La Nato ha gia avvertito i propri membri delle intenzioni del numero uno del Cremlino

Secondo quanto riporta il Times, il presidente russo Vladimir Putin è pronto a effettuare un test nucleare ai confini dell’Ucraina. Lo rivela il quotidiano britannico Times, aggiungendo che la Nato ha gia avvertito i propri membri delle intenzioni del numero uno del Cremlino. Secondo il Times, un treno gestito dalla divisione nucleare segreta russa è diretto verso l’Ucraina. Times cita poi Konrad Muzyka, analista con sede in Polonia, il quale ha affermato che il treno, avvistato nella Russia centrale, è collegato alla dodicesima direzione principale del ministero della Difesa russo e che l’unità è “responsabile delle munizioni nucleari, del loro stoccaggio, manutenzione e trasporto”.

 

Il commento dell’Ispi

“E’ difficile dire in che direzione va il mondo, dato che non sappiamo dopo otto mesi come si chiuderà la crisi principale, la guerra, che ha creato tutte le altre crisi. Sappiamo che comunque vada la crisi principale, non tutte le altre crisi rientreranno, non tutto tornerà come prima”. Così Paolo Magri, Vice Presidente Esecutivo di Ispi, intervenendo nel corso del ‘Made in Italy Summit’ del Sole 24 Ore e Financial Times.

“Vladimir Putin sta mettendo in campo una sorta di ‘whatever it takes’ per non uscire sconfitto dalla guerra. Sa che in Russia, nella storia russa, le sconfitte militari vogliono dire molto spesso cambio di regime. Il rischio che questo ‘whatever it takes’ si trasformi in una ‘major disruption’ è sempre più forte”, continua Magri.

“La paura di molti è che si passi all’arma nucleare, il rischio maggiore di ‘disruption’ però è per me sull’energia. Un intervento nucleare russo creerebbe una reazione coesa e forte nel campo avverso, mentre puntare sull’arma energetica creerebbe divisioni e incertezze sul fronte opposto. L’interruzione totale delle forniture farebbe esplodere prezzi e contraddizioni. La crisi energetica colpisce in modo asimmetrico, e già ci si è divisi nelle risposte da dare, come mostra la posizione tedesca che ha rotto il fronte con il suo scudo da 200 miliardi”, ha sottolineato il Vice Presidente Esecutivo di Ispi.

La mobilitazione continua: richiamati 200mila riservisti

Continua intanto la mobilitazione parziale dell’esercito russo. Secondo quanto detto dal ministro della Difesa Sergei Shoigu, dal 21 settembre più di 200mila riservisti si sono aggiunti alle forze armate di Mosca. 

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