Sono 204 i deputati italiani, appartenenti a varie forze politiche, che hanno sottoscritto una dichiarazione a sostegno della rivolta del popolo iraniano e chiesto di adottare una nuova politica nei confronti dell’Iran. Lo fa sapere in una nota il Comitato interparlamentare per un Iran libero, che sostiene l’appello. “Solidali con il popolo iraniano, sosteniamo la loro richiesta per un Iran libero, laico e democratico in cui nessun cittadino debba essere più costretto a patire le sofferenze imposte dalla dittatura, religiosa e non”, si legge nella nota, “il popolo iraniano è unito e pienamente convinto nel volere il proprio Paese ispirato ai valori democratici. Noi crediamo che debba essere il popolo iraniano a decidere il proprio futuro“. Nell’appello si chiede “alla comunità internazionale di sostenere il popolo iraniano nei suoi sforzi per cambiare la grave situazione in Iran e di compiere passi decisivi contro l’attuale regime. Tra queste azioni, l’inserimento nelle liste dei gruppi terroristici del Corpo dei Pasdaran (IRGC) e la chiusura di ambasciate iraniane coinvolte nel sostegno ad attività terroristiche”.
“Da sei mesi l’Iran è testimone di una massiccia rivolta popolare che chiede libertà e democrazia. Nella rivolta oltre 750 manifestanti sono stati uccisi e 30.000 persone sono state arrestate”, afferma il Comitato interparlamentare per un Iran libero, “mentre ogni cambiamento deve provenire dal popolo iraniano e dalla sua resistenza, anche la comunità internazionale ha, naturalmente, le proprie responsabilità”. Il Comitato interparlamentare per un Iran libero riconosce “il fatto che durante gli ultimi quattro decenni la coalizione democratica del Consiglio nazionale della resistenza dell’Iran (NCRI) ha posto le basi per il cambiamento democratico in Iran informando l’opinione pubblica mondiale, in particolare i legislatori dei Paesi occidentali, sui pericoli che questo regime rappresenta per la comunità internazionale, a causa del programma nucleare clandestino tutt’ora in fase di sviluppo; il sostegno al terrorismo internazionale e la sistematica violazione dei diritti umani”.
“Il programma in 10 punti della presidente Maryam Rajavi, annunciato già vent’anni fa”, sottolinea il Comitato interparlamentare per un Iran libero, “rappresenta perfettamente l’Iran del futuro, nel prefigurare libere elezioni, libertà di pensiero, di parola e di riunione, abolizione della pena di morte, uguaglianza di genere, separazione della religione dallo stato, autonomia delle diverse nazionalità presenti nel Paese e abbandono del nucleare. Questi sono gli stessi valori che difendiamo nei Paesi democratici. La coraggiosa rivolta del popolo iraniano è generata da un lato dalla situazione esplosiva della società a causa dell’oppressione, della povertà, della discriminazione e della corruzione del governo, e dall’altro da 4 decenni di resistenza organizzata a livello nazionale”. “È un dovere ricordare, a tale proposito”, si conclude, “il sacrificio di più di 30.000 prigionieri politici, dei quali la maggioranza membri dei Mojaheddin del popolo, che nell’estate del 1988 furono brutalmente massacrati”.