Il 9 giugno si inizierà il quadro del nuovo ciclo politico che si aprirà con l’elezione del Parlamento europeo

Già la notte del 9 giugno si inizierà a delineare il quadro del nuovo ciclo politico che si aprirà con l’elezione del Parlamento europeo. Lunedì 10 alle 11 ci sarà l’ultima proiezione realizzata dal Parlamento europeo e si aprirà la partita della nuova legislatura e, a cascata, delle nomine nelle future istituzioni Ue.

LA FORMAZIONE DEI GRUPPI Una volta annunciati i risultati elettorali, a partire dal 10 giugno ci sarà la formazione dei gruppi parlamentari e dei capigruppo. I deputati dovranno decidere a quale gruppo appartenere e se ne potrebbero formare di nuovi (è necessario un numero minimo di 23 componenti che rappresentino almeno sette Stati membri). Alcuni gruppi sono consolidati e hanno già annunciato la data della prima riunione nella quale dovrebbero eleggere il loro presidente/capogruppo. Si inizia il 18 giugno con il Ppe, che dovrebbe vedere una riconferma di Manfred Weber, seguono i Verdi il 19 giugno, il 25 giugno sarà la volta dei Socialisti e democratici, la cui presidenza potrebbe andare anche a un italiano: i sondaggi per ora danno ancora in testa gli spagnoli del Psoe, con 20 seggi previsti, mentre al Pd andrebbero 17-19 seggi, ma il voto potrebbe cambiare lo scenario. Il 26 giugno si riuniranno i liberali di Renew Europe, il 3 luglio Identità e democrazia, alle prese con la fuoriuscita della nutrita delegazione di Alternative für Deutschland, espulsa dal gruppo; infine, il 10 luglio sarà la volta dei conservatori di Ecr. C’è poi la questione della folta pattuglia dei non-iscritti, partiti che non avevano o che non hanno ancora un’affiliazione con famiglie politiche a livello europeo, ma anche movimenti in uscita e in entrata dai vecchi gruppi, che potrebbero portare alla nascita di nuovi, soprattutto all’estrema destra ed estrema sinistra.

I ‘TOP JOB’ E IL TOTONOMI Alla luce del risultato elettorale si aprirà la partita delle nomine ai vertici Ue, i ‘top job’, come vengono chiamati a Bruxelles. A livello di Consiglio europeo, il primo confronto tra i leader Ue sarà la cena informale fissata per il 17 giugno a Bruxelles. Già in quell’occasione, i leader dei principali partiti europei si aspettano un’indicazione almeno sulla spartizione delle cariche per famiglia politica. Al Ppe, che dovrebbe confermarsi come primo partito, dovrebbe andare la presidenza della Commissione europea, per ora la loro candidata è Ursula von der Leyen, e del Parlamento europeo, con la riconferma di Roberta Metsola, che poi a metà legislatura cederebbe il posto a un socialista. Ai socialisti questa volta spetterebbe il posto di presidente del Consiglio europeo: tra i più accreditati c’è l’ex premier portoghese Antonio Costa, ma anche Enrico Letta, che potrebbe ottenere il via libera del governo italiano, nonostante di diverso colore politico. Il posto di Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza, una figura a metà strada da Commissione e Consiglio, andrebbe ai liberali di Renew, e il nome che circola è quello della premier estone Kaja Kallas.

L’IPOTESI DRAGHI La ripartizione delle nomine è delicata, e potrebbe essere stravolta se i 27 leader Ue decidessero invece di proporre un nome tecnico, al di fuori delle famiglie politiche, come Mario Draghi. In quel caso bisogna vedere se all’ex presidente della Bce sarà proposta la guida della Commissione o del Consiglio: ai popolari potrebbe andar bene per il Consiglio, perché toglierebbe un posto ai socialisti, mentre se andasse alla Commissione il Ppe dovrà rinunciare alla presidenza dell’Esecutivo Ue. Tuttavia, l’ipotesi di una figura super partes come Draghi alla presidenza della Commissione, che sarebbe gradita al presidente francese Emmanuel Macron e ai liberali, contrasta con il Trattato Ue che prevede un legame col risultato elettorale e potrebbe naufragare nel voto in Parlamento. Il Trattato Ue fissa paletti ben precisi: “Il Consiglio europeo (capi di Stato o di governo), tenendo conto dei risultati delle elezioni del Parlamento europeo e deliberando a maggioranza qualificata (55% dei paesi dell’Ue e 65% dell’intera popolazione dell’Ue) propone un candidato alla presidenza della Commissione. Tale candidato viene poi eletto a maggioranza dal Parlamento. Se questa maggioranza non viene raggiunta dal Parlamento, il Consiglio europeo, deliberando a maggioranza qualificata, deve proporre entro un mese un nuovo candidato che sarà eletto dal Parlamento seguendo la stessa procedura”. Il presidente del Consiglio europeo, invece, non ha bisogno del passaggio parlamentare: è eletto dal Consiglio europeo a maggioranza qualificata. Resta in carica per un mandato di due anni e mezzo, rinnovabile una volta. Secondo la prassi abituale, la presidenza di turno (belga fino al 30 giugno e poi ungherese) è responsabile del coordinamento del processo elettorale.Di solito viene scelto un ex premier, che abbia fatto parte del Consiglio europeo. Prima della cena del 17 giugno, i leader di Italia, Francia e Germania si vedranno al G7 a Borgo Egnazia in Puglia, dal 13 al 15 giugno, un’occasione per scambiarsi le prime impressioni. Il 27 e 28 giugno, infine, si svolgerà il Consiglio europeo ordinario, dove i leader potrebbero già indicare il nome del presidente della Commissione europea a maggioranza qualificata.

LA PLENARIA DI LUGLIO La nuova legislatura inizierà ufficialmente il 16 luglio, quando si riunirà (fino al 19) la prima plenaria del nuovo Parlamento europeo per eleggere il nuovo o la nuova presidente dell’Eurocamera e i 14 vicepresidenti. Tra il 22 e il 25 luglio verranno infine costituite le commissioni parlamentari. Al momento il Parlamento europeo ha previsto la sessione per l’elezione del presidente della Commissione per il 16-19 settembre, ma non è escluso che, se i leader trovassero un accordo tra giugno e luglio, la nuova Conferenza dei presidenti dei gruppi possa aggiungere una convocazione straordinaria della plenaria prima della pausa estiva. In precedenza, quando a maggio si sono svolte le elezioni europee come nel 2019, sono state organizzate due sessioni plenarie a luglio, la prima dedicata alla costituzione del nuovo Parlamento e all’elezione di presidente, vicepresidenti e questori, e la seconda all’elezione del presidente della Commissione.

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