Nonostante il governo guidato da Giorgia Meloni sia uno dei più convinti sostenitori europei dell’Ucraina “la propaganda e la disinformazione russa permeano i media italiani“. Lo scrive il Guardian in un articolo che analizza la presenza di numerosi opinionisti considerati “filorussi” nei talk show e nelle puntate di approfondimento sulla guerra in Ucraina dei programmi televisivi italiani. Secondo il quotidiano britannico questo è dovuto, in parte, a uno storico sentimento anti-atlantico in Italia. Ciò porta alla presenza nei “talk show più popolari del Paese” di ospiti “apertamente filo-russi”. Il Guardian cita Matteo Pugliese, ricercatore in materia di sicurezza e terrorismo, per il quale “rispetto ad altri Paesi dell’Europa occidentale, l’Italia ha dato un’esposizione sproporzionata alla propaganda russa. Questo secondo me avviene perché i produttori vogliono tenere alta l’audience con dibattiti accesi”. Vengono citati gli interventi, sui canali tv italiani, di funzionari governativi russi, ideologi e personalità dei media russi: dal ministro degli Esteri, Sergey Lavrov, alla sua portavoce, Maria Zakharova, sino all’ideologo ultrazionalista russo Alexander Dugin, la giornalista di Russia 24 Olga Belova e la giornalista di NewsFront Yulia Vityazeva, “che, in un post su Telegram, aveva espresso il desiderio che una bomba colpisse l’Eurovision Song Contest a Torino dopo la vittoria dell’Ucraina“, ricorda il Guardian.
La maggior parte degli interventi su Mediaset
Pugliese ha notato che la maggior parte di questi personaggi e opinionisti sono intervenuti su canali Mediaset come Rete 4, di proprietà dello scomparso Silvio Berlusconi, “un vecchio amico di Putin che, pochi mesi prima di morire, affermò che il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky aveva ‘provocato’ l’invasione della Russia”, afferma il Guardian. Per il giornalista Nello Scavo, sentito dal quotidiano britannico, “in Italia, soprattutto i partiti di destra hanno mantenuto buoni rapporti con Putin. Non solo Berlusconi, ma anche l’attuale vice primo ministro Matteo Salvini, che indossava una maglietta con la faccia di Putin“. Ci sono poi gli opinionisti che vedono nella guerra il risultato di una provocazione occidentale. Il Guardian cita, a tal proposito, le frequenti apparizioni su La7 di Alessandro Orsini, docente di sociologia del terrorismo e della violenza politica all’università Luiss di Roma. Orsini che, scrive il Guardian, “ha affermato pubblicamente che Zelensky è un ‘criminale di guerra“. I presentatori televisivi, tuttavia, “difendono la loro decisione di ospitare presunti propagandisti o commentatori russi con ‘visioni diverse’ sulla guerra come parte del dovere di dare voce ad entrambe le parti in conflitto”.
Post filorussi anche sui social media
C’è poi l’aspetto dei social media. “L’anno scorso, uno studio indipendente dell’Istituto per il dialogo strategico (Isd) ha rivelato che l’Italia aveva i post più condivisi sui social media che mettevano in dubbio i crimini di guerra russi perpetrati a Bucha“, afferma il Guardian. Non solo: “Un sondaggio diffuso da Ipsos in aprile ha rivelato che quasi il 50% degli italiani preferisce non schierarsi nel conflitto“. Secondo un sondaggio del Pwe research center pubblicato a luglio, si legge ancora nell’inchiesta, “l’Italia è tra i paesi dell’Ue in cui le persone hanno la minore fiducia in Zelensky. Secondo il Consiglio Europeo per le Relazioni Estere, gli italiani sono i più solidali con la Russia tra i cittadini degli stati membri intervistati, con il 27% che incolpa l’Ucraina e gli Stati Uniti per la guerra”. Per Pugliese “il risultato di tutto questo è una grande confusione nell’opinione pubblica italiana, che lotta su chi incolpare della guerra, incolpando in parti uguali Russia e Ucraina. Questo è certamente un successo per la propaganda del Cremlino”.

