Il leader del Likud si appresta a tornare al comando di Israele alla guida di una coalizione di destra e senza l'aiuto di forze centriste

Il ritorno di Benjamin Netanyahu. Con lo spoglio delle schede ormai agli sgoccioli il leader del Likud si appresta a tornare al comando di Israele alla guida di una coalizione di destra e senza l’aiuto di forze centriste. Secondo le proiezioni il blocco che lo sostiene raggiungerebbe quota 65 seggi alla Knesset sui 120 disponibili. A fare la parte del leone il Likud con 31 seggi ma il vero vincitore è il partito Sionista Religioso di estrema destra che diventa la terza forza del Paese con 14 seggi.

Il suo leader Itamar Ben Gvir è un personaggio discusso ma molto popolare fra i giovani ultraortodossi. Ben-Gvir, che vive nell’insediamento di Kyryat Abba in Cisgiordania è un fautore della linea dura contro i palestinesi ed ha dichiarato in più occasioni di voler effettuare una “separazione totale” fra quelli che sono “fedeli” allo stato di Israele “con i quali non abbiamo nessun problema” e coloro che invece “minano” il Paese. “Lavorerò per tutti gli israeliani, anche per quelli che mi odiano”, le sue prime parole davanti ai sostenitori che festeggiavano nella notte i primi risultati arrivati dallo spoglio delle schede. Il grande sconfitto è Yair Lapid. Il partito dell’attuale premier Yesh Atid si ferma a 24 seggi. Il centrista, dopo la sconfitta, come primo atto annulla la partecipazione alla Cop27 di Sharm el Sheikh in Egitto dove invece si recherà il presidente Isaac Herzog, che avvierà la prossima settimana le consultazioni con i rappresentanti politici per la formazione del nuovo governo.

Bocciata quindi da parte della popolazione la coalizione che il primo ministro aveva messo insieme, al cui interno c’era anche il primo partito arabo entrato a fare parte di un governo, decimata dalle lotte intestine e crollata dopo un solo anno al potere portando così il Paese alle urne per la quinta volta in meno di quattro anni.

Washington: “Ansiosi di lavorare con Israele su obiettivi comuni”

Intanto, in attesa dell’esatta composizione del nuovo governo, è arrivato un messaggio da Washingotn. La Casa Bianca, tramite la portavoce Karine Jean-Pierre, ha fatto sapere che gli Stati Uniti sono “ansiosi di lavorare con Israele sugli obiettivi e i valori condivisi”.

Le prime parole di Netanyahu

Netanyahu – 73 anni – è stato il primo ministro più longevo governando per 12 anni consecutivi e 15 in tutto prima della sconfitta nell’ultima tornata elettorale. “Oggi abbiamo ricevuto un’incredibile espressione di supporto. Siamo vicini a una grande vittoria – le prime dichiarazioni del leader del Likud – la nazione voleva un governo diverso”. Gelida la reazione palestinese. Secondo il primo ministro Mohammed Shtayyeh l’ascesa dell’estrema destra di Israele è stata “il risultato naturale delle crescenti manifestazioni di estremismo e razzismo nella società israeliana”.

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