. In assenza di una maggioranza assoluta, il rischio è però una mozione di censura, cioè di sfiducia, all’Assemblea nazionale. Il governo di sinistra dovrebbe quindi convincere alcuni deputati della coalizione presidenziale Ensemble a non votare la sfiducia. Un governo di minoranza non è impossibile nonostante le mozioni di censura: Elisabeth Borne e Gabriel Attal lo hanno fatto per due anni, i repubblicani non hanno mai votato in blocco per far cadere il governo.
Un’alleanza con i Repubblicani potrebbe consentire ai macronisti di restare a galla, con il supporto di altri deputati di destra. “Il Paese è a destra. Dobbiamo governare a destra. E non avere una coalizione con La France Insoumise e il Nuovo Fronte popolare”, ha rimarcato il ministro dell’Interno uscente Gérald Darmanin, ex sostenitore di Nicolas Sarkozy. “Ci stiamo rivolgendo ai Repubblicani”, ha detto Benjamin Haddad, deputato di Ensemble. Ma i Repubblicani sono un’incognita, dopo la spaccatura prodotta dalla scelta del contestato presidente del partito Eric Ciotti di allearsi con Le Pen. Nel caso in cui si raggiungesse un accordo, il futuro governo potrebbe cadere con una mozione di censura votata dal Nuovo Fronte popolare e dal Rassemblement National, a meno di un accordo di astensione con alcuni partiti.
In Germania non è strano che partiti con ideologie diverse si uniscano per formare una maggioranza. Negli ultimi anni socialisti e conservatori hanno governato insieme o con il centro o gli ecologisti. Matematicamente, una grande coalizione con socialisti, macronisti e repubblicani avrebbe una maggioranza, anche se ristretta. Per la Francia sarebbe una situazione inedita, e i principali partiti sembrano escludere uno scenario del genere.
Un’opzione sarebbe un governo composto da esperti (economisti, alti funzionari pubblici, diplomatici, ecc.), guidati da una personalità riconosciuta a Matignon. Anche questa sarebbe una situazione inedita per la Francia, che già ha avuto un governo di unità nazionale che riuniva quasi tutti i partiti (eccetto il PCF) come quello di Michel Debré (1959-1962). I ‘tecnici’ sono stati a capo di governi, come Raymond Barre nel 1976 o Jean Castex nel 2020, ma entrambi avevano un mandato politico e una maggioranza all’Assemblea. In questo caso, si potrebbe invece tradurre principalmente nel garantire gli affari correnti. Inoltre, anche un governo tecnico sarebbe minacciato da una eventuale mozione di censura.
Se nessuno degli scenari precedenti dovesse funzionare, la Francia entrerebbe in una profonda crisi istituzionale, con Emmanuel Macron che non potrebbe sciogliere l’Assemblea nazionale per un anno, fino a luglio 2025. Per uscire dall’impasse, Macron potrebbe dimettersi, ipotesi che però, dopo l’annuncio di nuove elezioni legislative, aveva detto di escludere, “qualunque sia il risultato”.