Brucia da una settimana l’isola greca di Rodi, dove le fiamme hanno preso nuovo vigore, alimentate dai forti venti e dalle temperature torride, oltre i 40 gradi. Il fuoco è avanzato lungo i pendii delle montagne, bruciando case e auto e lasciando il bestiame morto sul ciglio della strada mentre cercava di mettersi in salvo. Le fiamme si sono dirette verso l’insediamento di Asklipieio, in direzione sud, e nelle aree di Massari e Malona, per poi spostarsi verso Genadi e Kiotari. Sono entate nei cortili e hanno inghiottito 3 case. Durante il fine settimana oltre 19.000 persone, per lo più turisti, sono state trasferite in autobus e in barca lontano dalle zone più colpite, mentre altre evacuazioni sono state ordinate nel sud dell’isola. Incendi sono scoppiati anche a Corfù, costringendo le autorità a evacuare 17 villaggi, per un totale di oltre 2.000 persone allontanate. Il sindaco della zona nord dell’isola, Giorgos Mahimaris, ha affermato che si tratta di incendi dolosi. Roghi hanno interessato anche altre località greche, come Agios, Ylikis e Karystos, dove le fiamme hanno raggiunto i 20 metri. L’Unione europea ha inviato 450 vigili del fuoco e 7 aerei provenienti da Bulgaria, Croazia, Cipro, Francia, Italia, Malta, Polonia, Romania e Slovacchia come rinforzo per far fronte all’emergenza in attesa che le temperature si abbassino intorno ai 30 gradi, come è previsto a partire da giovedì.
“Per le prossime settimane dobbiamo essere in costante allerta. Siamo in guerra, ricostruiremo ciò che abbiamo perso, risarciremo chi è stato ferito”, ha detto il premier Kyriakos Mitsotakis, parlando al Parlamento. “Nonostante l’avanzata dell’incendio, nessuna vita è andata persa”, ha assicurato, “ma di fronte alla furia della natura, nessuna misura sarà mai sufficiente”. Il suo è stato anche un appello a non sottovalutare le conseguenze del cambiamento climatico. “La crisi climatica è già qui, si manifesterà ovunque nel Mediterraneo con maggiori disastri”, ha ammonito, “il governo non deve accontentarsi dei progressi che abbiamo ottenuto, ma adattarsi rapidamente alle nuove condizioni. Il cambiamento climatico richiede anche un cambiamento culturale per tutti”.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, a margine del vertice Onu ‘Food Systems Summit’ in corso a Roma, ha fatto sapere che “al momento non ci sono segnalazioni di concittadini in pericolo“. Ci sono però difficoltà legate ai rientri in Italia a causa degli aeroporti molto affollati. “Stiamo seguendo minuto per minuto attraverso la nostra Unità di crisi – ha aggiunto -, sono stati mandati messaggi a tutti gli italiani residenti in Grecia e abbiamo contattato personalmente alcuni concittadini che avevano bisogno di aiuto”. “Se ci dovesse essere un’emergenza grave siamo pronti a intervenire come abbiamo fatto a Khartoum, in Sudan”, ha assicurato.